𝟏𝟑 ┃ ❝𝐧𝐞 𝐡𝐨 𝐚𝐯𝐮𝐭𝐢 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢❞

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││ ─ MYTH ─ ││
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Ottenuta la propria conferma, quella notte Jimin non aveva fatto a meno di cominciare a collegare vari tasselli delle precedenti vicende, cercando di distrarsi dal fatto che Yoongi avesse deciso di dormire sul divano e non più nella sua stanza.

Non aveva capito perché l'omega cercasse di respingerlo o ─ ancor peggio ─ invalidare quello che c'era tra di loro perché ci aveva pensato per parecchio tempo e non poteva fare a meno di credere che in realtà anche il menta in questione fosse perfettamente cosciente di quel loro legame.

Lo sapeva, ne era a conoscenza eppure continuava a fare il possibile per rinnegarlo.

Una motivazione doveva pur esserci.

E aveva pensato ad ogni cosa, a come cedere il suo lupo fosse stato decisamente meno traumatico ed impegnativo rispetto quello che sapeva accadesse, a come probabilmente il loro essere compagni avesse reso quella sua momentanea perdita non un sacrificio bensì un dono fatto al proprio compagno. Immaginava fosse per quello che la separazione non era stata così distruttiva da portarlo ad un malessere fisico e mentale; si sentiva scombussolato ogni tanto, confuso riguardo le proprie emozioni ma finchè restava al fianco di Yoongi sentiva che l'omega in questione fosse in grado di mantenerlo stabile e di donargli a sua volta parte di sé così che non percepisse in maniera troppo intensa la mancanza del proprio lupo.

Quando però ─ dalla sua stanza solitaria ─ sentì dei lievi singhiozzi provenire dal soggiorno nel quale dormiva l'omega ─ o quanto pare tentava ─ proprio non riuscì a fare a meno di avvicinarsi a lui, restando però a debita distanza in maniera da non invadere lo spazio personale del giovane.

Quei singhiozzi trattenuti non facevano altro che urlargli "voglio sfogarmi ma senza che nessuno mi senta" e lui non poteva certo giungere da lui privandolo di quel momento di privacy e solitudine che ─ ironicamente ─ a Skid Row mai pareva aver avuto.

Yoongi era sempre stato sotto controllo da decine di uomini e nonostante la solitudine provata dal non avere al proprio fianco un elemento o individuo familiare che gli consentisse di non sentirsi così solo come invece era, la continua supervisione di guardie e medici non aveva fatto altro che soffocarlo secondo dopo secondo.

In quel momento, Yoongi aveva bisogno di sentirsi libero di piangere e buttare fuori ogni frustrazione senza che nessuno cercasse di sopprimere tali gesta, senza che nessuno lo aggredisse pur di zittirlo e ─ allo stesso modo ─ senza che nessuno osasse strattonarlo a destra e a manca ignorando quelle dolorosa lacrime sulle sue guancie.

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