Resterà per sempre

113 6 0
                                    

Starò

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Starò... meglio.
Meglio.
Sì.
E allora... perché si sta offuscando tutto?
I-io... sono Satoru... Gojo, non posso mori-.
Ma i suoi occhi, invece, si spensero.
E lo fecero al termine di quello scontro all'ultimo sangue con Toji Fushiguro, dal quale ne uscì sconfitto, trafitto e squarciato dal collo al ventre dalla sua lama intrisa di energia malefica.
Toji Fushiguro, lo stesso uomo portatore del Giogo Divino e che per tale blocco impostogli alla nascita dall'alto era stato ripudiato dal clan Zen'in.
Lo stesso che, tuttavia, era stato ricompensato della sua menomazione con una forza ed una velocità sovrannaturali.
È per questo che Suguru non ti ha percepito, non è vero?
Non è stata la sua distrazione del momento, non è stata la commozione nel vedere Amanai così piena e rilucente di amore, no... niente di tutto ciò.
Geto- lui l'aveva sempre saputo, prima ancora di incontrarla, prima ancora di conoscerla e prima ancora di vederla innamorarsi del suo migliore amico: lei, il Ventre Astrale, sulle porte della tomba del Sommo Tengen alla fine avrebbe scelto la vita.
E con essa, l'amore.
«Torniamo a casa, Riko», le aveva detto, porgendole la mano.
«Sì», aveva sorriso lei.
E quella era stata la parola con cui aveva lasciato questo mondo.

E poi? Cos'è successo dopo?
Le hai puntato una misera, schifosissima pistola alla tempia.
E hai sparato.
Ma intanto, mentre lottavi contro il mio migliore amico, io mi sono rigenerato.
Oh, sì... caro Toji.
Lei ha chiuso gli occhi, ma io li ho riaperti.
Energia malefica per energia malefica, sai cosa fa? Fa energia positiva.
Ma se meglio credi, chiamala anche la tua fine, perché oltre a rigenerarmi le ferite mortali che mi hai inflitto, con essa ho sbloccato sia la tua discesa agli Inferi che una cosa chiamata Tecnica Inversa del Minimo Infinito.
Il Bagliore Rosso, esatto.
E così come conosci quello e conosci il Bagliore Blu, conoscerai anche la sensazione del terrore più puro nel rivedermi vivo davanti a te adesso, strafatto di vita e drogato di me stesso.
Mentre mi preparo a finirti con una terza tecnica di cui persino nel mio clan sono in pochi a conoscerne l'esistenza.
Ti spiace? Mi prendo un attimo ancora il palcoscenico, allora.

Era davvero strafatto.
O almeno così sarebbe apparso agli occhi di chi non vedeva.
Fluttuando nel vuoto, col corpo riverso e gli occhi spanati alla volta celeste, vi si immerse pacifico ed essa era infinita sopra di lui così come lo spazio avvolto attorno al suo corpo.
«Scusa, Amanai», sussurrò in un ghigno alienato a se stesso. «Al momento non sono arrabbiato per ciò che ti è successo. Non odio nessuno. In questo istante penso solo... che questo mondo sia bellissimo».
Ed era vero.
Satoru Gojo brillava di purezza in quel momento.
Non c'era più dolore.
Non c'era più male.
Non c'era più energia malefica o positiva, maledizioni o amore.
Tutto era concentrato dentro di lui, al netto dei suoi poli opposti.
Era tornato a vivere.
Al puro neutrale del tutto.
Figlio dell'Infinito.
E appartenente solamente ad esso.
«In cielo e in terra», sussurrò con un sorriso. «Io solo sia onorato».
Toji, svariati metri sotto di lui, provò persino ad illudersi di poter contrastare il Bagliore Rosso di poco prima.
Prevedendone l'attuazione e gli effetti, così come quelli del Bagliore Blu, credette di poterlo sconfiggere ancora una volta.
Ma si sbagliava.
Perché se Satoru Gojo poteva far piegare la testa all'impossibile, allora non si era strappato alle grinfie della morte solamente per fluttuare in quella bolla di purezza impenetrabile.
Se era tornato, reggendo in mano la padronanza piena dell'energia malefica, era stato per ergersi al suo cospetto.
E sconfiggerlo con l'immaginazione.
Una meravigliosa, stratosferica, immaginifica visione viola, nata dall'unione del Bagliore Rosso col Bagliore Blu e concretizzata in una massa di materia immaginaria dalla potenza devastante.
Unendo pollice e medio, Satoru ne spiegò la creazione, potenziandola e caricandola fra le dita in un silenzioso riverbero di luce lattiginosa e violetta.
Sì, silenziosa.
Senza troppi rumori.
Sarebbe scivolata morbida tra le sue dita, come i capelli corvini di Amanai, e da esse ne avrebbe indovinato la direttività imposta per arrivare a lui.
A Toji.
E squarciargli il petto, proprio come lui aveva fatto per primo.
Ora, sto meglio, pensò, tornando coi piedi a terra.
E il volto gli si irrigidì nel vuoto stesso della sua espressione.
«Prima di morire, hai delle ultime parole da dire?»
«No, nessuna», sorrise Toji e un rivolo di sangue gli scivolò tra le labbra. Il buco informe e sanguinante sul lato del busto continuò a riversare l'emorragia a terra, colando e strisciando di male e rimorsi di un'intera vita lontana dai principi e dai valori.
Satoru, in piedi di fronte a lui, con le vesti logore e sporche del suo stesso sangue, batté in silenzio le palpebre.
E restò in attesa.
Finché Toji, alla fine, non parlò.
«Fra due o tre anni... il mio moccioso sarà venduto al clan Zen'in», disse e Gojo sollevò lievemente il capo, lasciandosi lambire da quel piacevole vento di pace. «Fa pure quello che ti pare».
Il suo- moccioso?
Parlava di Megumi Fushiguro.
Il figlio venduto.

L'ultima Calda Primavera - SatoSugu PrequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora