Mi sveglia e sentii un fiato caldo sul mio collo. Mi girai lentamente e vidi thomas a meno di un centimetro di distanza da me. Avevo cercato di stargli il più lontano possibile, tanto che ero al limite fra il bordo e il pavimento, ma a quanto pare lui aveva scalato i letti che ancora non avevo avuto il cuore di dividere fino ad arrivare al mio fianco.
Sgattaiolai fuori dalle coperte cercando di non svegliarlo, non perché volessi in qualche modo essere gentile con quello stronzo, ma perché sapevo che una volta che aperti i suoi occhi, sarebbe stato più difficile resistere alla tentazione di perdonarlo e io non avevo alcuna intenzione di farlo.
Le parole che mi aveva detto o meglio, quelle che non mi aveva detto, erano ancora impresse a fuoco nella mia testa. Io non volevo un "ti amo", non volevo neanche che mi chiedesse di mettermi insieme a lui, mi sarebbe bastato un forse. Sì, perché mi sarebbe bastata quella piccola speranza lontana, quella porticina semi-aperta per ributtarmi fra le sue braccia. Forse a quel punto era meglio così. Allora perché faceva così fottutamente male?
Andai in bagno e mi feci una doccia veloce, il che non era da me. La gran parte delle volte potevo anche stare un'ora lì dentro a farmi scivolare via i pensieri e le preoccupazioni, mi sarebbe proprio servito in quel momento, ma la voglia di passare meno tempo possibile con thomas ebbe il sopravvento, così altrettanto velocemente mi rivestii e uscii dalla nostra camera.
Arrivai in mensa che era ancora semivuota. Meglio così, non avevo voglia di essere disturbato da qualche coglione. Presi una tazza, ci ficcai dentro il latte e poi i cereali, cercai un tavolo libero e mi misi a mangiucchiare svogliatamente la mia colazione. Manco avesse avvertito il mio bisogno di restare da solo e avesse tutta l'intenzione di rovinare i miei sogni, vidi un frypan affannarsi per raggiungere il mio tavolo. Appoggia la testa sulle mie mani, massaggiandomi le tempie con le dita.
"Fermati subito frypan." Senza neanche guardalo alzai una mano per arrestare la sua avanzata.
"Ma.." Lo sentii protestare.
"No, oggi non ci sono né ma, né se. Non voglio stare con te, né oggi, né domani, né il prossimo mese. Cerca di fartelo entrare bene in testa, perché se non ti spacca prima la testa il padre della tua ragazza, lo farò io. Ora vattene, vai a fare a compagnia a minho che fai un favore a tutti e tre."
Tornai a guardare svogliatamente la mia tazza di cereali, ma quando due secondi più tardi rialzai gli occhi, mi resi conto che frypan era ancora lì impalato a fissarmi a bocca aperta. "Beh allora?" Gli chiesi scontroso. "Te ne vai? Vorrei finire la mia colazione in pace!" Sotto la mia occhiataccia lo vidi voltarsi e raggiungere un tavolo dove erano seduti minho e
gally.Notai che nel frattempo la mensa si stava riempiendo. Nel solito tavolo in fondo alla sala erano andati a sedersi in quell'istante thomas e winston. Non potei fare a meno di pensare che era così che sarebbe dovuto essere, che sarebbe stato così se io non fossi mai arrivato in quella scuola.
Mi salì un groppo alla gola e di colpo mi passò anche la voglia di mangiare. Nonostante fosse prestissimo, mi diressi a lezione, l'aula era l'unico posto dove non rischiavo di incontrare qualcuno che non volevo.
minho, gally, frypan, thomas e winston erano tutti più grandi di me quindi seguivano altri corsi ed ero piuttosto sicuro del fatto che zart non fosse iscritto a letteratura perché i posti erano finiti. Quindi ero completamente solo e non sapevo se esserne felice o meno. Non sapevo davvero più cosa fare, ero arrivato a una situazione di stallo.
L'unica soluzione sarebbe stata quella di andarmene e tornare a casa, ma a quale scopo? Quello di farmi dire ancora una volta dalla mia famiglia che ero un fallito?
Inoltre non avevo più amici lì e sonya mi avrebbe sommerso di domande su thomas. Qualche tempo fa avrebbe avuto senso, lo avrei fatto per proteggere i miei amici, ma ormai zart aveva vinto, non erano più miei amici, aveva convinto minho, frypan e winston a starmi lontani e gally e thomas ero io stesso a non volere più averci a che fare.
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stanza 258 || newtmas edition
Romans"isaac... newton isaac» Guardai la segretaria cercare il mio nome nel lungo elenco di fogli che aveva. "isaac, isaac, isaac... Ah eccolo! Stanza 258, sei in camera con un certo thomas edison" Presi le chiavi che mi offriva e le rivolsi uno dei miei...