Spiacevoli inconvenienti

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Lorenzo pov's
Era una calda mattina di un giovedì di piena primavera quando decisi di alzarmi all'alba e recarmi nel mio studio dove il lavoro da svolgere era molto e mi ritrovavo costantemente immerso tra le carte.
Non riuscivo a non pensare al discorso affrontato qualche giorno prima con Giuliano, se da un lato volevo scoprire il colpevole dell'attentato di mio padre dall'altro avevo paura di poter trovare indizi su Jacopo Pazzi, se avessi trovato qualcosa mi sarei dovuto allontanare per sempre da Lavinia, pur sapendo che tra noi non potrebbe mai esserci nulla.
Mentre continuavo a pensare mi affacciai alla finestra del mio studio da cui era ben visibile la cupola del Duomo,sentii la porta sbattere con violenza, era quella dell'entrata principale.Subito dopo si sentirono dei passi farsi sempre più vicini, d'un tratto la porta si spalancò ed io colto di sorpresa mi girai verso quest'ultima da cui vidi entrare mio fratello e Sandro seguiti dalla nostra cara  madre.
-Giuliano, Sandro, dove siete stati? E perché dal vostro volto traspare tanta rabbia-affermai andandomi a sedere sulla sedia della mia scrivania.
-Sai Lorenzo stamattina all'alba io e Sandro abbiamo deciso di fare un giro per la città per poter ritrovare prove che accusassero il vecchio Pazzi: le abbiamo trovate!-
Continuò Giuliano battendo le mani in modo furente sulla mia scrivania.
-spiegatevi meglio-esclamò mia madre che fino ad adesso era rimasta in silenzio sull'uscio della porta
-Questa mattina io e Giuliano abbiamo deciso di fare un salto a quella vecchia bettola che si trova qualche chilometro più avanti della chiesa, era aperta e abbiamo deciso di entrare per chiedere se qualcuno avesse visto qualcosa di sospetto nel giorno in cui le vostre vite sono state messe in pericolo.
In una stanza sudicia e  lercia abbiamo trovato, sotto al letto, una moneta che riportava lo stemma dei Pazzi.
Il proprietario di quel luogo ci ha spiegato che non ha mai visto uno dei componenti della famiglia Pazzi raggirarsi nel suo locale, quindi sicuramente, pur di non sporcarsi le mani, hanno deciso di pagare qualcuno per fare il lavoro sporco e quindi manomettere  la carrozza di vostro padre.-spiego' Sandro discutendo animamente
-Non ci posso credere! Sapevo che Jacopo centrassi qualcosa in merito a quello successo a nostro padre!-Dissi infuriandomi
-avete visto madre, le nostre accuse non erano infondate, come si sosteneva!-Disse Giuliano rivolgendosi a nostra madre.
-figli miei, non vi ho mai detto che le vostre accuse fossero infondate ma bisognava trovare delle prove che potessero ammettere tale colpevolezza.Continuó nostra madre sigillando per bene le porte della stanza.
-come avete intenzione di agire?-Esclamò Sandro.
-ci recheremo al palazzo Pazzi per parlare direttamente con gli interessati-dissi rivolgendomi a mio fratello
-e poi come agiremo?-continuò Giuliano rivolgendosi a me
-E poi presenteremo tali prove al consiglio dei priori e saranno loro a provvedere ad una punizione degna di tale cattiveria commessa-gli dissi io pur consapevole che in realtà stavo cercando vendetta ma allo stesso tempo volevo agire in modo cauto e pacifico.
-sono d'accordo con voi Lorenzo!-Disse Sandro
-figli miei, state attenti! Confido in voi, speriamo che a Jacopo venga data la punizione che gli spetta.-dissi mia madre baciandoci la fronte in modo protettivo e assai  materno.
Così io e Giuliano a passo spedito ci recammo a palazzo Pazzi impazienti di poter avere un colloquio con Jacopo e suo nipote Francesco, sicuramente suo complice.
Poco dopo arrivammo e stranamente le porte erano aperte, così senza troppe Moine entrammo dalla porta principale, e ci ritrovavamo di fronte Lavinia che con un bellissimo sorriso stampato sul volto conversava piacevolmente con una donna, ella ci vide  e ci venne subito incontro:
-messeri, buongiorno, a cosa deve la vostra visita?-Disse sorridendo a me e mio fratello
-non me ne vogliate Madonna, ma questa volta non siamo qui per voi bensì per vostro zio e vostro fratello Francesco.-Dissi baciandole amorevolmente la mano seguito da Giuliano.
-Venite,potete trovarli all'esterno nel nostro cortile- disse congedandosi e mostrandoci la strada per arrivare fuori.
Così ci recammo dai due spietati Pazzi che schiamazzavano e sorridevano seduti ad un tavolo.
Girarono lo sguardo e subito ci videro  infatti Jacopo esclamò:
-a cosa devo la vostra visita?-
-beh, messer Pazzi la nostra visita è legata ad una questione recente rimasta risolta tra noi.
Dissi alludendo all'attentato di mio padre.
-di cosa parlate Lorenzo?-continuó Francesco
-sapete benissimo di cosa parla mio fratello.-Mi fece eco Giuliano
-Jacopo, voi siete un uomo scaltro che si occupa di politica da tanto tempo ma io nonostante la mia giovane età ho imparato a capire quando mentite, ditemi avete qualcosa a che fare con questa moneta?-dissi estraendo dalla giacca la monete  trovata poco prima e ponendola nelle sue mani.
-Lorenzo, non riesco a capire di cosa parlate, questa moneta non appartiene a noi!-disse Jacopo continuando a fingere
-Jacopo, non fingete, ho trovato personalmente questa moneta in una bettola che si trova qui vicino come potete affermare che non vi appartenga?-continuò Giuliano che sembrava aver perso la pazienza.
-quante persone si forniscono dalla nostra banca, sicuramente la moneta sarà di qualcun altro.-Disse mettendosi sulle difensive Francesco
-in realtà noi pensiamo che voi abbiate pagato qualcuno per fare il lavoro sporco al posto vostro.-esclamai io
-ma cosa dite giovani Medici, il rapporto tra le nostre famiglie non è tra i migliori ma non è  nostra intenzione attentare alla vostra vita e a quella di vostro padre.-continuò Jacopo riconsegnando la moneta a Giuliano
-Mi dispiace Jacopo ma non riesco a credervi-rispose Giuliano ormai su tutte le furie.
-Giuliano, siete sempre stato così impetuoso, fin da ragazzino.-Lo provocò Francesco
-e voi sempre così indiscreto messere.-rispose a tono Giuliano.
-Ricordate quella volta in cui abbiamo litigato per una donna?-Disse Francesco a mio fratello
-come dimenticare Francesco, ma le consideravo questioni oramai risolte.-cercò di non rimurginare Giuliano.
-sapete, non mi sorprendo che qualcuno abbia voluto attentare alla vita di quell'infermo di vostro padre!-esclamò Jacopo sorridendo e facendo ridere anche suo nipote.
Non ebbe il tempo di controbattere perché mio fratello, oramai su tutte le furie, estrasse la spada e la puntó al braccio di Jacopo che venne ferito prima che io riuscissi a fermarli.
Intervenni lo stesso, anche se ormai troppo tardi, e dalla porta che portava all'esterno sentì delle urla di una voce femminile che poi riconobbi essere Lavinia.
-fermi, cosa combinate?-esclamò correndo verso suo zio e cercando di fermare il sangue che  fuoriusciva dal piccolo taglietto provocato dalla spada di Giuliano.
-credevo che voi foste diversi, che noi unendoci avremmo potuto creare pace tra le  nostre famiglie!-disse rivolgendosi a me e a mio fratello e guardandomi con uno sguardo ricco di delusione.
-io penso sia meglio andare via adesso magari riparlarne in un secondo momento-dissi trascinando Giuliano e cercando di tenerlo fermo e rivolgendo uno sguardo a Lavinia che continuava a guardarmi in modo brusco.
-non penserete che vostro fratello la passi liscia vero?-esclamó Jacopo
-guardie arrestatelo!-disse chiamando le guardie che ammanettarono mio fratello
-non riuscirete a farci stare zitti e a cercare di farci calmare mettendomi una notte in prigione-lo rispose Giuliano
-ci rivediamo in consiglio messeri,prima o poi riusciremo a smascherarvi!-furono le ultime parole che affermai prima di uscire da quella casa rivolgendo un ultimo sguardo a Lavinia e cercando di esprimerle il dispiacere che provavo per quell'inconveniente.
Avevo a cuore la sua opinione e sarei rimasto molto male se lei avrebbe deciso di togliermi il saluto e di troncare quella minima interazione che c'era tra di noi.
Così mi recai nuovamente al mio palazzo dove raccontai l'accaduto alla mia famiglia e insieme passammo l'intera giornata a trovare una soluzione a quella spiacevole situazione che si era venuta a creare poco prima, cercando un modo per far sì che i Pazzi venissero accusati dell'errore che avevano commesso.

Amandoti||Lorenzo De Medici||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora