Capitolo 12

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Tiffany

Appena esco dagli spogliatoi mi ritrovo Nate sulla soglia ad aspettarmi alla prese con il suo telefono.
"Hey" cerco di attirare la sua attenzione.
"Eccoti, forza andiamo" mi fa cenno con la testa prima di postare il cellulare nella tasca dei pantaloni.
"Aspetta dove?" chiedo confusa.
"A mangiare una granita, si muore di caldo"
"Nate non è un appuntamento, ti devo solo parlare" metto in chiaro.
"Non ho mai detto che lo fosse"
"Eh va bene" mi arrendo. Camminiamo in silenzio fino alla gelateria più vicina e una volta arrivati non ho neanche bisogno di leggere i gusti perché già so cosa prendere.
"Ditemi pure ragazzi" ci sorride un anziano paffuto dall'altra parte del vetro.
"Per me una granita alla menta" ordina Nate per primo.
"E per la signorina?"
"Una granita all'anice grazie" sorrido al gelataio prima che si metta all'opera.
"Anice" esclama Nate.
"Sì anice perché?"
"È particolare, e fammi indovinare gelato preferito stracciatella, anzi no yogurt"
"Nessuno dei due, semplicemente fragola e limone"
"Chi prende il gelato alla frutta? Non si può definire gelato quella roba"
"Evidentemente io" rido.
"Il pistacchio non lo batte nessuno"
"Guarda che anche il pistacchio è frutta"
"È una crema" insiste lui.
"Ti sbagli è pur sempre frutta secca"
"Mi dispiace darti torto ragazzo, ma ha ragione la tua amica" si intromette il gelataio posando le nostre granite sul bancone.
"Uno a zero per me" lo prendo in giro sorseggiando la bevanda azzurra.
"Tenga il resto" dice arreso Nate prima che il signore ci saluti e ci auguri una buona giornata.
"Okay ora spiegami perché hai insistito tanto per parlarmi" dice mentre ci incamminiamo verso una meta indefinita.
"Volevo solo sapere come stavi"
"Tutto qui?"
"Ho saputo di Den e Charlotte ho pensato che..."
"Sto bene" mi interrompe.
"Nate ascolta, so che probabilmente in questo momento vorresti solo che ti lasciassi in pace, ed è anche vero che non abbiamo quel tipo di legame, ma tu mi hai aiutata quando una settimana fa mi sono lasciata con Chase e mi sento in dovere di fare lo stesso, quindi se vuoi parlare io ci sono"
"Charlotte non era niente di che" se ne esce secco.
"Cosa intendi dire?"
"Sapevo che tra noi non sarebbe mai durata, eravamo troppo diversi"
"Allora perché stavate ancora insieme?" non capisco.
"Non lo so è questo il punto, non credo ci fossimo mai appartenuti, voleva cose che io non le potevo dare"
"Non ti seguo"
"Un futuro Tiffany" mi si forma un peso al centro del petto e non riesco a proferire parola. Non mi sarei mai aspettata una risposta del genere.
"Tempo fa, prima che conoscessi Charlotte, stavo con questa ragazza, sognavo una vita con lei, ma un giorno sono venuto a conoscenza di delle voci che aveva messo in giro sul mio conto. Diceva che non ero l'uomo adatto a metter su famiglia quando invece era l'unica cosa che desiderano e la desideravo con lei" queste parole mi spezzano totalmente.
"E com'è andata a finire?"
"Ci siamo lasciati e mi sono concentrato sul lavoro oltre a proseguire con la mia passione per il basket. Mi sono spostato da un azienda all'altra per crescere il più possibile nell'ambito lavorativo, fino ad arrivare a grandi industrie. Forse lo facevo per distrarmi perché quelle parole mi stavano condizionando o forse lo stavo facendo solo per dimostragli il contrario. Un giorno ho deciso di iscrivermi all'accademia militare e poco dopo ho conosciuto Charlotte, abbiamo passato insieme i primi tre mesi che precedevano la mia partenza. Ma una volta tornato le cose qui erano diverse, lei era diversa, era cambiata non era più la Charlotte che avevo conosciuto e nuovamente persi le speranze. Forse era colpa mia che non le avevo dato abbastanza attenzioni o forse era semplicemente il fatto che veramente non sono l'uomo adatto per creare una famiglia o da cui aspettarsi un futuro. Quindi è da lì che ho cominciato a capire che presto sarebbe finita, infondo in giro c'è di meglio. Anche se non pensavo cadesse tra le braccia di Den, non perché è un mio amico, ma perché mi dispiace per Victoria, nonostante io non la conosca molto bene, ma non si meritava questo" butta fuori tutto d'un colpo sorprendendomi, non avrei mai pensato che sarebbe riuscito ad aprirsi con me, dopo che non lo aveva fatto neppure con sua sorella.
"Non è colpa tua Nate è solo che non hai ancora trovato la persona giusta, siamo relativamente ancora troppo giovani per essere in grado di garantire un futuro all'altra parte, ma fin che c'è amore il resto non conta" siamo seduti su una panchina e il suo sguardo finalmente si leva da terra e si impunta nel mio. Ha un espressione malinconica e un mezzo sorriso sulle labbra.
"Grazie" sussurra.
"Di niente" sorrido. Ed eccolo di nuovo quel silenzio e quell'intesa di sguardi che mi fa battere il cuore. I nostri volti si avvicinano e i nostri nasi si sfiorano, ma continuiamo a stare in silenzio. Nate alza una mano e con il dito mi sposta una ciocca bionda dietro all'orecchio, penso che da un momento all'altro il cuore possa uscirmi dal petto. Sento il suo respiro caldo e il profumo di bosco che emana il suo corpo. Lo squillo del suo telefono interrompe questo momento magico che si era creato tra di noi e maledico chiunque sia stato il responsabile.
"Pronto" si schiarisce la voce.
"Okay Trevor controllo subito, ciao" chiude in fretta la telefonata. Penso sia stata la più breve della storia.
"Scusa devo andare, ci vediamo agli allenamenti" non capisco se sia imbarazzato, irritato o entrambi. Questo ragazzo è peggio di un cubo di Rubik, decifrarlo è impossibile.
"Va bene, a domani" sorrido prima che mi lasci tutta sola sulla panchina. Finalmente tiro un sospiro di sollievo posando una mano sul lato sinistro del mio petto per assicurarmi che il mio cuore abbia ripreso il normale battito a cui sono abituata. Cosa mi è preso? Perché reagisco così ogni volta che Nate mi sta intorno? Non voglio neanche minimamente prendere in considerazione il fatto che Victoria potesse aver ragione. Ma se invece non avesse tutti i torti? Mi costerebbe molto accettarlo e darle ragione, ma se anche fosse, cosa succederebbe?

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