La confusione dei numeri primi

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Forse funziona così e io non ne sapevo nulla

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Forse funziona così e io non ne sapevo nulla.
E forse non ha nemmeno senso stare qui ad arrovellarsi troppo il cervello.
Si tratta di Suguru.
Lui... è intelligente.
Se l'ha fatto è perché certamente si usa in questa maniera.
Già, deve essere così, pensò, scivolando gli occhi di lato fino ad alzarli sul volto di Geto, seduto accanto a lui al tavolo della mensa.
E quello, ricambiandogli lo sguardo, sfoggiò un lieve sorriso carico di tutto il silenzio che i due si stavano portando dietro dal pomeriggio precedente.
Finito il pranzo, sarebbero stati convocati dal preside e dal professor Yaga. Loro due soltanto. Essendo due stregoni di livello speciale già attivi sul campo, la loro presenza in istituto, sebbene come terzi esterni rispetto all'Incontro di Scambio, avrebbe costituito un'ulteriore garanzia alla sicurezza degli studenti che vi avrebbero invece partecipato.
Messe in chiaro le eventuali misure di sicurezza e di intervento, i due vennero poi scortati all'interno della sala di monitoraggio, dove avrebbero potuto seguire gli sviluppi dell'incontro dai dieci schermi appositi insieme al resto degli insegnanti e stregoni.
La sfida avrebbe avuto inizio in capo ad una trentina di minuti.
«Tsk, ha dell'assurdo», sibilò Gojo, seguendo Geto e Yaga oltre la porta. «Partecipare no, ma fare da guardie sì-»
«Satoru Gojo», esordì dal centro della stanza un anziano signore dall'aria piuttosto burbera e tutt'altro che socievole. Era il preside Yoshinobu Gakuganji. «Allora è proprio vero che non parteciperai»
«Ehilà, nonnino!», rispose Satoru. «Visto come siamo generosi? Senza di noi l'Incontro durerà più di un quarto d'ora- ma nessun problema, non serve che ci ringrazi», sorrise infine, arrogante e irriverente fino alla punta dei capelli, nonostante la posizione e la veneranda età del suo interlocutore.
Immediato come un lampo, il pugno di Yaga calò allora sul suo cranio, riducendo l'allievo al silenzio.
«Siediti. E sta' zitto», lo ammonì poi, facendo un cenno a Geto perché facesse altrettanto.
Obbedendo, Suguru scartò un'occhiata fugace al vecchietto tutto gobba e rughe e prese posto sulla sedia accanto a quella di Gojo. «Quello lì è-»
«Sì, esatto», rispose subito l'altro, accavallando le lunghe gambe. «La ragione per cui noi due non siamo laggiù con gli altri».
Geto ne sorrise. Gakuganji aveva agito nell'ombra affinché non gli venisse concesso di prendere parte all'Incontro di Scambio. Tuttavia, sull'iscrizione di Gojo non aveva fatto menzione né aveva avanzato lamentela alcuna.
Che l'amico l'avesse vissuta come un affronto personale, agli occhi dell'altro risultò come una sua chiara presa di posizione in nome della lealtà che gli riservava.
La sua reazione appagata ci mise comunque poco a far irrigidire Gojo nella sedia.
«Almeno ci sono delle robe da stuzzicare? Che ne so, patatine, dolcetti-», divagò. «Un té?»
«Gojo-»
«Sì, va bene- sto zitto», sbuffò il bianco, puntellandosi il mento sulla mano con aria piuttosto annoiata.
Trascorsa la prima ora, tuttavia, gli scontri fra gli allievi di Tokyo e quelli di Kyoto cominciarono a sostituire lo scopo preponderante della prima sfida tra i due istituti: ormai le maledizioni esorcizzate erano sempre meno e gli stregoni avevano cominciato a scontrarsi fra loro in duello.
La tensione nell'aula cominciò pertanto a crescere, insieme all'esaltazione dei due giovani.
«Mei Mei è sempre più forte, da quel che vedo», commentò ad un tratto il professor Yaga, incrociandosi le enormi braccia sul petto. «Si è già proposto qualcuno per raccomandare la sua promozione a stregone di primo livello?»
«Si sono proposti in due o tre», rispose compiaciuto l'anziano preside dell'Istituto di Kyoto, lanciando un'occhiata di sfida al giovane Gojo.
Venne ignorato.
Né lui né l'amico stavano prestando attenzione alle gesta della sua studentessa: i loro sguardi erano piuttosto concentrati sugli sviluppi di un duello che stava impegnando due loro compagni del secondo anno con il solito attaccabrighe.
Damaru Myioto.
E qualcosa, laggiù, non stava andando affatto come avrebbe dovuto.
Il primo ad accorgersene era stato Suguru.
La rigidità inerme di uno dei due senpai si era protratta abbastanza da rendere del tutto ingiustificati i continui attacchi da parte di quel mentecatto.
Fu solo allora che anche Satoru, notando l'espressione di Geto farsi sempre più tesa, aveva cominciato a porsi più di una domanda sulla faccenda.
Ma che fa?
Avanti, alzati!
Gli attacchi tuttavia continuarono ad andare a segno uno dopo l'altro, sbalzando il corpo del giovane stregone da un lato all'altro della piazzetta.
Alzati, maledetto imbranato!, ti ammazzerà!
Passarono altri secondi di tensione e il ragazzo continuò a subire passivamente ogni singolo colpo inferto da Myioto.
Atterrito da quella furia del tutto ingiustificata, l'altro stregone aveva abbandonato il campo, rinunciando al tentativo di sottrarre il compagno dalle grinfie di quel pazzo omicida e preferendo anzi darsela a gambe.
«Suguru-», sibilò Gojo, interdetto dall'intera scena.
E l'altro scattò in piedi dalla sedia.
«Professore!», esclamò. «L'unica regola non doveva essere quella di non colpire a morte gli avversari?!».
Allarmato da quell'appunto, Yaga si sciolse le braccia dal petto e scorse gli occhi sul resto degli schermi, spostando finalmente l'attenzione dallo scontro di Mei Mei al resto dei duelli in atto.
«Che succede?»
«Guardi là! Quel Damaru... sta continuando ad infierire nonostante Kimi sia a terra da più di cinque minuti!».
Immobile, il professore seguì con attenzione gli attacchi sempre più rapidi e incalzanti dello studente avversario e le risposte del tutto passive dell'allievo. Ormai Kimi incassava ogni singolo colpo alla stregua di un fantoccio disarticolato, sballottato di qui e di là in mezzo all'enorme spiazzo piastrellato.
Eccola, pensò. La famigerata tecnica di Damaru Myioto.
«Sono laggiù», li informò Gojo dalla finestra in fondo all'aula. «Li riesco a vedere. Kimi ha... uno sputo di energia malefica in corpo-»
«Sciocchezze, io non mi preoccuperei così tanto», lo contraddì Gakuganji, agitando la mano raggrinzita in aria. «La tecnica maledetta di Myioto ha un potenziale molto elevato. A livello cerebrale è molto stancante gestirne la prosecuzione»
«Parla dell'Alterazione Sistemica?»
«Esattamente, professor Yaga. Una volta attivata, l'alterazione in quanto tale sospende le funzioni cerebrali di chi la subisce. Tuttavia- tende a sfuggire di mano anche allo stregone che la utilizza... ma non c'è da preoccuparsi, Damaru sta facendo enormi progressi. Ormai riesce a tornare in sé e gestirla pienamente in una decina di minuti-»
«Che cosa?!!», sbroccò Geto, affacciandosi dalla finestra. «E lo dice solo adesso?!! Ne basteranno la metà ad ammazzarlo!!! Satoru, dobbiamo intervenire!»
«Sì-»
«No, aspettate».
Le regole erano chiare: chiunque avesse eccesso in brutalità durante il combattimento, mettendo a rischio l'incolumità di un avversario, era passabile di un processo il cui verdetto finale sarebbe stato deciso dai Piani Alti. Ma l'onere della prova sull'inosservanza lamentata sarebbe ricaduto sulle spalle dell'Istituto che aveva richiesto l'interruzione dell'incontro.
E l'eventuale risoluzione del processo a sfavore della parte denunziante avrebbe potuto concedere la vittoria a tavolino all'Istituto opponente, qualora questo avesse deciso di non proseguire con le sfide.
In quelle circostanze, tuttavia, al professore sembrava già chiaro a favore di chi avrebbe potuto pendere il verdetto finale dei Piani Alti.
Gakuganji avrebbe certamente preso la palla al balzo per far vincere il suo Istituto.
«Professore», lo richiamò Gojo, impassibile in volto. «La sua energia malefica continua ad affievolirsi... di questo passo, morirà».
Voltandosi verso il preside, Yaga si interrogò sul da farsi. Affidarsi a lui sarebbe stata una scelta inutile: un individuo del genere, del tutto privo di una qualsivoglia impronta di fermezza, non avrebbe mai potuto decidersi in tempi ragionevoli.
«Professore!», digrignò Geto, sbirciando dallo schermo la pozza di sangue che, sotto il corpo di Kimi, si allargava sempre di più. «Va bene, ora basta», aggiunse infine, spalancando le imposte della finestra. «Visto che non vi decidete voi... Satoru-»
«Sì, andiamo», annuì risoluto l'altro.
Scivolando nel vuoto, leggero come un piuma, Satoru toccò terra e si lanciò in una corsa a tutto spiano sotto Geto, il quale si era invece gettato nel vuoto oltre il davanzale per atterrare sulla groppa di una delle sue creature maledette.
«Satoru!», lo chiamò, planandogli accanto lungo la strada. «Te la senti di affrontare Damaru da solo?»
«Ma che razza di domande! Ovvio che sì, con chi credi di parlare?!!», ribatté Gojo, voltandosi nuovamente verso il fondo della via. «Gli farò mangiare una ad una le pietre dell'acciottolato-»
«No, niente attacchi! Limitati a contenerlo. Se quel che sostiene il vecchio è vero, dovrebbe tornare in sé tra qualche minuto», ribatté Geto. «L'importante è renderlo inoffensivo nel frattempo. Immobilizzalo, io mi occupo di Kimi, sto già avvertendo Shoko».
Roteando gli occhi, Gojo serrò i denti e annuì.
«Uff... e va bene, faremo come dici tu», sbuffò, accelerando la corsa verso lo sbocco della strada.
E finalmente, sul margine di fondo della piazza, lo stregone del Minimo Infinito scorse Kimi.
Era riverso a terra e perdeva parecchio sangue dall'addome e dalla bocca; la sua energia malefica, ormai, era pressoché inesistente.
Senza indugiare un solo istante, Gojo allungò la mano in direzione del suo spietato assalitore e lo sollevò da terra di un paio di metri, immobilizzandogli le gambe e costringendogli le braccia lungo il busto.
«Ottimo lavoro!», esclamò Suguru dalla groppa della sua maledizione, tornando indietro insieme a Kimi. «Lo mollo a Shoko e torno qui-»
«No, non serve», ribatté Gojo, intensificando lo sguardo riverberante di azzurro sul corpo di Myioto. «È una tecnica simile alla mia, la sua energia malefica si sta esaurendo in fretta. Lo terrò lì finché non l'avrà consumata del tutto... che torni o meno in sé, si interromperà comunque».
Annuendo, Geto lasciò pertanto Damaru Myioto nelle mani di Gojo e si librò in volo portandosi via il senpai.
Missione compiuta, pensò Gojo.
«Bene... non ci resta che aspett-».
Alle sue spalle udì quindi un urlo seguito a poca distanza da una serie di schianti e crolli alternati.
Qualcosa di simile ad un enorme proiettile aveva colpito i pilastri circondanti il margine della piazzetta, abbattendoli uno dopo l'altro fino a urtare con violenza l'ultima colonna più alta e robusta.
Voltandosi indietro, Gojo fece giusto in tempo a riconoscere la lunga gonna rossa di Utahime, prima che l'intera struttura ormai pericolante cominciasse a inclinarsi.
Minacciando di crollarle addosso.

«Ho portato Kimi da Shoko, fortunatamente è ancora vivo e sta rispondendo alla tecnica inversa»
«Bene», annuì Yaga, intensificando lo sguardo sull'unico dei dieci schermi che presentava d'un tratto delle anomalie di trasmissione.
«Che succede?»
«Sembrerebbe ci siano stati dei crolli. Ma abbiamo perso la telecamera sulla piazza e, per quanto ne so, Gojo è ancora sul posto», rispose Yaga. «Ad ogni modo, Mei Mei sta esorcizzando lo spirito di secondo livello in questo preciso momento... non appena avrà terminato, annunceremo la fine del primo incontro e andremo a dare un'occhiata- ci ho già provato!», lo bloccò il professore, quando Geto si voltò per andare a controllare dalla finestra sul fondo dell'aula. «Non si vede nulla all'infuori dei pilastri abbattuti»
«Ma se Damaru fosse tornato in sé e avesse deciso di attaccare Satoru-»
«Allora gli toccherà trascorrere dei minuti molto spiacevoli», sospirò Yaga, certo della supremazia del suo studente all'occhiello. «Preside Gakuganji? È d'accordo con me... o preferisce interrompere, stavolta?».
Messo spalle al muro dal suo stesso gioco, il vecchio grugnì indispettito e chinò remissivo il capo.
Una decina di minuti più tardi, annunciata la fine della prima sfida dell'Incontro di Scambio, Yaga e Geto si precipitarono in strada per raggiungere Gojo.
A terra e privo di sensi, sul fondo della piazzetta, trovarono solamente Damaru Myioto.
«Avrà sentito l'annuncio?»
«No, è successo qualcosa», ribatté Geto. Satoru non avrebbe lasciato lì Myioto senza una valida motivazione.
Il resto degli studenti si era nel frattempo riunito al completo nella palestra dell'Istituto. Suguru e il professore li raggiunsero poco dopo per fare il punto della prima giornata di scontri.
Era stata Mei Mei ad esorcizzare la maledizione di secondo livello, pertanto la prima sfida dell'Incontro di Scambio si concluse con la vittoria degli studenti di Kyoto.
Venne inoltre deciso di non procedere a giudizio riguardo l'incidente tra Damaru e Kimi: essendo Myioto uno studente del terzo anno, quello sarebbe stato il suo ultimo Incontro di Scambio e pertanto si decise di passare sopra alla questione senza prolungarsi in un processo che, tra le tante cose, si sarebbe rivelato del tutto inutile. A parte i due diretti interessati, il resto degli studenti non sembrava aver riportato ferite gravi e la vittoria era stata sancita da Mei Mei. Che venisse o meno espulso dalla gara, avrebbe cambiato di poco l'esito finale, a detta dei due presidi.
Fu allora che Geto fece nota dell'assenza di Utahime tra i partecipanti chiamati a raccolta in palestra.
«Domani sarà il secondo ed ultimo giorno dell'Incontro di Scambio», annunciava intanto Yaga. «Come abbiamo già detto, sarete chiamati a misurarvi in battaglia-»
«Voglio proprio vedere cosa succederà, visto che concederanno a quel Damaru di partecipare», grugnì Satoru, oltremodo indispettito dalla scelta dei superiori.
Quel tizio non sapeva assolutamente gestire la sua abilità malefica.
Sempre più accigliato, Geto continuò a guardarsi attorno e a cercare la studentessa di Kyoto tra i volti dei presenti.
Infine si sporse verso Mei Mei, poco più avanti. «La tua amica?»
«È in infermeria».
Quindi non erano soltanto Kimi e Myioto i feriti gravi.
«È colpa vostra. Secondo il piano, individuata la maledizione di secondo livello per mezzo dei miei corvi, sarebbe spettato ad Utahime condurla da Damaru, mentre io avrei dovuto distrarre gli altri avversari e tenerli alla larga», spiegò. «Ma... Gojo ha pensato bene di rendere Myioto del tutto inoffensivo. E io non sono riuscita a liberarmi in tempo dagli scontri per impedire che la maledizione la attaccasse»
«Capisco»
«Tsé! Questo non mi è suonato affatto come un ringraziamento! Se non fossimo intervenuti io e Suguru, il vostro amico a quest'ora sarebbe sotto processo e la vittoria sarebbe passata a noi per prassi», commentò Gojo, pizzicato dalle parole della ragazza. «E comunque non si è fatta nulla, è soltanto una piagnucolona»
«E tu che ne sai?», sorrise Mei.
La risposta, ovviamente, la conoscevano già entrambi.
Ad ignorarla era solamente Geto.

L'ultima Calda Primavera - SatoSugu PrequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora