Capitolo 14

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«Dimitri, finalmente!» esclamò lieto Golikov.

Alla fine Doskov era riuscito a passare alla base di Bagnoli dove fervevano i preparativi per la partenza. Era tarda mattinata e il personale nella base si apprestava al pranzo.

«Scusa il ritardo» disse Dimitri.

«Non c'è problema» rispose Arkady.

Erano nell'ala di una struttura che era stata riservata agli uomini dell'IKPS. Raggiungendo l'ufficio che Golikov occupava Dimitri si era fermato a salutare vari agenti come lui con cui non parlava da molto, almeno da quando aveva lasciato Roma se non di più. Lo aggiornarono su come procedevano le loro operazioni nelle altre parti del paese ringraziandolo per il contributo dato nei giorni precedenti. Werner era arrivato un'oretta prima del commissario e aveva passato il tempo a scambiare pareri e informazioni con Arkady. Dimitri lo salutò con un cenno del capo.

«Steuer mi stava spiegando in dettaglio quello che è successo al bar» disse Arkady. «L'avete rischiata grossa, sembra proprio esserci la mano di Reinhard.»

«Così sembrerebbe» convenne Dimitri. «Anche se gli italiani non sono troppo convinti della cosa.»

«Si convinceranno, vedrà» commentò l'uomo della Stasi.

«Comunque sta cominciando a diventare troppo rischioso per te qui, sei troppo esposto. Sei un agente valido e non vorrei rischiare di perderti così. Se vuoi puoi venire con noi e lasciare il tuo posto a uno degli altri agenti, che a differenza tua essendo nuovo qui passerebbe più inosservato e correrebbe molti meno rischi.», Arkady sembrava preoccupato.

«Preferirei che Doskov rimanesse qui, se posso permettermi di dare un parere» disse il tedesco. «Ormai sto collaborando insieme a lui e il cambio con un altro potrebbe creare qualche problema alle nostre indagini.»

«Esatto, e poi sarebbe un problema anche per Gagliardi e i suoi, con me hanno stabilito un certo tipo di rapporto e una certa confidenza. Sostituirmi con un altro dei nostri potrebbe rallentare quello che stiamo portando avanti con loro» rispose deciso Doskov. «E poi non voglio andarmene, il mio posto ora è qui.»

«Va bene Dimitri, come preferisci. Confido che tu sappia cosa sia meglio per le nostre operazioni in questa zona. Non farmi pentire di questa scelta però.»

«Farò del mio meglio.»

«Ho saputo solo stamane che ad Amburgo i nostri hanno sventato un possibile attentato da parte di quelli della Gehlen» disse Werner. «Siamo riusciti a mettere le mani su uno dei loro e ora i miei lo stanno interrogando tra le altre cose anche su Reinhard. Se sa qualcosa lo scopriremo al più presto.»

«Già, immagino, chi meglio di voi ad ottenere confessioni?» commentò un po' caustico Golikov.

«Non ci conto troppo però» proseguì il tedesco ignorandolo. «La Gehlen opera in modo compartimentato e dubito che un membro, specie se in basso nella scala dell'organizzazione, conosca di preciso le mosse di un altro membro ad alto livello.»

«Vedremo» commentò Dimitri. «Certo che comunque questo Reinhard ci sta causando parecchi problemi e va fermato il prima possibile, non sappiamo a cosa potrebbe arrivare.»

«Ja» rispose Steuer. «Anche perché sembra che l'azione ad Amburgo sia stata quasi concertata coi fatti di Napoli, come se volessero agire in modo sincronizzato in paesi diversi. Se capiscono che non siamo in grado di prevenire le loro mosse rischiamo uno stato d'emergenza in tutta Europa.»

«Che tracce avete qui a Napoli su questo agente?» chiese Golikov.

«Poche, purtroppo. Sa nascondere bene il suo passaggio. Forse qualcosa emergerà dagli interrogatori a Belmonte o alle persone arrestate l'altra sera in Piazza del Plebiscito, anche se per ora che io sappia su Reinhard non è emerso nulla. Certo, se avessi potuto condurre personalmente gli interrogatori saremmo già arrivati al punto, ma pare non mi vogliano lasciar agire» commentò scocciato il tedesco.

Napoli non crede alle lacrimeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora