(46) Ci stai prendendo in giro?

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Il terrore si fece spazio nei miei occhi quando vidi Frypan con tutte quelle ferite. Più si avvicinava, più sembravano terribili.

Arrivato di fronte a noi fece finta di non vedere le nostre espressioni preoccupate e il suo viso si aprì in un sorriso che stonava molto con tutti i suoi lividi.

"Ciao ragazzi!" Disse con il suo solito tono allegro, anche se riuscivo a sentirci dentro una nota di nervosismo. "Scusatemi tanto per il ritardo. Allora, come sono andate le vacanze?"

Scambiai un'occhiata con i miei amici, che sembravano perplessi tanto quanto lo ero io.

"Ci stai prendendo in giro?" Gli chiese Minho sfacciatamente. Vidi la faccia allegra di Frypan iniziare a sbriciolarsi. Sospirò come se avesse sempre saputo che negare sull'evidenza non avrebbe funzionato, ma che avesse dovuto comunque provarci.

"Cosa ti è successo?" Intervenni io, evidentemente agitato, poi realizzai. "Oh mio dio, era per questo che non mi rispondevi al cellulare?"

"Ragazzi, non vi preoccupate, sto bene." Provò a rassicurarci lui. Minho lo ignorò completamente per chiedergli chi gli avesse fatto quello. Lui sorvolò sulla domanda, così come sulle altre che io e il coreano gli ponemmo.

"Ragazzi smettetela." Sbottò Frypan alla fine. "Adesso, se premettete, vorrei andare in camera mia a sdraiarmi perché il viaggio è stato piuttosto faticoso. A dopo." Detto questo prese la sua valigia e ci sorpassò senza aggiungere una parola. Era davvero difficile far arrabbiare Frypan e quella volta io e Minho ci eravamo andati molto vicini. Forse avevamo esagerato un po', ma l'avevamo fatto solo perché eravamo preoccupati per lui.

Gally era rimasto in silenzio per tutto il tempo. Lui era evidentemente il più legato a Frypan, nonostante passasse la gran parte del tempo a prenderlo in giro per i suoi modi di fare. Sembrava che la notizia lo avesse paralizzato.

"Tutto okay?" Gli chiesi preoccupato appoggiandogli una mano sulla spalla. Quel toccò sembrò risvegliarlo.

"Sì sì, forse è meglio che io vada..." Non fini la frase.

Semplicemente se ne andò come se avesse già spiegato tutto. Io e Minho ci guardammo sconsolati. Non sapevamo neanche più cosa dire o fare.

"Quand'è successo?" Gli chiesi. "Quand'è che tutto è iniziato ad andare a pezzi?" Lui scosse la testa. "È sempre stato tutto a pezzi. Non c'è mai stato niente di integro."

E a pensarci bene era vero. Fin da prima che arrivassi lì, la mia vita era stata solo un cumulo di macerie. E nel momento in cui cominciavo mettere a insieme dei pezzi, appena cominciava a prendere forma un muro, un altro veniva distrutto brutalmente e io tornavo al punto di partenza. Stavo cominciando a desistere, ormai la possibilità di raccogliere quelle pietre e costruire un luogo sicuro in cui essere felice mi sembrava impossibile.

Minho mi diede una pacca sulle spalle, come per incoraggiarmi. Gli rivolsi un timido sorriso e decidemmo silenziosamente di comune accordo di andare in caffetteria. Lì cercammo di non pensare a Frypan per po' e l'atmosfera si alleggerì. Cercò di estorcermi più informazioni possibili su come avevo trascorso le mie vacanze con Thomas, cosa avevamo fatto, come si era comportata la mia famiglia nei suoi confronti e come mi aveva chiesto di essere il suo ragazzo. Io cercai di non rispondere alle domande e di dirgli il meno possibile, soprattutto quando iniziarono a farsi scomode e imbarazzanti, ma fra una risata e l'altra riuscì a farmi dire buona parte della verità.

Anche lui mi raccontò delle sue vacanze, di come avesse cucinato i biscotti con sua madre, delle uscite con i suoi vecchi amici nei pub, di quando era andato a giocare a golf con suo padre e del fatto che Winston gli avesse fatto conoscere suo fratello minore un giorno in cui stavano video chattando.

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