Capitolo 20

4 0 0
                                    


«Ci aspettavano» disse cupo l'ispettore.

Erano appena rientrati dalla retata e si erano trovati con De Luca alla mobile.

«L'appartamento indicato da Riccio era completamente vuoto. Lo stanno perquisendo ma credo che non troveranno nulla. Hanno organizzato un'imboscata consapevoli di ciò che avremmo fatto. Qualcuno li ha informati» proseguì.

«Come si sono svolti i fatti?» chiese De Luca.

«Abbiamo fatto irruzione nell'appartamento e come ti ho detto non c'era nessuno. Nel frattempo tre agenti che erano rimasti vicino all'ingresso del palazzo sono stati aggrediti da, mi pare, quattro uomini armati. Non so bene quale sia stata la dinamica, non ho ancora avuto modo di parlarne con loro, ma sono stati colti alla sprovvista. Forse li aspettavano in uno degli appartamenti al piano terra oppure venivano dall'esterno, sta di fatto che hanno studiato bene l'agguato. Uno dei nostri è stato ferito gravemente, spero ce la faccia.»

«Avete avuto modo di identificarli in qualche modo?»

«No, li ho visto solo fuggire, da lontano. Presumo comunque affiliati a qualche clan, non saprei quale ma immagino uno di quelli coinvolti nell'operazione» replicò Gagliardi.

«Che storiaccia» disse l'altro poliziotto. «Non c'è bisogno che me lo diciate: c'era in mezzo lui, giusto? Come sempre, a sentire voi.»

Gagliardi si strinse nelle spalle.

«L'operazione è stata svolta in modo inaccettabile» sbottò Werner.

Non l'avevano mai visto così poco composto.

«Da me una cosa del genere non sarebbe mai accaduta. Ci sono stati madornali errori nell'organizzazione fin da subito, disguidi maldestri, ritardi. Una pianificazione, ed esecuzione, inaccettabile. Se anche non ci trovassimo di fronte a uno dei migliori agenti della Gehlen, probabilmente uno dei migliori in Europa, la vostra preparazione sarebbe comunque assolutamente inadeguata.»

Scandiva piano le parole cercando di mantenere una parvenza di controllo ma si vedeva che dentro ribolliva.

«Non poteva finire diversamente. Sono assolutamente senza parole per il basso livello che avete dimostrato. Se la nostra polizia avesse svolto questo tipo di operazione sarebbe se non altro riuscita a catturare almeno uno dei criminali.»

De Luca e Gagliardi si scambiarono uno sguardo senza proferir parola.

«E la cosa più grave, gravissima, che ho notato nel momento stesso in cui ho messo piede qui. Un controllo del territorio assolutamente inesistente. Questa città, forse tutta la nazione, è quasi terra di nessuno. Non sapete nulla di quello che accade sotto ai vostri occhi e non siete in grado di gestire il vostro stesso territorio. È inaudito. Non mi stupisce che per ora abbiate ottenuto miseri risultati mentre la città è praticamente sotto il controllo delle organizzazioni criminali.»

«Sta esagerando Steuer, mantenga la calma» intervenne il sovietico.

«No, per nulla. Anche lei, Doskov, se ne sarà accorto. Certo, non siete al nostro livello in fatto di controllo e sicurezza, ma anche nel suo paese le cose non funzionano certo in questo modo. Ogni giorno mi dimostra la vostra totale incapacità di gestire la situazione, siete completamente inadeguati al compito e di questo passo non otterrete mai nulla. Da me queste cose non accadono.»

«Ma questo non è il suo paese, Steuer!» esclamò Gagliardi spazientito alzando la voce.

Tutto l'ufficio si voltò a fissarlo.

«Non ne posso più di questa storia. Non è il suo paese, non abbiamo i vostri sistemi e sinceramente mi viene da dire meglio così!»

«Non mi parli in questo modo» gli intimò il tedesco.

Napoli non crede alle lacrimeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora