Capitolo 15

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Ritornò a lunghi passi verso la questura. L'incontro con il militare si era protratto più del previsto e Doskov immaginò che Werner li stesse sicuramente già aspettando da un po', con grande impazienza. Andò a chiamare l'ispettore negli uffici della squadra mobile e insieme si avviarono alla 500 del signor Gagliardi parcheggiata poco distante dalla questura.  Camminando per la strada Doskov notò un manifesto appeso su un muro, un'illustrazione sovietica che aveva già visto altrove. Un cosmonauta sorridente nello spazio aperto, che si intuiva essere Yuri Gagarin, si guardava attorno alla ricerca di qualcosa. Sotto a lui si vedevano i tetti di alcune chiese ortodosse. Al centro del foglio era impressa una scritta a caratteri cubitali, "BOGA NET". Aldo seguì lo sguardo del russo e notò il manifesto.

«Che c'è scritto?» domandò.

«Dio non c'è» tradusse Doskov.

«Ah. Quello sarebbe Gagarin?»

Dimitri annuì.

«Quand'era nello spazio non l'ha visto? Però non ne ha fatto menzione l'altra sera» disse l'ispettore sorridendo.

Dimitri fece spallucce.

«Eccola» disse Aldo indicando l'auto.

La raggiunsero in breve e prima di salire l'italiano estrasse dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di Nazionali per prendere una sigaretta. Il pacchetto gli scivolò dalle dita e andò finire rimbalzando sotto all'auto.

«È finito dalla mia parte, lo prendo io» commentò Dimitri mettendosi carponi e infilando una mano sotto alla vettura.

Cercò usando solo il tatto il prezioso pacchetto, poi quando si accorse di non riuscire a trovarlo chinò la testa per poterlo vedere. Lo individuò a colpo d'occhio e si allungò per prenderlo ma nel gesto lo sguardo gli cadde proprio sotto alla scocca del mezzo. Vi era ancorata una strana specie di pacchetto. Non ne aveva mai visti di quel tipo, ma fu facile intuire di cosa si trattasse.

«Gagliardi» disse a bassa voce Doskov. «Allontanati immediatamente dall'auto.»

«Eh? Perché?»

«Subito» incalzò il russo rimettendosi in piedi e cominciando piano ad arretrare. «Corri in questura, abbiamo bisogno d'aiuto. C'è una bomba sotto all'auto.»

«Una cosa!?» domandò allibito Gagliardi. «Stai scherzando?»

L'espressione del russo bastò a convincerlo di no.

«Tutti indietro! Nessuno si avvicini!» urlò il poliziotto.

«Stai calmo, li tengo lontani io! Corri là il più veloce che puoi!»

Senza farselo ripetere l'ispettore scattò in direzione della questura mentre Dimitri teneva a distanza i passanti. Un uomo, riconoscendo dall'accento la sua provenienza, tentò di protestare.

«, tu non mi puoi dire cosa fare, hai capito?»

Dimitri non gli diede neanche retta e gli impedì di procedere. L'uomo valutò per un momento di passare lo stesso e proseguire per la sua strada poi, intimorito, cambiò idea e restò dov'era. Si formò una piccola folla a poca distanza dalla 500 e qualcuno, che aveva sentito distintamente la parola bomba, cominciò a spargere la notizia tra gli altri presenti. Si creò immediatamente il panico e tutti si diedero in fretta alla fuga portandosi a debita distanza dal mezzo. Doskov notò una volante della polizia arrivare nella sua direzione lungo la strada e la fermò, comunicando quanto stava avvenendo. Gli agenti si attivarono subito e aiutarono Dimitri a tenere lontani i pochi curiosi che si erano avvicinati troppo. I tre erano schierati a poca distanza dal veicoli mentre la folla si accalcava sempre di più. Nel giro di pochi minuti Gagliardi riapparve di corsa seguito da un manipolo di agenti arrivati direttamente dalla questura.

Napoli non crede alle lacrimeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora