Incontri e scambi

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«Gojo la risposta è no», sancì Yaga, irremovibile sulla sua decisione

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«Gojo la risposta è no», sancì Yaga, irremovibile sulla sua decisione. «Credevo di avertelo già detto, non cambierò idea al riguardo»
«E io le sto dicendo che la sua è una presa di posizione senza senso, soprattutto dopo gli avvenimenti di stanotte-»
«Non voglio discuterne più. L'Incontro di Scambio si terrà fra tre settimane e Geto non ne prenderà parte-»
«Bene», sorrise lo studente. «Allora si prepari ad una sonora sconfitta, perché se Suguru assisterà dalla panchina... farò lo stesso anche io. E senza di me, la vittoria è praticamente già nelle tasche dell'Istituto di Kyoto».
Aveva sentito bene?
Incredulo il professore si voltò indietro, schiantandogli addosso uno sguardo furente di riprovazione.
Se stava cercando di premere sulla sua volontà ricorrendo al ricatto, ne sarebbe rimasto alquanto deluso: Yaga non era tipo da lasciarsi comprare con certi mezzucci.
«E tu sarai pronto a farti carico della sconfitta?»
«Uhm, vediamo- sì. Sì, non c'è problema- l'idea non mi tocca minimamente», rispose Gojo con fermezza. «Del resto, non è colpa mia se gli altri studenti sono dei perfetti incapaci».
Sul volto di Yaga il disappunto si inasprì oltre misura.
«Porta il culo fuori da qui»
«Come vuole», acconsentì il ragazzo e, senza mostrare la benché minima esitazione, se ne andò insieme a tutta la sua arrogante supponenza.
Per quanto fosse ancora pieno mattino, il suo umore era già diventato dei peggiori: il diverbio con Shoko e l'irremovibilità dell'insegnante avevano già contribuito ampiamente a rovinargli la giornata, senza che vi fosse necessità di aggiungere altra legna sul fuoco.
Pertanto, lasciato l'edificio, vedere quel Damaru e il resto della combriccola di stregoni di Kyoto fare picchetto attorno a Suguru ci mise ben poco a fargli schizzare il sangue al cervello.
«Ehi!», esclamò contrito, fiondandosi verso di loro. «Che sta succedendo, qui?!»
«Nulla, Satoru»
«Esatto, non sta succedendo proprio nulla», esordì l'altro, avvicinandosi minaccioso ai due primini. «Mi sono solo scocciato di vederlo scodinzolare attorno alla mia ragazza-».
Di fianco a Geto, Gojo sogghignò. «Ti riferisci a Mei Mei?»
«Te lo ripeto. Non mi piace come la guardi», lo avvisò ancora Myioto, inchiodando gli occhi in faccia al rivale.
E questi sospirò. «E io ti ho già detto che non è me che la tua fidanzata si mangia con gli occhi»
«Ah sì? E chi sarebbe, sentiamo?»
«Questo è un problema tuo. Vallo a chiedere a lei di chi parlo», gli rispose insofferente- ma, non appena fece per superarlo, ci si ritrovò muso a muso.
Reagendo all'istante, Gojo avanzò di un passo, frapponendosi prontamente tra i due in difesa dell'amico.
«Calmati, Satoru-»
«Si desse una calmata lui, prima», ribatté, seguitando a minacciare Damaru con lo sguardo.
Avanti, provaci, sembrava dire: i suoi occhi riverberavano già del loro solito bagliore azzurrino, in una chiara promessa di guai cui Myioto non poté fare altro che prestare ascolto.
Abbassando l'ascia di guerra, finalmente retrocedette e spostò la sua attenzione dall'uno all'altro.
«Satoru- Gojo», lo appellò, sbuffando poi una risata compiaciuta. «Rinfodera gli artigli, moccioso. A te penserò durante l'Incontro di Scambio-»
«Temo che non ci sarà occasione», sorrise con sfida. «Quindi, se vuoi misurarti con me, dovrai farlo adesso», aggiunse e, abbassandosi gli occhiali da sole, intensificò sia la presa del suo sguardo che il riverbero della sua incredibile luminescenza. «Però se te la fai sotto, non preoccuparti. Lo capisco»
«Satoru, ma che significa-»
«Un momento. Stai dicendo che non parteciperai all'incontro?», sogghignò Damaru, pregustando la vittoria.
«Esattamente», confermò Gojo. «Per noi due sarebbe soltanto uno spreco di tempo e di potenziale. Io e Suguru siamo livelli speciali, il nostro intervento è richiesto sul campo. E per campo, intendo quello vero- dove voialtri durereste al massimo una decina di secondi».
Pizzicato dall'affronto, Myioto serrò i denti in una smorfia e si irrigidì.
«Sì, lo so. È una vera seccatura... ma che vuoi che ti dica?», riprese poco dopo, sistemandosi gli occhiali sul naso. «Certe attività extra scolastiche vanno bene per gli stregoni dilettanti», aggiunse e, sempre più spavaldo, si voltò per andarsene.
Non fece in tempo a fare un passo, tuttavia, che si ritrovò Damaru alle spalle, furente di astio e mortificazione.
«Ne sei sicuro?», lo avvisò, lanciandogli un'occhiataccia gelida da sopra una spalla. Dopodiché, vedendolo titubare, sbuffò un ghigno beffardo. «Come immaginavo».
I due furono così liberi di andarsene indisturbati, lasciandosi dietro quel branco di piantagrane.
Non appena si furono allontanati a sufficienza lungo la stradina sterrata, però, Geto lo afferrò dal braccio e lo voltò indispettito.
Come diamine gli era saltato in mente di dire a Damaru che non avrebbero partecipato all'Incontro di Scambio?
«Adesso faremo la figura dei cretini-»
«No, non c'è pericolo», rispose Satoru, infilandosi le mani nella tasca del giaccone. «Noi due non parteciperemo per davvero»
«Che?!»
«Hai sentito bene», disse. «Saremo sicuramente impegnati in una qualche missione, forse anche a parecchi chilometri da qui-»
«E tu come lo sai?»
«Fiiidatiii», sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «E poi anche in caso contrario, vuoi farmi credere che ti interessa ancora iscriverti? Abbiamo affrontato una maledizione di livello speciale, stanotte! Mettersi a giocare alla guerra contro Damaru e la sua cerchia o esorcizzare spiriti maledetti ridicolmente deboli-»
«Io avevo intenzione di partecipare, lo sapevi benissimo!»
«Beh, ora non più... giusto?».
Geto trasecolò.
«Va bene, stammi a sentire-»
«No, tu stai a sentire me!», esclamò il moro, incredulo che avesse preso una decisione del genere al posto suo, senza neanche pensare di confrontarsi prima con lui. «Quando siamo in missione posso ancora accettare che tu prenda questo genere di iniziative senza interpellarmi- ma dentro le mura scolastiche non ti devi permettere di intralciare il mio percorso!».
Satoru restò di sasso.
Intralciare il suo percorso? Ma che razza di ingrato!
Adesso sì che fremeva dalla voglia di vomitargli addosso la verità. Gli avrebbe sbattuto una volta per tutte in faccia che Yaga non lo riteneva pronto a partecipare a quel maledetto incontro e che per questo si era ritirato anche lui.
Così vedremo chi dei due farà la figura del cretino!, pensò.
Tuttavia, Geto non gli diede il tempo di aprire bocca.
«Ah, lasciamo perdere», sibilò infatti e, livido di rabbia, lo superò con una spallata.
Attonito, Satoru serrò le mascelle e restò piantonato in mezzo alla stradina.
Ma fa sul serio?
Gli occhi gli bruciavano di riprovazione, inchiodati sulle spalle sempre più piccole e lontane dell'amico.
«Questo sarebbe il ringraziamento?!», gli urlò dietro, ma Suguru lo ignorò e continuò a camminare.
«Fanculo», sibilò allora Gojo fra i denti e, sfogato il nervoso su un sassolino del selciato, si incamminò nella direzione opposta.

L'ultima Calda Primavera - SatoSugu PrequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora