Capitolo 12

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Come concordato il tedesco li stava aspettando di fianco all'ingresso del bar. I due erano riusciti a prendersi qualche ora di riposo; non era servito a molto, si sentivano ancora stanchi e spossati, ma era comunque meglio di niente.

«Aspetta da molto, herr Steuer?» chiese Dimitri notando l'espressione scocciata dell'uomo.

«Un po'» disse lui facendo una leggera smorfia.

«Ci scusi, abbiamo dormito un po' più del previsto. Lei si è riposato?»

«Non ho avuto tempo» rispose Werner.

«Sempre operativo, bravo, efficiente!» commentò Aldo ma l'espressione gelida dell'agente della Stasi gli fece subito passare la voglia di scherzare.

«Più di voi italiani, questo sicuramente» lo fulminò con lo sguardo.

Gagliardi non provò neanche a replicare.

«Io prendo un caffè e saluto Peppe che sarà preoccupato, rischiava di perdere uno dei suoi migliori clienti. Volete qualcosa?»

Doskov annuì mentre Werner non si prese neanche la briga di rispondere.

«Uéé, Alduccio!» li accolse il barista appena misero piede nel locale. «Non ci libereremo proprio mai di voi, eh?»

I pochi avventori presenti risero.

«Scherzo, Gaglià. Stavo in pensiero. Maronn, ma che è successo? Qua abbiamo sentito di tutto e di più. Mia moglie voleva che restavo a casa e lasciavo chiuso oggi. Ma poi questi disperati dove andavano?» disse Peppe indicando i clienti. «Hanno bisogno di me, altrimenti si sentono persi. Lo faccio per loro, mica per me, ho un dovere!»

«Lo so Peppe, lo so! Se non fosse per te il quartiere sarebbe spacciato!» ridacchiò l'ispettore. «Due caffè, per me e Dimitri. Quindi Steuer, lei non prende niente?»

«No. Dovrei andare in bagno però, dov'è?» chiese il tedesco.

«Là dietro, porta a destra» disse il barista indicando un angolo del locale.

«Incredibile, ha anche lui funzioni fisiologiche come qualsiasi essere umano» commentò ironico Gagliardi mentre Werner si allontanava.

«Proprio un simpaticone quello eh? Ma chi è?»

«È una lunga storia Peppe, e a dirla tutta sarebbe meglio non parlarne troppo. Un tedesco che è arrivato qua per delle questioni che non starò a spiegarti, che resti tra noi ovviamente» rispose Gagliardi, appoggiato al bancone.

«Inteso, sai che sono una tomba» disse il barista. «Ma non era così anche il nostro Dimitri quand'è arrivato?»

«Devo prenderlo come un complimento?» chiese Doskov.

Il barista rise e preparò i due caffè.

«Oi Peppe, prendo un cornetto, ho mangiato poco oggi» disse l'ispettore allungando una mano verso il vassoio di plastica su cui erano appoggiati i dolci.

«Occhio a non strozzarti eh» commentò il barista servendo i due caffè.

«Però prenderei anche nu bell' cappuccin'» disse Aldo contemplando la sua tazzina di caffè.

«E non potevi dirmelo prima?» sbuffò Peppe. «Poi non è proprio l'ora ideale.»

«Eh vabbuò, vabbuò, faccia il suo dovere lei!» scherzò l'ispettore.

Dimitri portò la tazzina alla bocca e soffiò all'interno.

«Avanti Dimitri, giù tutta d'un fiato!» disse il barista. «Come se fosse un bicchierino di vodka!»

Napoli non crede alle lacrimeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora