XIX.

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io e Lucifero sentimmo un fortissimo rumore, ci staccammo d'istinto.
non sapevamo cosa l'avesse provocato, ma lo ignorai, cercando di finire la frase.
«io non so cosa mi sia preso-»

lui mi prese il viso con la mano, facendomi intendere di stare in silenzio.
mi sentivo totalmente impotente in quel momento, non capivo davvero cosa mi prendesse.
sta volta fu lui ad azzerare nuovamente la distanza tra i nostri visi, riprendendomi per i fianchi.

non opposi resistenza, in quel momento il mio corpo era immobile, non avevo il controllo di esso.
questa volta il bacio non era veloce come il precedente. era lento e dolce, bisognoso.
mi staccai nuovamente, allontanandomi da Lucifero.
mi schiarii la gola, finendo gli ultimi due tiri di sigaretta nel silenzio imbarazzante creatosi nella stanza.
sentivo le guance andare totalmente a fuoco, e l'uomo di fronte a me non era da meno. non mi guardava negli occhi, fumava in silenzio, con un rossore incredibile in viso, accentuato dal fatto che fosse pallidissimo.

spensi la sigaretta sulla mia mano, buttandola nel cestino di fianco a me.
«io vorrei fare una doccia, se permetti»
dissi a voce bassa.
Lucifero si tolse la giacca, spegnendo la sigaretta a sua volta.

«uhm, si certo.. vai pure io.. rifletto su cosa fare con l'imp»
farfugliò tra un balbettio e l'altro.
mi chiusi a chiave nel bagno, cercando di recuperarmi. mi maledissi mentalmente per le mie azioni, e mi fiondai nella doccia, cercando di eliminare dai pensieri ciò che avevo pocanzi combinato.

ti sei per caso dimenticata di doverti concentrare sull'imp ora?
adesso sarà ancora più difficile di prima ignorarlo. diamine.
non riuscivo a non pensare, non riuscivo a togliermi la sensazione delle sue labbra sulle mie. i miei fianchi avevano ancora la sensazione delle sue mani su di essi.

forse erano queste le sensazioni di cui parlava Alastor? di cui mi parlavano i sogni?
non ero sicura di volerci pensare, riuscivo a capire soltanto che avevo bisogno di sentirlo vicino a me.
questa era una sensazione davvero strana, poiché odiavo il contatto fisico. infatti si crearono idee contrastanti in me, non riuscivo a capire cosa volessi davvero.
ma non era il momento di pensarci.

uscii dalla doccia, vestendomi con ciò che mi ero portata in bagno: gonna stretta in vita, che però scendeva delicata, quasi larga; maglia aderente a maniche lunghe, posizionata nell'interno del pezzo di sotto, ovviamente del medesimo colore, bordeaux. non misi i guanti poiché dovevo prima di tutto asciugare i capelli.
avevo lasciato il phon nella stanza, perciò aprii la porta e tornai indietro, trovando Lucifero seduto sul mio letto.
appena sentì il rumore della porta portò il suo sguardo verso di me per mezzo secondo, ritirandolo subito dopo.
mi strofinavo delicatamente i capelli con l'asciugamano, cercavo di ignorare lo sguardo di Lucifero, poiché non sapevo davvero come comportarmi.

presi il phon, e iniziai ad asciugarmi i capelli.
una volta finito presi la spazzola, come al solito.
Lucifero me la prese di mano, facendomi segno di sedermi accanto a lui.
gli sorrisi, questa volta ero girata verso di lui, che delicatamente mi accarezzava i capelli con i denti stretti della spazzola, che pian piano separavano un capello dall'altro, districando ogni nodo.

rimanemmo in silenzio, finché lui non si avvicinò al mio viso, lasciandomi un dolce bacio sulla guancia.
gli sorrisi lievemente, iniziando ad avvertire nuovamente calore sulle guance.
quel momento venne ahimè interrotto da Angel Dust, che aprì violentemente la porta. avevo dimenticato di nuovo di chiuderla. era un mio vizio.

«STRONZA»
urlò. io e Lucifero ci guardammo tra noi, guardammo Angel, che nel mentre si era bloccato a guardarci. presi d'istinto la spazzola dalle mani di Lucifero e iniziai a pettinarmi i capelli.
«non ti hanno insegnato le buone maniere, Angel Dust? non sai che si bussa?»

lui, perplesso dalla situazione rimase sull' uscio della porta, portando poi un gomito su uno dei lati, sporgendosi in avanti.
«oh insomma voglio sapere i dettagli della cena con mr. faccia piatta, ci avete dato dentro?»

notai lo sguardo di Lucifero, era rivolto verso Angel, aveva un sopracciglio alzato, a malapena sbatteva le palpebre.
«sai già la risposta. e non ci sono dettagli, siamo stati ad un ristorante, abbiamo parlato.. poi siamo andati a casa sua-»

venni interrotta da Angel Dust che si precipitò ai miei piedi con gli occhi pieni di speranza.
«dai dimmi che avete scopato»
gli tirai un colpo di spazzola in testa, facendolo cadere all'indietro, sbuffando prima di porgergli la mano per farlo alzare.

«no, abbiamo fumato una sigaretta e sono andata via. parla troppo quel demone. »
Angel guardò Lucifero, e improvvisamente fece qualche passo indietro
«mh si avresti potuto zittirlo»
sorrise maliziosamente.

avevo ben capito cosa stava cercando di fare, infatti gli lanciai un'occhiataccia cercando di maledirlo o mandarlo via in qualche modo. certo non avevo le pupille ma se volevo, lasciavo trasparire in modo più limpido possibile le mie emozioni.
«suppongo di sì. possiamo parlarne più tardi Angel? potremmo fare un giro questo pomeriggio, ho un po' di cose da sbrigare. »

lui sbuffò annoiato, farfugliando un "vaaadoo" annoiato e scocciato.
appena egli chiuse la porta tirai un sospiro, mentre continuavo a pettinarmi i lunghi e folti capelli rossi.
«in che senso a casa sua?»

disse Lucifero, girando lo sguardo verso di me, ancora con un sopracciglio alzato.
«beh si, devo calarmi nella parte. più faccio finta di nulla, più è facile ottenere la sua fiducia. »

Lucifero mi guardò interdetto, dipingendo il suo volto con un'espressione disgustata.
«che schifo, e.. com'è beh com'è andata?»

il suo tono di voce era titubante, come se non volesse chiedermelo.
smisi di pettinarmi i capelli, posando la spazzola sul comò. presi dal cassetto dei guanti corti neri vedo non vedo, con le solite ricamature floreali.
«diciamo. ripeto, quell'uomo è davvero logorroico. non fraintendermi amo chi parla tanto, ma non da possibilità di interloquire. e poi parla solo di se e dei suoi progetti. e poi che schifo mi ha messo il braccio intorno alla spalla»

feci un verso di disgusto, mettendomi i guanti mentre parlavo, girandomi poi verso Lucifero che mi guardava ancora più perplesso di prima.
misi la testa lievemente piegata di lato, non riuscendo a capire perché il demone fosse in totale silenzio a fissarmi.
«ehm. si- io- io stavo pensando che magari potresti parlare con stolas e blitzø, oggi.. magari nel tuo giretto pomeridiano con Angel Dust. non dargli troppe informazioni, assicurati solo di promettergli soldi, e che non verrà punito. i Vees saranno allo stremo delle forze, ci manca solo Velvette. »

annuii, era un'idea garbata.
passammo qualche secondo in silenzio, che dopo poco ruppi, prendendo parola.
«grazie, e scusa. ora vado a riferire tutto ad Alastor però. »
presi un respiro per ricompormi, provai a legarmi i capelli, ma il demone che era ancora con me, mi consigliò di lasciarli sciolti, essendo appena lavati. accettai, ma misi lo stesso il mio cappello rosso.
uscimmo entrambi dalla stanza, lo guardai camminare nella direzione opposta alla mia.

che stolta. ora s'illuderà che io abbia capito qualcosa.
ma, per dio, ne avevo bisogno in qualche modo.
mi sento a disagio a ripensarci, ma nel momento stavo così bene. che diamine mi prende?

un nuovo flusso di pensieri si fece strada in me mentre camminavo verso la stanza di Alastor, solo per iniziare ad urlare l'accaduto, tormentando quella povera anima tormentata già abbastanza.

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SPAZIO AUTRICE
altro capitolino, un po' vuoto lo so, forse addirittura noioso, ma fidatevi, ne vale la pena!

ascoltare i pensieri di Eulalia è più che utile, servirà molto per la fine della storia!

siamo quasi giunti al termine.
sono molto tentata di scrivere una HuskerDust, che dite la leggereste?

vi voglio bene🫶🏻🫶🏻🫶🏻

 -✰ 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚 𝐝𝐨𝐥𝐜𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 ✰  -  Hazbin Hotel. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora