...Suguru Geto, piacere.
Tokyo, estate 2005.
Suguru aveva quindici anni quando calcò il piede per la prima volta su quel sentiero piastrellato.
Nelle sue mani, un potere enorme.
E il tempio in cui aveva sede uno dei due unici Istituti Superiori di Arti Occulte della nazione- pronto a diventare la sua nuova casa.Il colpo fu immediato.
Atterrato con violenza in mezzo all'oscuro salone, Geto si girò faticosamente su un fianco e tossì per liberare le vie aeree.
«Merda, che male-».
Le costole gli dolevano terribilmente. Trafitte da un dolore acuto e costante, il giovane temette di averle incrinate- o, peggio, spezzate nello schianto contro il pavimento.
Quel coso maledetto non ci sta andando affatto leggero!, siamo sicuri che questa prassi sia legale?
Farsele dare di santa ragione da un pupazzo appena messo piede in Istituto non era esattamente il tipo di accoglienza che si sarebbe aspettato di ricevere.
Di nuovo un colpo di tosse- e Suguru gettò dalla bocca un fiotto di sangue che andò a schizzare le lucide piastrelle di legno.
Basta? Finito?, pensò e, issandosi sul gomito, si passò la manica della felpa sulla bocca sporca di rosso.
«Alzati, Geto».
La voce dell'energumeno lo raggiunse alle spalle.
Era stato lui a scortarlo fin là dentro.
«Professore», gracchiò dolorante il ragazzo, sforzandosi di rimettersi in piedi.
Ma non appena l'insegnante gli fu accanto, si sentì colpire alla schiena da una pacca soddisfatta.
Pure?!, strabuzzò gli occhi il giovane, boccheggiando.
«Allora, Signor Preside!», esordì Masamichi Yaga. «Qual è il verdetto? Avevo ragione su questo o no?».
L'interpellato non rispose che con un cenno vago della mano.
«Sì, dovevo immaginarmelo», sibilò contrariato l'altro.
Ormai, dopo essere riuscito a integrare quel Satoru Gojo nella nuova annata di studenti del suo Istituto, c'era da aspettarsi che qualsiasi altro novellino gli sarebbe parso banale.
«Be', quanto meno tu sei stato ammesso, a differenza di altri. Vieni, ti mostro i dormitori», sospirò e finalmente i due poterono congedarsi.«Te la sei cavata piuttosto bene», commentò una volta in strada.
Geto gli camminava accanto con aria composta e stoica, nonostante le ferite riportate in battaglia.
«Sono certo che hai convinto anche lui-»
«Sarà», sospirò il giovane, reprimendo un lamento di dolore. «Anche se non ho ancora capito che bisogno ci fosse»
«È solo una nuova idea per l'ammissione ai corsi», gli rispose Yaga, spingendolo al fianco per deviarlo sulla strada di sinistra.
E di nuovo Geto sgranò gli occhi dal dolore.
«Per quanto mi riguarda, mandare in giro stregoni che non hanno la stoffa, né la motivazione e la follia necessarie ad affrontare le maledizioni, lo trovo il modo più rapido ed efficace per accumulare solamente morti inutili»
«Capisco», annuì l'altro. «Però chi se l'è fatta venire deve essere veramente un deviato mentale-»
«Ti ringrazio»
«Ah, io-», si gelò Geto.
Che pessima prova.
«Nessun problema. Lo prendo anzi come un complimento».
Benissimo, quindi oltre ad avere un preside svogliato e ben poco impressionabile, avrò anche un professore psicopatico- ma che fortuna!
«Eccoci qua. Questi sono i dormitori», lo informò in tono asciutto e subito dopo lo precedette sugli scalini della struttura.
Una volta al suo interno, lo guidò quindi verso le prime porte che si affacciavano sul corridoio principale.
«In fondo, dove vedi le finestre laggiù, troverai una piccola area di ristoro. Potrai usufruirne a qualsiasi ora del giorno e della notte», spiegò. «Ma non voglio vedere alcool né spinelli e- giusto per essere chiari sin dal primo giorno, non si fuma all'interno degli ambienti scolastici. Tutto chiaro?».
Geto annuì, sistemandosi il borsone sulla spalla sana- tentativo comunque vano di evitare l'ennesima fitta al costato.
«Sistema le tue cose in stanza e vai pure a farti un giro», lo esortò Yaga, aprendo la porta della sua camera. «Le lezioni cominceranno lunedì, quindi di altri studenti in giro a cazzeggiare ne troverai sicuramente»
«D'accordo. La- ringrazio- ».
Gli occhi gli si aprirono di meraviglia. Fischiando tra le labbra, Geto lasciò cadere a terra il borsone e si diede un'occhiata tutt'attorno.
Peeerò!, tutto questo spazio solamente per una persona?
Quelle mura avrebbero potuto contenere agevolmente il suo salotto di casa e la cucina.
«Dovrò dividerla con qualcuno?»
«E perché mai? Ci sono ancora un po' di stanze libere», si accigliò Yaga, indietreggiando in corridoio. «Se non hai domande, io avrei da fare. Nessuna? Bene, sei sveglio. Allora ci vediamo in classe e- oh!», aggiunse, colpendo lo stipite con l'enorme padella che aveva al posto della mano. Geto si voltò a guardarlo. «Puntuale- a lezione», lo avvisò, puntandogli l'indice contro.
E quegli annuì, tornando poi a volteggiare gli occhi in lungo e in largo nell'ambiente spazioso e luminoso.
«Bene bene».
Sfilatosi le mani dalle tasche dei larghi pantaloni, cominciò quindi a sistemare i suoi - scarni - effetti personali nel nuovo alloggio.
Yaga se n'era andato da pochi istanti quando sentì nuovamente la sua voce provenire dalla camera accanto.
Accigliandosi, sporse l'orecchio verso la parete e si mise in ascolto.
Stava parlando con qualcuno.
E a giudicare dal tono- con questo qualcuno doveva avere già un po' più di confidenza.
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L'ultima Calda Primavera - SatoSugu Prequel
FanficTokyo, estate 2005. Suguru Geto incontra per la prima volta Satoru Gojo. Tutti i diritti sui personaggi sono riservati a Gege Akutami, autore del manga Jujutsu Kaisen. I diritti inerenti la storia narrata sono frutto della mia fantasia e pertanto so...