Capitolo 23

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Gli occhi cazzo, gli occhi.
Non importa il colore,
se una persona sa usarli,
beh, sei finito."

~Charles Bukowski

S - che ci fai qui a quest'ora? sono le 3 del mattino Gio -
G - si lo so, ma dovevo assolutamente parlarti -
S - e non potevi aspettare fino a domani? - mi fermo a guardarla in silenzio, forse ha ragione, potrei tornare domani da lucida e fare un discorso serio, no meglio di no, oppure non lo faccio più, devo farlo ora
G - no dovevo dirtelo per forza ora -
S - va bene ti ascolto -
G - volevo dirti che... -
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G - volevo dirti che io... io ti voglio, non è cambiato nulla in tutto questo tempo, continuo a pensarti giorno e notte e primo poi qualcuno dei nostri se ne accorgerà e io odio le domande - lei mi guarda non capendo il mio sfogo e non capendo nemmeno perché io sia andata lì a quell'ora di notte per dirle questa cosa.
S - sai che non possiamo... -
G - ti prego fammi finire o non dico tutto quello che vorrei riuscire a dirti stasera - lei mi guarda e annuisce aspettando che io cominci a parlare, prendo un respiro profondo e comincio
G - tu mi hai sconvolto la vita Sofia, sei arrivata con i tuoi occhioni e il tuo sorriso e mi hai completamente stravolto l'esistenza. Quando sei entrata in classe quel giorno con quei tuoi lunghi capelli e la tua aria così innocente ma allo stesso tempo accattivante, mi hai lasciato senza fiato e mi hai fatto cominciare a battere il cuore. Ho sempre odiato questa sensazione, perché mi spaventa il non saper amare chi ho davanti, il non riuscire a dimostrare neanche l'1% di quello che provo e il non saper essere amato, perché quando sto male allontano tutti come se fossero dei nemici e non delle persone che amo.
Tu hai sempre rispettato questa cosa, finché anche tu non ti sei rotta i coglioni del mio continuo trattarti male senza motivo, e credimi a me dispiace perché l'ultima cosa che voglio fare è farti stare male, voglio che tu sia sempre felice anche se non dovesse essere con me - lei mi ferma chiedendomi se potesse dire una cosa e io annuisco, non capendo cosa ci sia di così importante da dire da interrompere il mio discorso, tra l'altro fatto senza respirare, sembravo Eminem.
S - sta zitto - io la guardo e per la prima volta l'ascolto, anche se resto interdetto perché mi aspettavo mi dicesse qualunque cosa, ma non questa. Mi aspettavo che mi dicesse esci da casa mia non voglio più vederti, oppure non ti amo più, oppure non ti ho mai amato, o ti amo ancora ma mi fai troppo male, ma non stai zitto.

Si avvicina a me, ma io indietreggio, a questo punto non so che cosa aspettarmi, non so cosa potrebbe fare. Continua ad avvicinarsi, e io ad andare indietro, fino a quando non mi scontro con il muro, dannato pezzo di cemento, non ti ho mai odiato tanto come in questo momento, vorrei scappare lontano, ma anche fermare questo momento per sempre, con i nostri occhi che si guardano in un modo che farebbe invidia a chiunque.
Sono ubriaco, contro il muro di casa della mia ex ragazza, che la fisso come un baccalà, beh almeno non mi ha sbattuto fuori casa. Avvicina il suo viso al mio e sento il suo respiro sulle mie labbra, continuo a guardarle le labbra in modo ossessivo, perché da una parte vorrei baciarle e dall'altra ho paura di una sua possibile reazione.

Resto fermo congelata attaccata al quel muro, che descrive perfettamente come mi sento io ora, incapace di muovermi. Restiamo a guardarci ancora e ancora, come se ci avessero messo in pausa, respirando in modo impercettibile e facendo parlare solo i nostri occhi, perché tra noi funziona così, non ci serve parlare, perché incasiniamo tutto, ci basta solo stare in silenzio e urlarci le cose guardandoci. Non saprei dire se sono passate delle ore oppure solo due minuti, ma so che una volta che distogliamo lo sguardo, mi sento completamente svuotato e stanco, come se avesse preso tutte le mie energie e le avesse rinchiuse in una gabbia al di fuori dal mio corpo.

MIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora