avevo le carte dell'ospedale in mano, acqua salata cadeva dai miei occhi, facendoli pizzicare, per poi farsi strada sulla pelle calda del mio viso.
non può essere..sento dei passi dirigersi verso il soggiorno, era lui.
non appena mi vide seduta a terra mi strappò il foglio dalle mani.
lo strappò, furibondo iniziò a picchiarmi, come al solito.da quel giorno mio marito tornava a casa con delle peripatetiche donne, che una dopo l'altra sentivo gemere dal piacere mentre venivano soddisfatte dal mio uomo, mentre io ero a fare faccende in casa.
ne ebbi abbastanza, mi tolsi il fazzoletto celeste dalla testa e corsi nel boschetto dietro casa a piangere seduta ai piedi di un albero.
«non è piacevole vedere una graziosa creatura stare in queste penose condizioni. le serve una mano, signorina?»
cazzo, pensai.
velocemente asciugai le lacrime con le maniche ruvide del mio vestito a dir poco trasandato.di fronte a me la figura di un uomo molto elegante, che mi squadrava con un sorriso stampato in viso.
aveva i capelli e gli occhi di un color nocciola davvero particolare, avevano riflessi quasi ramati.
mi fermai un po' troppo a guardarlo.«mi scusi signore non era mia intenzione»
panicai, alzandomi chinando la testa per scusarmi.
lui mise di lato la testa, abbassandosi di poco, come per cercare il mio sguardo.«non si deve scusare signorina, posso aiutarla in qualche modo?»
cosa voleva lui adesso, ci mancava un altro becero, inutile e riprovevole uomo.ma d'altronde ero troppo distrutta per poter tenere qualcosa dentro ancora.
così gli raccontai gli avvenimenti che stavano accadendo nella mia vita, non entrando nei dettagli, d'altronde non sapevo chi quest'uomo potesse essere.
lui mi fermò, facendomi notare di aver perso per strada un dettaglio fondamentale.«ha scoperto che sono sterile, ecco perché fa così. ma sono convinta che sia normale, vorrebbe una famiglia, insomma non sono nessuno per dirgli qualcosa.»
dissi, facendo un grande sospiro.da quel giorno quel giovane rimase quasi ogni giorno accanto a me.
diventammo presto migliori amici.«Eulalia..dovremmo fare qualcosa.»
consigliò il mio amico una sera d'estate.
eravamo seduti per terra nel bosco dietro casa mia. lo stesso in cui ci incontrammo per la prima volta.
faceva caldo, ma c'era una brezza fresca che passava tra i capelli di entrambi.«oh, cosa intendereste fare?»
chiesi con poco tatto, alzando un po' la voce poiché eravamo seduti abbastanza distanti.
alla sua risposta sgranai gli occhi, non potevo crederci, l'aveva detto davvero?«ma.. cosa sta dicendo?»
lui prese il mio braccio avvicinandosi a me, scoprendolo dalle maniche lunghe del mio vestito, il mio solito vestito bianco sporco.
guardò i lividi presenti su quasi tutta la superficie del mio braccio, per poi guardarmi negli occhi facendomi intendere che non ci sarebbe stata un'altra soluzione.
rimise la manica del vestito al suo posto, tornando più distante da me, sapendo che non amavo avere persone troppo vicine.
annuii, accettando la proposta dell'uomo. d'altronde era il mio migliore amico, non lo avrebbe mai fatto con un secondo fine.la sera stessa, appena rientrai a casa, mio marito iniziò a urlare, chiedendomi dove fossi stata, insinuando che fossi una delle sciacquette che lui stesso portava in casa.
per la prima volta gli risposi, urlando.
mi fermò con uno schiaffo.
in quel momento entra dalla finestra il mio migliore amico, prendendo mio marito dal collo con il braccio, premendogli -con la mano libera- un panno imbevuto di cloroformio. fattore che lo fece addormentare solo dopo pochi minuti.
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-✰ 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚 𝐝𝐨𝐥𝐜𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 ✰ - Hazbin Hotel.
FanfictionEulalia, dopo aver condotto una vita turbolenta a causa di suo marito, si ambienta all'inferno. Una volta arrivata inizia a sconfiggere qualunque ostacolo lei si trovi davanti, grazie alla rabbia repressa verso le persone che in vita le hanno volta...