XIII. scusa

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erano ormai trascorsi quasi cinque mesi da quando ero in quell'hotel. le cose per me si facevano sempre più difficili: iniziai ad avere ancora più ricadute e momenti di vulnerabilità, ma avevo imparato a nasconderli. non avevo intenzione di chiedere sempre aiuto ad Alastor, anche se notava sempre quand'ero giù, e anche indirettamente faceva qualcosa per tirarmi su.
e.. per quanto riguarda Lucifero.. beh, in quei mesi non avevamo parlato tanto. quello era uno dei motivi per cui stavo sempre peggio. lui mi parlava solo quando doveva darmi una mano con la storia delle tre v.

devo dire che il mio piano, o meglio.. il piano di Alastor, stava andando a gonfie vele.
Vox era totalmente impazzito. erano due mesi che era chiuso nella sua stanza ad avere allucinazioni che io gli provocavo.
stava cedendo, ma i suoi scagnozzi idioti perseguivano.
non mancava molto prima che sterminassero il resto della mia famiglia.
fortunatamente, si era scoperta un'altra parte della famiglia che si era trasferita in Germania, avevo ancora qualche parente sparso qui e lì, e probabilmente i tre idioti non lo sapevano ancora, infatti si stavano muovendo molto lentamente.

quel giorno Husk mi aveva costretta a fare un giro con lui. non passavamo del tempo da soli da un po' di tempo, e di certo non mi avrebbe fatto dispiacere parlarci.
ogni volta che ero con lui gli spensierati discorsi tra noi si tramutavano presto in discorsi profondi e sentimentali. ci misi molto per riuscire ad accennargli solo alcuni dei miei problemi. ma aprirsi con lui non era così male, non rispondeva nulla di strano, non provava a consolarmi. mi raccontava una parte della sua storia facendomi capire di non essere sola, e questo lo apprezzavo davvero, preferivo non avere parole di conforto, tanto più un silenzio o un'esperienza del mio interlocutore.

eravamo di ritorno all'hotel. era notte inoltrata ormai, avevamo visitato un pub nell'anello della lussuria, e ci eravamo fatti prendere dai nostri soliti discorsi, ci venne davvero una parlantina che durò ore.
erano ormai le cinque e mezza del mattino, perciò decidemmo di non dormire affatto quella mattina. eravamo già passati a prendere un caffè e uno stuzzichino come colazione.

appena rientrati, ci sedemmo sul divano, continuando a ridere e a parlare del più e del meno. presto però, iniziai a vedere tutto sfocato, dal nulla, iniziai a sentire di nuovo quella sensazione.
no, non di fronte a lui.
cercai di trovare una scusa. provai a salire le scale ma al posto di arrivare alla fine di esse, rotolai nuovamente giù. sentivo che le ali stavano per aprirsi, non avrebbe dovuto vederle, nessuno doveva saperlo.
Husker prontamente corse verso di me, prendendomi da sotto alle ascelle in modo da farmi sedere sul pavimento, mentre mi reggeva.
«cazzo Eulalia che ti prende?»

chiese con gli occhi spalancati. cercai di farfugliare qualcosa, ma presto vidi solo un nero totale.
sentii delle voci ovattate urlare e parlare, ma presto sentii solo un fischio nelle orecchie.
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aprii lentamente gli occhi, ricordando immediatamente l'accaduto. ero così stanca di quegli episodi. volevo tornare ad essere me, a stare bene come sempre. non ero abituata a tanta vulnerabilità, e tutte quelle cose, tutti quegli eventi, tutte le informazioni ricevute in quei mesi.. mi stavano lentamente distruggendo. fortunatamente non avevo nuovamente ceduto alla rabbia, non avevo più avuto problemi con gli aghi, ma avevo una strana sensazione.

presto mi accorsi di non essere in camera mia, ma ero distesa su un letto, con una coperta sopra di me, delicatamente posata fino al mio naso.
distinguevo due voci discutere, una era lieve e quasi impercettibile, mentre l'altra sembrava arrabbiata, urlava.
lentamente, mi sedetti sul letto, cercando di guardarmi intorno. diamine, le ali.
le chiusi velocemente, nascondendole tra i capelli come sempre.
uscii dalla stanza, notando Husker e Lucifero che discutevano, e appena notarono la mia presenza si rivolsero verso di me cambiando sguardo.

 -✰ 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚 𝐝𝐨𝐥𝐜𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 ✰  -  Hazbin Hotel. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora