V. Utero maledetto - parte due

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SAKURA'S POV

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SAKURA'S POV

Toge cadde a terra, sputando sangue.
Stava facendo esplodere spiriti dopo spiriti senza fermarsi, né permettendomi di aiutarlo – mi teneva stretta col braccio dietro a lui – ma ormai aveva raggiunto il limite.

«Senpai-Inumaki, basta così.» Supplicai, inginocchiandomi affianco a lui, posandogli una mano sulla spalla. «Ora ci penso io.»

In realtà sconfiggere quegli spiriti non era difficile, dovevano essere un livello abbastanza basso. Il problema era che ogni volta che uno veniva ucciso, questo si moltiplicava. Noi ne avevamo già fatti esplodere parecchi, ma era bastato. E se avessero continuato all'infinito? Prima o poi avrei finito anche io la mia energia malefica e avrei ceduto.

Non arrenderti. Combatti.
Se non combatti sei già morta.

Bruciate, pensai ribollendo di rabbia. E questi bruciarono, ma solo per far spazio al doppio di loro. Pensa, Sakura. Cosa puoi fare per far sì che non muoiano, ma nemmeno che vi attacchino?

Mi volsi a cercare lo sguardo di Inumaki, sperando di trovarci una qualche soluzione.
Lo trovai. In realtà, non ebbi bisogno di cercarlo: due grandi occhi viola già mi stavano fissando. Mi persi un secondo in quello sguardo... i suoi occhi mi avevano sempre ricordato una galassia. Se fossimo usciti vivi da lì, glielo avrei detto. Come avrei detto a Fushiguro che non importava quanti muri ergesse, non poteva fermare l'affetto di coloro che ti vogliono bene. E avrei detto a Yūji... ma che cazzo mi prende? Non stiamo mica per morire, muovi il culo e smettila di fare la sentimentale! Mi sgridai mentalmente.

«Gabbia.» Sussurrò il ragazzo biondo di fronte a me, ancora sulle ginocchia. Eh?!

«Cos- hai parlato!» ma non riuscii a focalizzarmi su quell'evento più unico che raro perché venni colpita da un'illuminazione.
Gabbia.

«Ma certo! Senpai-Inumaki, sei un genio!» Ora sapevo cosa dovevo fare. Lui sorrise alla mia determinazione.

Mi voltai di nuovo faccia a faccia con i nemici, pronta a liberarmene. La terra è l'elemento che più mi dava problemi – infatti, in quei due mesi all'Istituto ero riuscita a fare poco e niente se non prendermi cura della serra.
Ma Inumaki contava su di me, dovevo farcela. Potevo farcela. E lo feci.

Dopo aver canalizzato la mia energia nel terreno sotto i miei piedi, seguii il mio solito schema: pensa, crea, rilascia. Pensa a cosa vuoi fare, crea ciò che vuoi fare, lascia andare.

Dal terreno uscirono una miriade di radici che si chiusero attorno alle maledizioni come a creare una gabbia gigante, che le intrappolò.

Sakura Fubuki • Toge InumakiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora