Senza separarci mai

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In origine l'idea di Shoko non era suonata poi così malvagia ai due ragazzi

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In origine l'idea di Shoko non era suonata poi così malvagia ai due ragazzi.
Caricati com'erano di pensieri, responsabilità e missioni- se per una sera si fossero concessi di comportarsi come dei normali giovani della loro età, che problema ci sarebbe stato?
«Ah... m-mi... mi gira tutto», sbiascicò Gojo, rovesciando indietro la testa contro il bracciolo del divano. «Qualcuno può- fermare il soffitto? E le pareti...», aggiunse, allungando una gamba su quelle di Geto, seduto ben poco composto al suo fianco.
«Seriamente sei già ubriaco?!», trillò la compagna, attaccandosi alla sua bottiglia. Quella di Satoru era ancora piena per metà, a differenza della sua e di quella di Geto. «Sei proprio una mezza calzetta!».
Suguru ne ridacchiò lieve, ingollando qualche altro sorso. Scivolando poi gli occhi di lato, si incagliò in quelli del compagno.
Erano lucidi- e lo stavano osservando da sotto il braccio con un piglio insolito.
D'istinto, Geto li rifuggì e veicolò la sua attenzione allo schermo del televisore, dove le scene del film stavano continuando a susseguirsi una dopo l'altra.
«Gojo, se non la vuoi finire- puoi cederla a me»
«Accomodati», mugugnò lui, trattenendo un conato. Quella robaccia non faceva proprio al caso suo. «Sta' attenta a non- diventare un'alcolizzata»
«Diventare?», sogghignò Geto, passando la bottiglia alla ragazza- che in tutta risposta gli mollò uno scappellotto sulla nuca. «Oh, avanti! Sei tanto minuta, eppure reggi più di me!»
«Stai dicendo che sei arrivato al limite pure tu?!»
«Sì. Direi di sì», confermò Geto.
Pari modo Satoru alzò fiaccamente un braccio. «Arrivato una- decina di sorsi fa», gracchiò, ingoiando a fatica la salivazione ormai in aumento. «Se continuassi- vomiterei anche le interiora»
«Ecco- allora levati di dosso», si allarmò il moro, spintonandogli via la gamba abbandonata a peso morto sulle sue.
Ma aveva detto "se continuassi".
«Meglio evitare-»
«Sta' tranquillo, Suguru», insisté il compagno, scoccandogli un'altra occhiata lucida da sotto il braccio. «Sto benissimo».
E difatti non si sentì male.
Ma non riuscì più a seguire il film- e come lui nemmeno Shoko, che si era decisa a scolarsi anche la bottiglia dell'amico ed ora cominciava a sentire le palpebre farsi deboli e pesanti.
«Insomma- sono l'unico che lo sta seguendo ancora?»
«Sì», fecero i due all'unisono, scoppiando poi a ridere.
Gojo e Shoko erano in effetti piuttosto sbronzi.
E per quanto lui non fosse da meno, si accorse di averla presa con ben poca allegrezza rispetto ai due amici. Al contrario- a quanto sembrava, nemmeno l'alcool gli ritornava d'aiuto per alleggerire certi pensieri ormai diventati macigni nella sua testa.
Serrando le labbra in una smorfia, il moro scivolò lo sguardo alla sua sinistra, dove Shoko stava lottando strenuamente per non addormentarsi sul bracciolo del divano.
Dopodiché guardò Gojo, alla sua destra.
E incagliarsi nei suoi occhi fulgidi di ebbrezza fu sufficente ad infuocargli il volto: Suguru, di quella promessa, decise in quell'istante che non sapeva più cosa farsene.
Col cuore appesantito e il battito accelerato, cominciò a fremere nell'ansia e a tenere d'occhio la compagna.
Sì. Si è addormentata.
Nascosto dalla coperta, Suguru scivolò allora la mano lungo la gamba di Gojo.
Sempre più in su- prese a carezzare certe pulsioni proibite che i due si erano detti concordi tempo prima di non sperimentare insieme.
E per quale motivo se lo fossero promessi, d'un tratto nessuno dei due sembrava volerlo ricordare.
Era trascorso più di un anno da allora. E non una volta si erano spinti ancora in quelle acque.
Le stesse che adesso si erano già fatte torride al tatto, incandescenti quasi- e impossibili da resistere.
Soffocando un ansimo nella gola, Satoru reagì a quel contatto finale sgranando gli occhi nel vuoto.
Spudorate, le dita di Geto si erano chiuse su di lui, muovendosi lente sul gonfiore che spingeva da sotto il tessuto della sua tuta.
Lo stava toccando.
Lo stava toccando davvero- quello non era in alcun modo un gesto accidentale.
Suguru aveva impiegato svariati minuti per interrompere il viaggio proibito della sua mano sul cavallo del pantalone di Gojo.
E finalmente, morbido e deciso, aveva quindi impresso quel primo tocco sul suo desiderio- per poi cominciare ad incalzarlo lento, intenso e deliziosamente spudorato nei movimenti.
Mi- sta toccando, pensò Gojo, ossessivo attorno a quell'unico dato di fatto che nella realtà lo stava già facendo impazzire di piacere.
Non si stavano guardando, tuttavia: uno rimbalzava gli occhi dalla televisione al volto assopito di Shoko, intensificando poco a poco la presa delle dita attorno a quel gonfiore bollente, mentre l'altro scrutava immobile il soffitto e il vuoto oltre il divano, forzandosi enormemente di non emettere un fiato.
Fu quando percepì le sue dita infilarsi sotto all'elastico che Satoru si trovò enormemente in difficoltà.
Pelle contro pelle, toccato e carezzato con tutto quell'ardore, sentiva la coperta ribollire di smania sessuale.
Nella gola Gojo aveva già cominciato a dare i primi cenni di resa al godimento.
Ansimava ormai trafelato, serrando le dita alla sponda del divano e cercando ossessivo lo sguardo di Suguru, divorandosi nella frustrazione di vedersene privato.
Guardami, maledetto, gemeva affranto nella mente, lasciandosi toccare da quella mano diabolicamente angelica, che si stringeva sempre più veloce e febbrile attorno alla sua eccitazione.
Ma Geto, più che aumentarne i movimenti per donargli ancora più piacere, non se la sentiva di ricambiargli anche lo sguardo. Al contrario, continuò a toccarlo per interi minuti, concentrandosi al contempo solo sul film o nell'accertarsi di tanto in tanto che Shoko non si stesse accorgendo di nulla.
E quella continuò a sonnecchiare pacifica, ignara del piacere ormai inarrestabile che stava per esplodere ad uno scarto da lei, su quello stesso divano.
Arricciando le labbra, Gojo soffiò di frustrazione e goduria fra i denti.
I battiti accelerati, i muscoli tesi ed irrigiditi sotto la stretta sempre più languida e passionale di Geto, si lasciò quindi sfuggire un gemito tra le labbra.
Ma ormai se ne stavano fregando altamente tutti e due dei rumori molesti e impudici: coperta o meno, il suono umido, ritmato e bagnato che proveniva da là sotto, unito agli ansimi strozzati e trafelati di Gojo non avrebbero potuto che essere tradotti in un solo ed unico modo.
E se anche Shoko si fosse svegliata, nessuno dei due avrebbe avuto la forza di fermarsi.
Contraendo gambe e bacino, Satoru cominciò anzi ad ansimare e a muoversi in risposta ai movimenti di Geto attorno alla sua erezione.
Rapida e fugace, i due si scambiarono allora un'occhiata satura di eccitazione e consapevolezza.
Dalla fronte imperlata di sudore, dalle gote paonazze e dalla rigidità stessa dei suoi muscoli tesi allo spasmo- tutto del corpo di Gojo suggeriva che stava per venire.
E invece, ad uno scarto dall'orgasmo...
«D'accordo- io mi arrendo», esordì Shoko dal nulla, rialzandosi fulminea dalla sponda del divano.
Reagendo con prontezza, Geto mollò la presa sul sesso del povero Satoru- mozzandogli dolorosamente l'orgasmo nelle viscere.
Scambiatisi un'occhiata allarmata, i due seguirono con lo sguardo la compagna mentre si defilava verso il fondo buio dell'enorme seminterrato.
«Non ha capito- vero?», sospirò il bianco, sporgendosi oltre la sponda.
«Probabile- o forse deve soltanto vomitare»
«Mh- però la mezza calzetta sono io, tsé!», gemette spavaldo, scivolando subito dopo gli occhi in quelli aperti e accesi di Suguru.
Deglutì, rendendosi conto della nuova circostanza in cui erano scivolati: adesso erano soli, là sotto.
E il modo in cui Geto lo stava guardando non gli lasciava adito a dubbi: tutto di quel suo sguardo febbricitante suggeriva che stesse solo aspettando il suo via libera per riprendere da dove Shoko li aveva interrotti.
Respirando corto, Gojo si ridistese quindi sulla schiena.
Divaricò nuovamente le gambe sotto la coperta e si irrigidì all'istante nel percepire nuovamente quella mano calda e bagnata sfiorargli l'anca e scivolare subito dopo lungo il suo ventre contratto.
Riprese a toccarlo.
E Gojo ad ansimare.
Di ansimo in gemito strozzato, le guance del ragazzo si accesero nuovamente di un rosso sempre più vivido e affaticato.
A mano a mano che il piacere si faceva più intenso e incalzato dai tocchi del moro, Gojo trovava sempre più difficoltoso trattenersi dallo sfogarne il godimento.
Languido e dispotico nel volergli strappare ad ogni costo quell'orgasmo, Geto finì col rimanerne vittima lui stesso.
Rigido nei pantaloni al punto da trovarli insopportabilmente ingombranti, se ne liberò anche lui e lo raggiunse sotto la coperta fremendo di un desiderio ormai incontenibile.
Con un fremito di impazienza- Gojo lo accolse tra le gambe.
Ciò che ne seguì, là sotto, non fu altro che una lunga, infinita e spasmodica sequela di minuti di perdizione e temperature ormai infuocate.
Sdraiati sotto la coperta, i due presero a toccarsi, a gemere e a spingersi l'uno contro l'altro, incalzandosi a vicenda nel piacere e rincorrendo insieme l'orgasmo.
Sudati, alleggeriti dall'alcool e arrossati da un desiderio ormai fattosi urgenza, Gojo e Geto si concessero finalmente l'uno all'altro su quel divano della saletta sotterranea.
Continuando a muoversi.
A gemere e ansimare.
A strusciarsi, eretti e gocciolanti l'uno per l'altro.
Per minuti interi l'intero seminterrato risuonò dei loro ansimi feroci, dei gemiti e dei cigolii striduli con cui il vecchio divano si piegava ad ogni spinta di Geto.
Occhi negli occhi.
Bocca contro bocca.
Satoru e Suguru ansimavano e gemevano senza posa da una decina di minuti, ormai- con le mani intrecciate fra loro e sporte nel vuoto oltre il bracciolo foderato.
Fu allora che Shoko si affacciò sul fondo del corridoio.
Pensando fosse il caso di far sparire almeno le bottiglie vuote, colse invece i due compagni nel pieno del godimento ultimo, mentre raggiungevano insieme l'estasi dell'orgasmo.
Sgranando gli occhi sulle loro mani, strette nel vuoto oltre la sponda del divano, la ragazza si ritirò con un guizzo dietro la parete e si tappò a forza la bocca.
Pietrificata contro il muro, li sentì gemere e gridare in preda al delirio- finché quel crudo godimento non sfumò in un ansimare feroce e sfiancato di stanchezza e appagamento.
Era tutto vero, quindi?!
I suoi sospetti sulla vera natura di ciò che li univa- erano da sempre stati fondati?!
Scioccata, ma non poi così sorpresa, la ragazza se ne andò di soppiatto prima che i due- ancora persi nei deliri dell'orgasmo- potessero accorgersi di alcunché.
Shoko li aveva sorpresi nel bel mezzo del fatto, quell'ultima notte. La stessa in cui- per la prima ed unica volta- i due giovani stregoni si erano finalmente lasciati vincere dal fuoco della passione.
E tuttavia- che fossero stati scoperti non l'avrebbero mai saputo.

L'ultima Calda Primavera - SatoSugu PrequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora