Quando degli altri non te ne fai nulla

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I due studenti del secondo anno non si sarebbero uniti agli altri due primini di livello speciale

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I due studenti del secondo anno non si sarebbero uniti agli altri due primini di livello speciale.
Non quella sera.
E forse nemmeno per le famose "prossime occasioni".
«Ma- se ci avete invitato voi!»
«Veramente, Suguru, noi abbiamo invitato te».
Che razza di stronzi, pensò Geto e nel farlo si voltò istintivamente in direzione di Gojo che, in piedi all'uscita dell'edificio principale, era in attesa dell'amico e degli altri due ragazzi.
«Vi state sbagliando sul suo conto», sorrise mesto, chinando lo sguardo a terra non appena incrociò lo sguardo impaziente del compagno di banco.
«Sarà», fece allora uno dei due, scoccando un'occhiata a Gojo con aria tutt'altro che socievole. «Ma siamo in parecchi a pensarla allo stesso modo».
L'altro annuì prontamente. «Sì, infatti. Tolto te, non mi sembra di averlo mai visto in compagnia di qualche altro studente»
«Dovresti lasciarlo perdere anche tu. Non hai niente da spartire con uno sbruffone come lui. Tu sei alla mano», sostenne nuovamente il primo. «E sei socievole, non te la tiri come fa lui, anche se siete allo stesso livello!».
Geto emise un tenue sbuffo, una flebile risata che agli altri due stregoni giunse subito come una provocazione gentile.
Un modo tacito e moderato, in sostanza, per mezzo del quale Suguru sperò di farli sentire non solo degli esseri umani di ristrette vedute, ma anche degli individui infimi e dediti al pregiudizio.
«Va bene, non importa», disse infine. «Vi auguro una piacevole serata».
Non disse altro. Non ne avrebbe trovato il senso. Si limitò a voltarsi e, con un sorriso dimesso ad incurvargli le labbra, se ne tornò da Satoru.
«C'è stato un cambio di programma», esordì, infilandosi le mani nelle tasche degli enormi pantaloni.
Gojo, intuendone ogni singolo aspetto, saettò gli occhi sui due ragazzi e si irrigidì di fiera compostezza.
Era cosa ovvia: avevano cambiato idea sul passare la serata in sua compagnia.
«Ma la prossima volta hanno detto che si uniranno volentieri»
«Sì- e io sono il Venerabile Tengen», fece allora l'altro, liberando poi un sospiro carico di sufficienza e risentimento. «Avanti, Suguru! Mi credi così ingenuo? So perfettamente che hanno cambiato idea perché ci sono io»
«Vedi, Satoru, è che loro sono solo un po'-», tentò Geto, abbassando lo sguardo con aria combattuta e mortificata. Ma c'era gran poco che potesse dire in loro difesa. E in tutta onestà, dovette ammettere che di prendere le loro parti non gli andava in alcun modo a genio. «Diciamo che- alcune persone fanno più fatica di altre a guardare oltre le apparenze», disse infine. «O le prime impressioni, insomma»
«Tranquillo. Se credi che la cosa possa in qualche modo toccarmi, ti stai sbagliando di grosso», ribatté Gojo, alzando fieramente il capo. «Non mi importa affatto di cosa pensano di me quei due bambocci»
«No, eh?»
«Assolutamente», confermò, sorridendo con orgoglio e arroganza. «Anzi... se preferisci passare la serata con loro-»
«Uh?»
«Davvero! Nessun problema. L'invito era rivolto a te, giusto?»
«Beh, sì ma-»
«Se preferisci stare in loro compagnia, sentiti pure libero».
Suguru batté le palpebre per qualche secondo, prima di decidersi.
Dopodiché, indietreggiando di un passo, alzò la mano. «Allora... ci vediamo domani», lo salutò.
Satoru si irrigidì, accusando il colpo e la sorpresa. «V-va bene, a domani», rispose comunque, restando poi a guardarlo incamminarsi nella direzione dei due ragazzi.
Per quanto si stesse sforzando di nasconderla, non appena Geto lo sbirciò da sopra la spalla, prima di porre fine alla scenetta, la delusione sul suo volto si era già fatta tanto profonda e livida da risultare impossibile non notarla.
E Geto si sentì pervadere di una compassione ed un senso di colpa istantanei: voltandosi del tutto, tornò a passo spedito dall'amico, ridacchiando del suo evidente disappunto. Si limitò a tirargli uno spintone alla spalla, ma nel profondo avrebbe voluto abbracciarlo e chiedergli scusa per lo scherzo. «Dovresti vedere la tua faccia»
«Uh?»
«Forza, stupido- andiamo», disse poi, precedendolo verso la strada che li avrebbe condotti all'uscita dell'istituto. «Ti stavo solo prendendo in giro. Come puoi pensare veramente che avrei accettato di passare una serata con loro, se tu non sei incluso nel pacchetto?», aggiunse, voltandosi subito indietro quando si accorse che Gojo non gli stava camminando accanto.
Satoru era rimasto fermo, immobile sui piedi, e lo stava scrutando in volto con uno sguardo tanto luminoso ed un'espressione tanto morbida da rendergli vano qualsiasi tentativo di reprimere un sorriso accorato, in risposta.
Bello. Fu la prima volta in cui Gojo pensò che un momento potesse essere così: semplicemente bello.
Spontaneo.
E leggero come l'aria.
Sì, pensò. È proprio una bella boccata d'aria fresca, questa.
E, mordendo a fondo il sorriso, raggiunse finalmente Geto per affiancarlo lungo la strada in penombra.

L'ultima Calda Primavera - SatoSugu PrequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora