Capitolo 19

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Tiffany

Oggi ho gli allenamenti di basket, ma la voglia di presentarmi in palestra è pari a zero. Nate non si è ancora svegliato e io sarò andata a fagli visita si e no una decina di volta in due giorni cercando di convincere le responsabili del reparto a concedermi di entrare anche quando l'orario di visite era terminato. Le mie giornate si stanno facendo monotone, vado a lezione, mangio qualcosa di fretta o tante volte salto addirittura i pasti, vado da Nate, passo a trovare Sophie a casa sua, andiamo insieme da Nate, la riaccompagno a casa e torno al dormitorio. Sophie non ha le forze di tornare al college e da una parte lo capisco, se dovesse succedere qualcosa a Jenna non vorrei sentire la pressione di tutti addosso perché soffrirei già di partenza, ma dall'altra parte credo che un po' di compagnia le possa fare bene infondo condividere il dolore rende le cose un po' meno difficili.
"Den che ci fai qui?" chiedo uscendo dagli spogliatoi.
"Sostituisco Nate, ho saputo quello che è successo, mi dispiace"
"Oh, okay va bene allora vado" dico indicando la palestra. Non so come comportarmi con lui. Ha fatto soffrire Victoria, ma è pur sempre stato un mio amico e nonostante tutto non riesco a odiarlo fino in fondo quindi cerco di mostrarmi indifferente nei suoi confronti.
"Forza cominciamo" fischia incoraggiandoci. Dopo alcuni giri del campo e qualche esercizio di riscaldamento ci divide in due piccole squadre e da inizio una sorta di partita. Solitamente me la cavo, forse perché Nate mi prepara con il doppio degli esercizi o forse semplicemente per il fatto che mi incoraggia di continuo, ma oggi non sono concentrata, continuo a fare mosse sbagliate, se ci fosse qui Nate probabilmente mi rimproverebbe per bene. Finito il primo set vado a bere qualche sorso d'acqua dalla borraccia che avevo posato a bordo campo.
"Nate aveva detto che eri un fenomeno in campo" dice Den raggiungendomi.
"Me la cavo"
"Allora oggi perché non sei concentrata? Pensi in continuazione a lui vero?" si siede accanto a me.
"Mentirei se ti dicessi il contrario"
"Tif"
"Lascio la squadra Den, non ha senso continuare così"
"Non se ne parla" dio mi ricorda Nate.
"Almeno fino a quando non si risveglia, ne ho bisogno"
"Ascolta forse Nate un giorno mi perdonerà per la storia di Charlotte e Victoria, ma credimi che se non ti tengo in squadra o semplicemente ti lascio fare quello che credi sia giusto anche se non lo è, questo non me lo perdonerà mai"
"Non sei il mio Baby Sitter Den e tu e Nate non vi parlate neppure più"
"Lo so sei grande abbastanza per fare le tue scelte, ma se Nate scoprisse che a capo della squadra c'ero io e ti ho lasciato andare, finirei nei guai, tu non sai come parlava di te a me e Ray, era entusiasta di avere un piccolo fenomeno come te in campo, lo motivavi a continuare ad allenare questa squadra perché vedeva del potenziale in te. Il basket è sempre stata la sua vita Tif e quando parlava di te i suoi occhi brillavano di determinare e si leggeva la voglia di farti crescere e di condividere questa sua passione con te"
"Lo so Den, ma non c'è la faccio"
"Sì che c'è la puoi fare, fallo per lui" dice prima di alzarsi e dare inizio al secondo set. Inutile dire che nonostante le parole di Den la mia squadra è riuscita comunque a perdere. Dopo l'allenamento mi faccio una doccia veloce cercando di non bagnare i capelli, a quelli ci penserò questa sera. Apro il borsone per prendere i vestiti puliti, ma mi accorgo che al suo interno c'è solamente la divisa di ricambio. Non ci posso credere, sto diventando sempre più sbadata, ma ho poco tempo l'orario di visite in ospedale è quasi terminato non mi rimane altro che indossare la divisa pulita, raccogliere i capelli biondi in una coda alta e correre da Nate. Arrivo di fretta in ospedale, ho venti minuti per stare con lui. Entro nella stanza e lo ritrovo lì, sdraiato sul solito letto, con la solita espressione in viso e nella stessa identica posizione di quando l'ho lasciato l'ultima volta. Mi avvicino cauta, come se avessi paura di svegliarlo quando è l'unica cosa che invece vorrei.
"Nate, come stai?" tutto tace, oramai ci ho fatto l'abitudine.
"Sai che al tuo posto ci allena Den, è preoccupato che io lasci la squadra e tu lo riuscirai a perdonare per questo io..." lo squillo di un cellulare interrompe il mio monologo. Cervo di capire da dove provenga il suono e mi rendo conto che è il telefono di Nate appoggiato sul comodino poco distante da noi. Mi alzo per prenderlo, sarà qualche call center. Prima di riagganciare noto però un nome Trevor Hall. D'improvviso mi viene in mente il pomeriggio in cui siamo andati a prenderci una granita. Ci aveva interrotto un certo Trevor che aveva chiamato Nate e lui aveva detto che dove sistemare delle cose di lavoro. Ma quel cognome mi dà da pensare che non sia un semplice collega. Non può essere il padre perché non lo chiamerebbe per nome quindi scarto l'idea. L'unica opzione plausibile sarebbe un cugino o addirittura un fratello, ma perché non me ne ha mai parlato, perché tenerlo nascosto? Prima che io possa rispondere per acquisire informazioni il telefono smette di suonare. Forse è stato meglio così, non è giusto ficcare il naso negli affari degli altri, quando se la sentirà me ne parlerà lui. Non voglio stressare Sophie con queste cose perché ora come ora ha altro per la testa e non voglio entrare in argomenti privati per mia pura curiosità.

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