Capitolo 24

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«Lui ha tirato fuori la pistola e quindi per questo lei gli ha sparato?» disse De Luca al tedesco.

«Ja» rispose l'altro.

Erano negli uffici della mobile e il poliziotto stava facendo il resoconto della situazione appena accaduta. Gagliardi era seduto alla propria scrivania a redigere il rapporto di quanto avvenuto mentre Doskov e Steuer erano a quella di De Luca.

«Te l'ha puntata contro con la chiara intenzione di sparare?» incalzò il poliziotto.

«È ovvio, altrimenti non avrei sparato, che domande. Non mi ha mandato un telegramma in cui esprimeva l'intenzione di farlo, se è questo che mi sta chiedendo, ma era evidente cosa voleva fare.»

«Certo, posso capire. In quei momenti poi si perde la lucidità, ci sono passato anch'io» commentò De Luca.

«Ero perfettamente lucido» replicò fermo Steuer, scandendo le parole. «Ho valutato che non si potesse fare altro, visto che l'alternativa era trovarmi un proiettile nello sterno.»

«Capisco» disse Giuliano. «Un peccato, ci sarebbe potuto essere di grande aiuto, ma se non c'erano alternative...»

«Sarebbe stato molto più d'aiuto a noi» commentò il tedesco, tradendo un certo fastidio. «Sono il primo a rammaricarmi dell'operazione, ma quando si agisce sul campo può succedere.»

«Già» disse De Luca. «Ma siamo proprio certi fosse il nostro Reinhard?»

«Un tedesco, arrivato da poco in città, con un passaporto falso ma contraffatto abbastanza bene da permettergli di superare i controlli, che è entrato e uscito dalla casa che sospettiamo essere coinvolta nei traffici della Gehlen. Se non una certezza, è una forte probabilità, non trova?»

De Luca non seppe rispondere e si limitò a scrollare le spalle.

«Ho già avvisato il mio ministero, incroceremo le informazioni che abbiamo su Reinhard per cercare di avere la conferma definitiva. Ma se è veramente lui lo sapremo a breve immagino, la sua morte porterà a qualche tipo di reazione da parte dei nostri nemici, abbiamo inflitto loro un duro colpo» proseguì il tedesco.

«Dimitri, che ne pensi?» disse De Luca.

«Penso che Steuer abbia ragione. Certo ci servirebbero delle prove in più e qualche elemento non torna, ma al momento sembra l'ipotesi più probabile. L'avessimo preso vivo sarebbe stato decisamente meglio, ma ormai...»

«Ho già spiegato più volte che sarebbe stato meglio per tutti e che avrei evitato volentieri di ucciderlo, ma non ho avuto altra scelta» Werner scandì piano la frase e la sua cadenza teutonica si fece più evidente. «Il mio ministero è stato molto contrariato nell'apprendere della sua morte, ma hanno capito che ho agito come ho potuto.»

«E se l'ha capito anche la Stasi...» commentò Giuliano tradendo un sorriso beffardo.

«Cosa vorrebbe dire?» domandò Steuer.

«Niente, niente», De Luca fece un gesto con la mano come a sminuire le proprie parole. «Comunque ora che ha "preso" il suo agente può tornare in Germania, giusto?»

«Potrei, ja. Aspetto istruzioni in merito dai miei, al momento non mi hanno ancora detto di rientrare in patria.»

«Beh, non c'è problema», Giuliano cercò di dissimulare il suo fastidio.

Doskov lasciò i due alle loro questioni avvicinandosi alla scrivania di Gagliardi.

«È fatta?» gli domandò Aldo alzando lo sguardo dal foglio che stava compilando. «Se ne torna in Germania?»

Napoli non crede alle lacrimeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora