Capitolo 20

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Tiffany

Sono a lezione di anatomia, è una settimana che Nate è in coma ormai, ma il tempo non passa più. Continuo a pensare a lui e a quel certo Trevor, vorrei saperne di più. Appena esco da lezione torno al dormitorio, ma appena metto piede in camera mia e di Jenna di mia sorella non c'è traccia. Che strano. Mi sdraio sul letto esausta promettendomi di rimanerci solo dieci minuti e poi andare a trovare Nate, ma il sonno prende il sopravvento e cado in un lungo letargo.

Mi sveglio disorientata, ho perso la cognizione del tempo, ho la bocca impastata e gli occhi ancora assonnati. Ma che ore sono? Quanto ho dormito? Prendo tra le mani il mio telefono e mi accorgo che la batteria è quasi scarica, noto che sono le quattro del giorno dopo. Ho dormito seriamente più di ventiquattro ore? Ma in tutto ciò è un'altra cosa a lasciarmi spiazzata. Ho un sacco di chiamate e messaggi non letti da parte delle mie amiche non faccio a tempo a sbloccare il telefono che Jenna mi chiama.
"Finalmente dove ti sei cacciata?" tuona dall'altra parte del telefono.
"Diciamo che ho avuto da fare" mento.
"Cos'hai di così importante da fare quando Nate si risveglia"
"Nate si è svegliato?" chiedo sorpresa.
"Sì" dio come ho fatto ad essere così stupida da addormentarmi per tutto questo tempo.
"Ora dov'è? Come sta?"
"È ancora in ospedale devono tenerlo monitorato, ma sta bene"
"Grazie al cielo, scusa ti lascio devo andare subito a trovarlo" riaggancio senza salutarla. Corro in bagno mi faccio una doccia veloce e dopo essermi preparata per bene esco con ancora i capelli bagnati. Di fronte alla porta di camera mia trovo una borsa termica con all'interno una vaschetta bianca avvolta da un nastro rosso e da quest'ultimo pende un bigliettino.
"Scusa N."

Una volta arrivata in ospedale mi dirigo nella stanza di Nate con una velocità impressionante. Ho ancora il fiatone per colpa delle infinite rampe di scale, ma quando arrivo sulla soglia e gli occhi di Nate saettano nei miei tutto scompare.
"Nate" sorrido correndo verso il suo letto per stringerlo forte a me.
"Ti sono mancato gioiellino?" sentire la sua voce è qualcosa di impagabile.
"Non ti permettere mai più di fare una cosa del genere hai capito?" lo rimprovero.
"Hai trovato il mio regalo?"
"Sì" sorrido.
"Ho pensato fossi arrabbiata con me, dato che al mio risveglio non c'eri, dovevo rimediare ai casini che avevo combinato e ho pensato che un gelato fragola e limone potesse aiutare, infondo sono i tuoi gusti preferiti"
"Non sai quanto ero preoccupata"
"Sono stato un coglione"
"Per fortuna te ne rendi conto" rido.
"Ero fuori di me, vederti ballare con quel Patrik mi ha fatto perdere il controllo, quando però ero già sulla moto mi sono reso conto che stavo mancando di rispetto a te non credendo alle tue parole. Mi avevi detto che era solo un amico e io come uno stupido non ti ho ascoltato e mi sono fatto prendere dalla gelosia. Stavo tornando indietro per venire a chiederti scusa, ma ormai era troppo tardi"
"Geloso? Questo vuol dire..."
"Che ti amo Tiffany" mi interrompe.
"Nate" sussurro e sento gli occhi inumidirsi.
"Ho sentito tutto quello che mi raccontavi quando venivi a farmi visita e non sei un passatempo o robe simili, provo lo stesso che provi tu" prendo il suo viso tra me mani e lo avvicino al mio dandogli un bacio memorabile.
"Ti amo anche io Nate" dico non appena le nostre labbra si staccano. Lui sorride e io faccio lo stesso di rimando.
"Mi era mancato il tuo sorriso" mi accarezza una guancia.
"Ho avuto paura di perderti" confesso.
"Lo so, ma sono qui"
"Per favore non te ne andare pure tu"
"Te lo prometto" mi prende la mano tra le sue.
"Chi ti ha abbandonata?" dice dopo qualche secondo di esitazione.
"Mia sorella"
"Non ti seguo, stai parlando di Jenna?" Scuoto il capo
"Come si chiama?"
"Ivy" basta un nome e tutti i ricordi tornano a galla.
"Ti va di raccontarmi cosa è successo?"
"Aveva sette anni, si è ammalata gravemente e ora non c'è più, la vita se l'è portata via troppo in fretta, aveva solo sette anni Nate sette"
"Mi dispiace, io non ne avevo idea, non sapevo che tu..."
"Non fa niente Nate, l'importante è che ora sei qui con me"
"Non credo sia la stessa cosa, ma mia madre quando ero piccolo ha perso due gemelli, mi ricordo che aveva sofferto molto, io non capivo ero piccolo, ma crescendo ho cominciato a comprendere il suo dolore, o almeno in parte. Non so il legame che avevi tu con tua sorella, ma da quello che mi sembra di capire era molto forte e non ti meritavi una cosa del genere, lei non se lo meritava"
"Quando mi ha lasciata sono caduta in una specie di depressione, mi mancava troppo Nate e ogni tanto mi manca ancora"
"Non è stata lei a lasciarti, toglietelo dalla testa, se avesse avuto la possibilità di scegliere sarebbe rimasta credimi, l'amore che le davi tu era tutto ciò di cui aveva bisogno non le hai mai fatto mancare nulla. È stata la vita ad essere ingiusta con entrambe e a prendere scelte al posto vostro, voi due non centrate nulla"
"Grazie" sussurro.
"Io te lo prometto resto qui, non me ne vado" ripete per rimarcare il concetto. Lo stringo forte e gli poso un'altro dolce bacio. Rimaniamo tutto il resto del tempo a parlare di quello che si è perso mentre era impegnato a fare la bella addormentata nel bosco. Quando la responsabile del reparto comincia a informarmi per l'ennesima volta che il tempo previsto per le visite è terminato da un pezzo decido che forse è meglio che me ne vada, anche se staccarmi da Nate sta diventando sempre più complicato. Lo saluto un'ultima volta sulla soglia prima di dirigermi verso casa sua a festeggiare con Sophie e le altre.

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