1. Perle ai porci

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I raggi del Sole erano riusciti a penetrare ben oltre la finestrella del seminterrato, creando un gioco di luci sulle piastrelle colorate e riscaldando l'ambiente di per sé umidiccio. Nonostante Giugno fosse alle porte, le temperature erano salite vertiginosamente lasciando tutti gli abitanti di Regina impreparati, ma non abbastanza da impedire loro di procedere con le normali attività come il Regina Farmer's Market che si stava svolgendo proprio a due passi dalla testa di Iliana. Una festa amabile, ricca dei frutti della stagione e di visitatori di ogni dove, dotati di una forza estranea ai comuni esseri mortali che preferivano rintanarsi nelle proprie case, come lei, per evitare i colpi di calore.

Il desiderio di mangiare biologico era iniziato per tutti come una tendenza, divenuta necessità, quasi ossessione, con il passare del tempo. Un biglietto da visita immateriale da mostrare per rientrare nella categoria di persone perbene, insieme all'amore per gli animali, la cura per l'ambiente e i diritti paritari di cui tutti si facevano portavoce. Avere a che fare tutti i giorni con persone simili era il piccolo prezzo da pagare per raggiungere i propri obiettivi, dare concretezza ai sogni e trasformare in realtà i desideri. L'esser diventata un'avvocata subito dopo aver concluso gli studi necessari le aveva permesso di avvicinarsi molto ai suoi sogni, di affrontare i casi più ardui con una mordacia riconosciuta persino dai colleghi con un'esperienza ventennale. Finché, ad un certo punto, tutto si era fermato. Come se un ingranaggio principale avesse interrotto il proprio naturale ciclo fino a spezzare la catena di successi e traguardi raggiunti, senza nemmeno una valida ragione, la Macchina-Invincibile-Iliana aveva arrestato il suo cammino. E poiché nessuno poteva comprendere la ragione di quanto accaduto, nemmeno Iliana stessa, trasferirsi in un punto casuale del pianeta come Regina era stata la scelta apparentemente migliore.

Il cestello d'acciaio aveva compiuto i primi pigri movimenti in senso orario, mentre il rumore della macchina in funzione riempiva di vocalizzi il silenzio tuonante della residenza condivisa. Iliana osservava con curiosità assente i suoi vestiti imbevuti d'acqua e detergente. Era grata per quello spazio così esclusivo, la lavanderia in comune tipica di qualsiasi paese anglofono sembrava urlare ai quattro venti “sono un fottutissimo cliché, quindi passa a trovarmi alle 14:00 del pomeriggio, troverai la tua anima gemella!” e Iliana ci aveva indubbiamente creduto. Soprattutto perché la noia delle ultime settimane l'aveva logorata al punto tale da fantasticare su idee così infantili, i 34° percepiti furono il fatale colpo di grazia che l'avevano portata proprio laggiù, insieme al cesto di panni per niente sporchi, a riflettere su quanto pietosa e volubile fosse nonostante i suoi trentadue anni. La colpa ricadeva in ogni caso sui suoi genitori, sulla vita modesta ma felice che avevano condiviso, portando la donna a crescere con certi principi, dagli ideali irrealizzabili a cui ancora si aggrappava. Perché lei credeva, indubbiamente, che il problema non partisse da lei, bensì fosse qualcosa di esterno e che tutto si sarebbe potuto risolvere se avesse percorso un cammino simile a quello dei suoi genitori. L'unico ingranaggio che ancora sembrava funzionare, nonostante tutto il resto si fosse sbriciolato tra le sue dita, era proprio la speranza.

Il tonfo d'un oggetto sconosciuto l'aveva fatta sobbalzare, spostando di poco il suo corpo dalla sedia in plastica dove aveva messo radici. Così impegnata ad autocommiserarsi per la sua vita ricca di sogni infranti, non si era resa conto dell'arrivo d'una coppia che non aveva avuto ancora modo di conoscere, nonostante si fosse trasferita in quel condominio da oltre un mese. Nemmeno loro due sembravano aver fatto caso a lei, impegnati in battibecchi sottovoce; l'uomo aveva uno sguardo truce, la mascella delineata e il fisico scolpito mostravano l'aspetto più mascolino, in netto contrasto con la dolcezza degli occhi, che persino sommersi in un moto di collera risultavano dolci come miele, l'ambra delle sue iridi scavò fin dentro le ossa di Iliana. Era stupendo. Ma anche la donna al suo fianco, prossima al pianto, era bellissima. Bionda, dalle pupille tinte di azzurro chiaro come il cielo, delicata ed elegante come un'orchidea, ma altrettanto fragile, ricordava la protagonista di una fiaba di cui faticava a ricordare il nome, una di quelle storie dove lei non sarebbe mai potuta rientrare. Non perché le mancasse la bellezza, con la sua chioma fluente simil cioccolato e la carnagione pallida, che davano risalto alle sfumature verdi delle iridi, quanto più la voglia di non risultare graziosa per chiunque che non fosse se stessa.

Il peccato di CadenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora