Capitolo 26

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Nate

È tutta colpa mia, se è successo di nuovo, è tutta colpa mia. Non l'ho saputa proteggere come le avevo promesso, cazzo faccio schifo, sono un pessimo fratello. Quando sono entrato in camera sua l'ho presa per una mano e le ho alzato di scatto la manica di quella dannata felpa e Tiffany aveva ragione. Il suo polso era completamente ricoperto da dei lividi violacei, le ho detto di toglierla, all'inizio non voleva darmi retta, ho alzato la voce, non l'ho mai fatto con lei, ma ero fuori di me. Quando lo ha capito mi ha dato ascolto e quello che ho visto è stato come tornare indietro nel tempo, aveva lividi ovunque alcuni che scomparivano sotto il top e i pantaloni della tuta, ma sono sicuro che continuavano anche dove i miei occhi non potevano arrivare. Ha cominciato a piangere, odio vedere le lacrime che le rigano il viso, ma non potevo fermarmi non in quel momento. Quando le ho chiesto se fosse stato quel bastardo del suo fidanzato ha abbassato lo sguardo senza degnarmi di alcuna risposta e per quanto non volessi farlo ho alzato nuovamente la voce. Si è limitata ad annuire ed è bastato quello per farmi perdere totalmente la ragione. Sono uscito sbattendo la porta, l'ho forse spaventata di più e mi sento in colpa anche per questo, non voglio abbia paura di me, la voglio solo proteggere e lei questo lo sa benissimo, ma sono comunque un coglione. Appena Ray mi è capitato sotto tiro non ci ho più visto, l'ho bloccato al muro e ho cominciato a sbraitagli contro la qualsiase, non ricordo neanche una parola di quello che è uscito dalla mia bocca. Se non fosse arrivato Alex a dividerci non so come sarebbe potuta andare a finire. Parcheggio la moto nel garage della villa del mio amico e raggiungo la stanza di Tiffany. Busso cauto, in tutta la casa regna un silenzio assordante, che fine hanno fatto tutti?
"Posso?" apro piano la porta.
"Nate" esclama Tiffany correndomi in contro e stringendomi in un abbraccio.
"Sono qui" la rassicuro accarezzandola e posandole un bacio sulla testa. Sta piangendo?
"Hey che c'è?" le chiedo cercando di staccarmi dall'abbraccio. Noto che i suoi occhi sono rossi, gonfi e pieni di lacrime.
"È colpa mia" sussurra.
"No affatto" come può pensare una cosa simile? Chiudo la porta alle nostre spalle e la vedo accasciarsi sul letto quindi la raggiungo e la stringo a me per rassicurarla.
"Invece si, non avrei dovuto dirtelo"
"Hai fatto la cosa giusta, lui avrebbe continuato e non si sarebbe fermato, lo so, lo so per esperienza gioiellino "
"Cosa intendi dire?"chiede tirando su con il naso come una bambina.
"Non starebbe a me dirtelo, ma Sophie non ha avuto un passato semplice"
"Cosa? Perché?"
"Nostro padre era un coglione, è sempre stato assente dalle nostre vite e di noi non gliene importava nulla, preferiva uscire a ubriacarsi tutte le sere fino allo sfinimento, mentre nostra madre ci cresceva da sola, ma non nel migliore dei modi. Per darci lezioni l'unica cosa che sapeva fare era picchiarci, ma non come fa una qualsiasi madre, lei ne abusava, forse troppo. Fortunatamente io sono cresciuto con la convinzione che questa cosa fosse sbagliata, ma mio fratello no"
"Tuo fratello?" domanda interrompendomi.
"Sì, Trevor. Quando finalmente avemmo l'opportunità di uscire di casa andammo a vivere da soli, ma pur sempre tutti e tre insieme. All'inizio sembrava andasse tutto per il verso giusto, poi Trevor e Sophie cominciarono a litigare, pensavo fossero le solite litigate tra fratelli, ma man mano che il tempo passava queste litigate si facevano sempre più pesanti. Un giorno scoprì che Trevor picchiava Sophie, come aveva sempre fatto nostra madre con noi. Lui al contrario mio pensava fosse una cosa normale, ma non è così. Quando l'ho scoperto è stato orribile, l'ho visto con i miei occhi. Ho preso Sophie, al tempo ancora minorenne e l'ho portata via con me. Volevo allontanarla il più possibile da quel mostro di quello che chiamava fratello. Volevo che non cominciasse a pensare anche lei che fosse una cosa normale e che se un indomani un uomo o una donna l'avesse picchiata fosse stato normale. Non volevo questo per lei, io la volevo solo proteggere."
"Hai un cuore d'oro, ora capisco perché lei tenga tanto a te"
"Mi dovrebbe odiare invece, non l'ho saputa proteggere come volevo, ho lasciato che succedesse ancora"
"No Nate, non darti colpe, non è colpa tua, smettila" dice prendendomi il visto tra le mani e puntando i suoi occhi nei miei.
"Prima nostra madre, poi Trevor ora Ray, perché se la prendono tutti con lei?"
"Perché è buona, e loro sono dei mostri lo hai detto tu stesso"
"E io cosa sono?"
"Tu sei il suo angelo custode, a volte anche i nostri angeli custodi non riescono a proteggerci da qualsiasi cosa, la cattiveria umana va oltre il loro desiderio di proteggerci"
"Ti amo Tiffany" dico sincero notando di aver cominciato a piangere anche io.
"Anche io Nate, anche io ti amo" sorride.
"Hai parlato con lei?" le chiedo poi.
"È arrabbiata con me, mi ha detto che non dovevo parlartene"
"Resta qui, vado a fare due chiacchere io con lei"
"Okay" le do un bacio per rassicurarla e poi mi dirigo verso camera sua. Appena entro noto che la porta finestra che conduce al balcone è aperta, non appena varco la soglia vedo mia sorella seduta su un divanetto che piange affiancata da un lato da Alexia e dall'altro da Jenna, che le passano le mani sulla schiena per consolarla, mente davanti a lei Victoria è inginocchiata con le mani poggiate sulle sue ginocchia. Appena quest'ultima si accorge della mia presenza si alza in piedi.
"Nate" dice appena.
"Dovrei parlare con mia sorella"
"Certo, vi lasciamo soli" dice Jenna prima che tutte si alzino ed escano dalla camera di Sophie.
"Come stai?" le chiedo avvicinandomi.
"Come vuoi che stia Nate?" dice tra un singhiozzo e l'altro.
"Scusa, ho esagerato, ma non potevo permettere che quel verme continuasse a metterti le mani addosso e scusa se ho fallito come fratello, scusa se non ti ho protetta abbastanza, scusami per tutto, ma non giustificare lui e soprattutto non colpevolizzare Tiffany, perché l'unico che ha delle colpe in questa situazione oltre a me è Ray"
"Non ti scusare, non le voglio sentire le tue scuse, io lo amo Ray e Tiffany non doveva farmi questo"
"No Sophie, lui non doveva farti questo se realmente ti amava, non è giusto, non è normale, perché abbiamo allontanato Trevor? Perché non lo rivuoi nella tua vita? Perché hai paura che un giorno torni? Perché Sophie? Dimmi il perché" le stringo le mani nella stessa posizione in cui poco prima c'era Victoria.
"Perché ho paura" sussurra.
"E allora perché giustifichi Ray? E non mi dire che lo fai perché lo ami, perché come puoi amare una persona della quale hai paura?"
"Non lo so Nate, non ne ho idea" scoppia a piangere ancora più forte.
"Non sei sola, hai me, puoi parlarmi di tutto e lo sai. Hai anche delle amiche fantastiche che tengono a te più di ogni altra cosa, hai tutto l'amore di cui una persona ha bisogno, perché lo vai a ricercare in qualcuno che non merita il tuo di amore?"
"Perché sono debole"
"Non è vero, non sei debole, hai sopportato tutto questo da sola più di una volta, sei la donna più forte che io conosca"
"Ti voglio bene Nate" mi abbraccia ancora tra le lacrime.
"Anche io te ne voglio piccola peste, anche io, ma ora smettila di piangere e vai a parlare con Tiffany, se ha fatto quel che ha fatto, sappi che non aveva brutte intenzioni, ci tiene a te e non voleva che ti annullassi per qualcuno che non ti merita"
"Lo farò" sorride. Resto con lei ancora un po' prima di andare in salotto a bere qualcosa per recuperare un po' di energie.
"Se n'è andato" la voce di Alex mi sorprende alla spalle.
"Sarà meglio per lui"
"Ho saputo quello che è successo, Alexia me lo ha raccontato, è un vero pezzo di merda non pensavo sarebbe mai arrivato a tanto" dice prendendo una birra e sedendosi di fronte a me.
"Neanche io" ammetto.
"Dai amico ora è tutto finito, stai vicino a tua sorella che ora ne ha più bisogno che mai"
"Ci sto già provando e questa volta voglio riuscirci veramente, non deve capitare mai più" finisco di bere la mia birra in compagnia di uno degli ultimi amici che mi è rimasto. Se c'è una cosa che mi ha insegnato questa vita fino ad ora e che devo imparare a scegliere meglio le persone che mi stanno affianco. Prima Den ora Ray, una delusione dopo l'altra, ma ora ho imparato la lezione.

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