Come un'opera d'arte

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Lavinia pov's
Erano all'incirca le sette del mattino quando in un soleggiato martedì mi ritrovai a svegliarmi di soprassalto in quanto dalle mie stanze si sentivano delle urla.
Così, spaventata da quel forte vociferare scesi al piano terra del palazzo ancora in vestaglia e con gli occhi impastati dal sonno.
-Cosa succede qui?-Esclamai scendendo le scale
-C'è qualcuno?-Continuai non ricevendo alcuna risposta ma le urla non sembravano affatto affievolirsi
Così mi recai presso lo studio di Zio Jacopo, più mi avvicinavo più più le urla diventavano forti, da lontano riuscì a riconoscere le voci dei miei fratelli che animatamente discutevano con mio zio.
Quando arrivai dinanzi la porta la spalancai senza bussare e vidi tutti i presenti della stanza puntare gli occhi su di me:
-Fratelli cosa succede qui?-Esclamai rivolgendomi ai miei fratelli
-Nulla Lavinia, vieni ti accompagno nuovamente nella tua stanza -disse mio fratello Guglielmo cercando di non farmi porre più domande
-No Lavinia, resta-affermò mio zio controbattendo le parole di Guglielmo
-Zio, non mi sembra il caso sapete?-Solo in quel momento sentì la voce del maggiore dei miei fratelli: Francesco, che fine ad allora era rimasto in silenzio scrutando le varie figure presenti in stanza
-Invece sì, caro Francesco, Lavinia deve restare!-sottolineò con sarcasmo le parole della frase e contemporaneamente mi indicò col dito di sedermi nella sedia libera accanto a lui.
-Sedete Lavinia-mi ordinò Zio Jacopo
-sapete, è stato ordito un complotto contro il buon vecchio Piero de' Medici e la sua famiglia, compresa tutta Firenze, pensa che a tendere un agguato a quell'uomo sia stato io-disse mio zio accarezzando la copertina del libro presente sullo scrittoio su cui era poggiato.
Poi continuò:
-Sapete la cosa che più mi sorprende è che i tuoi fratelli credano a tali dicerie diffidando della mia parola
Io che sono la loro famiglia vengo messo in discussione per i nostri storici vitali, riusciti a comprendere l'enorme gravità della cosa? -Disse guardando con disprezzo i miei fratelli.
-Lavinia, non dargli ascolto, noi siamo venuti in questo studio dopo aver appreso la notizia e siamo venute a chiedere a Zio Jacopo se per caso avesse a che fare con l'accaduto-rispose Guglielmo rivolgendosi principalmente a me
-Sai sorella non si tratta di un agguato ad personam  , sono stati arrecati danni anche ai suoi figli: Lorenzo e Giuliano, si pensa che l'intento principale era quello di eliminare l'intera dinastia della famiglia De' Medici-continuò Francesco completando  il discorso di Guglielmo.
Al solo pensiero di quanto sentito le gambe divennero molli: Lorenzo era stato vittima di un agguato, come stava adesso? era ferito? Questi erano i pensieri che balenavano nella mia mente in quel momento e quasi sembrai catapultarmi in un'altra dimensione dopo aver appreso tale notizia.
-Lavinia, ti senti bene?-Mi chiese Guglielmo che nel frattempo si era avvicinato a me
-io, io non mi sento tanto bene-risposi alzandomi dalla sedia e recandomi alla porta ,mentre la aprivo esclamai:
-scusate, ho bisogno di prendere una boccata d'aria-così mi incamminai verso l'uscita senza aspettare alcuna risposta.
Corsi il più possibile lontano da quello studio .
Era vero ciò che sosteneva la città? Mio zio era talmente ossessionato dal potere tanto da spingersi così oltre?
Cosa avrebbe potuto pensare Lorenzo di noi, di me?
Dopo essermi ripresa dalla triste notizia,rimurginando su quanto accaduto,arrivai alla conclusione che forse la mia era stata una reazione eccessiva.
In fondo non si avevano prove in merito all'agguato fatto ai Medici.Ma ció che era più strano,era il fatto che io mi interessassi di ció che accadeva nella vita di quell'affascinante,scaltro ed intrigante uomo.
Così decisi di recarmi nuovamente nelle mie stanze in quanto ricordai di essere ancora in vestaglia da notte e non potevo di certo raggirare per il palazzo vestita in questo modo.
Dopo essermi preparata mi incamminai per una passeggiata tra le strade di Firenze  dove sperai di non ascoltare assurdità e calunnie sul conto di mio zio e della mia famiglia .
Durante il cammino per il centro della mia bellissima città intravidi una piccola bottega contornata da un colore ceruleo che colpì subito la mia attenzione, essendo aperta decise di entrare accompagnata dalla mia fedele servitrice.
-E'permesso?-Esclamai seguendo un piccolo corridoio che conduceva ad una stanza ricca di tele da completare e di opere appena affrescate, fatte di vividi e brillanti colori mescolati tra loro per dare vita vera e proprie opere d'arte.
-C'è qualcuno?-dissi avvicinandomi ad una tela esposta più al centro rispetto alle altre: era appena abbozzata ma ispirava magnificenza.
Mentre esploravo la piccola bottega vidi un uomo il cui volto era coperto da numerose tele, inizialmente non riuscii a riconoscerlo ma poco dopo,mentre sistemava le tele sul lato sinistro della stanza, fu la sua voce a farmi capire chi fosse:
-Madonna Lavinia-
Riconobbi subito la voce di Sandro.
-è un piacere avervi qui-disse baciandomi la mano
-il piacere è tutto mio Sandro, sono entrata nella vostra bottega perché affascinata dalla magnificenza della vostra arte-gli risposi voltando lo sguardo alle sue tele
-ne sono onorato, spero che prima o poi possiate essere soggetto di una mia tela,vi renderei immortale tramandando la vostra bellezza nei secoli-disse voltandosi verso la porta da cui un attimo dopo sembrarono entrare due uomini
-siete troppo gentile Sandro ma non so se posso, penso che mio zio non mi permetterebbe mai di posare per voi-risposi imitando il suo gesto, infatti voltare lo sguardo alla porta.
-Sandro, ricordi la volta in cui hai dipinto  la moglie di quel vecchio infermo?-esclamò una voce a me già conosciuta
-certo Giuliano-rispose Sandro dandogli una pacca sulla spalla
-Madonna Lavinia, come state?-Disse Giuliano rivolgendosi a me
-Bene messere, piuttosto voi e vostro fratello come state? Ho appena saputo dell'agguato, siete feriti?-Dissi cercando di ignorare la parte in cui mio zio veniva accusato di  esserne l'artefice.
-piuttosto bene Lavinia-disse una terza voce ,che poi scoprì essere quella di Lorenzo, che entró in stanza con enorme fierezza di sé.
-come sostiene mio fratello Madonna-continuò Giuliano affiancando il fratello
-cosa fate qui?-Continuò Lorenzo facendo scivolare i suoi occhi sul mio corpo
-sono entrata per pura casualità, ero attratta dalla bellezza di queste tele-risposi sostenendo il suo sguardo
-sapete sareste perfetta per un
dipinto di Sandro!-esclamò soffermandosi sul mio viso
-vedete Madonna, non lo penso solo io-continuò Sandro rivolgendosi a me
-solamente che suo zio non vuole Lorenzo-disse Sandro alternando lo sguardo tra  me e Lorenzo
-come si può tenere tutta per sé tale enorme bellezza-disse Lorenzo  prendendomi per mano e facendomi volteggiare su me stessa
Che adulatore pensai tra me e me! Eppure quell'adulatore mi attraeva tanto, forse troppo.
-Dite a vostro zio Jacopo che il giovane De' Medici offre il suo caro amico e artista Botticelli per i suoi servigi-
Esclamò Lorenzo riferendosi a me.
-Ditegli anche che è una proposta di pace, almeno da parte mia, e che Sandro sarebbe onorato di rendervi immortale attraverso i suoi dipinti-continuò accompagnandomi all'ingresso della bottega ed aiutandomi a salire a bordo della carrozza che mi attendeva all'esterno dell'edificio.
-alla prossima madonna, non dimenticate di esporre la mia idea al caro Jacopo-si congedò così Lorenzo chiudendo le tendine della piccola finestra presente sulla carrozza.
-a presto Lorenzo!-esclamai quando oramai si era allontanato dal veicolo e sembrava essere troppo lontano per sentire le mie parole.
Così ordinai al cocchiere di partire e di recarsi mio palazzo, nel frattempo non potei non pensare alla mano di Lorenzo sulla mia, alla sua proposta e ai suoi lusinganti complimenti. Un sorriso spontaneo mi comparve sul volto e quasi dimenticai, almeno per il momento,quanto accaduto  qualche ora prima.

Amandoti||Lorenzo De Medici||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora