Quando Simone rientra a casa sono le tre di notte e borbotta tra sé e sé per via delle finestre lasciate spalancate da suo fratello che è la persona meno precisa sulla faccia della terra. Glielo ripete in continuazione che non va bene, che la casa è grande e che preferirebbe non dare ai ladri un invito a entrare lasciando loro tutto aperto, ma gli sembra una battaglia persa. Sente anche la tv ancora accesa, e prende un respiro prima di chiudere tutto e recarsi nel salotto.
Si ferma, appena vede Jacopo e Manuel entrambi addormentati sul divano, ognuno a un’estremità di esso: suo fratello tutto storto e a gambe larghe, Manuel rannicchiato all’angolo con i pugni chiusi sul petto.
“Jaco…” sussurra, scuotendo un po’ il suo gemello che apre gli occhi assonnato e si guarda attorno.
“Che ore sono?”
“Le tre… e c’è Manuel”
Jacopo annuisce, ma ha troppo sonno per poter gestire la situazione. Quindi si alza, barcollante e ad occhi socchiusi, salutando suo fratello con una mano mentre cammina verso le scale.
“Jaco!” cerca di fermarlo con un sussurro più duro, ma niente potrebbe far fermare l’altro che vuole solo lanciarsi sul letto e continuare il suo sonno.
“Sveglialo tu o lascialo lì… ho bisogno di dormire”
Simone butta gli occhi al cielo, con le mani sui fianchi e un’unica domanda che viaggia nella sua testa: Perché ho un fratello coglione?
“Manuel…” sussurra ancora, questa volta scuotendo un po’ più delicatamente.
Quasi si spaventa con il balzo che compie l’altro, guardandosi attorno con il respiro pesante; potrebbe giurare di riuscire a sentire il suo cuore battere all’impazzata, ma probabilmente è condizionato dall’espressione e dal respiro di Manuel.
“Simò…”
“Scusa, non volevo spaventarti…”
Manuel si mette a sedere per bene, si stropiccia gli occhi e prende un ultimo respiro profondo prima di tranquillizzarsi del tutto e guardare Simone davanti a lui.
“Jacopo è andato a letto”
“Ora vado via… damme n’attimo che me riprendo”
“Come vuoi, puoi anche restare qui a dormire… c’è ancora il vecchio letto di Jaco nella mia stanza. Oppure puoi stare in un’altra camera, come preferisci” sembra quasi essere andato in panico per aver proposto la sua stanza come prima opzione e Manuel sorride appena.
“Tranquillo… vado a casa, tanto fa caldo e me sveglio un po’ sulla moto”
“Come vuoi… per noi non è un problema”
Manuel si alza dal divano, infila le mani nelle tasche dei jeans e stringe un po’ le spalle senza sapere esattamente cosa fare o cosa dire.
Durante i primi secondi era ancora frastornato dal sonno e dallo spavento, ma adesso che ha ripreso a sentirsi tranquillo non riesce a staccare gli occhi da quelli di Simone.
L’imbarazzo tra loro è tangibile e risulta perfino strano per due che non hanno fatto altro che prendersi in giro e provocarsi per un anno e mezzo. Ma Manuel gli sembra diverso, gli sembra di vedere una versione nuova che non capisce ma che lo spinge ad andargli incontro.
“Com’è andata la serata? Te sei divertito?” si muove lentamente mentre recupera il casco della moto, come se volesse rimandare il più possibile l’uscita di scena da quella casa.
“Abbastanza. Dopo cena siamo stati in un locale…”
“Seh, data l’ora l’avevo immaginato”
Istintivamente Simone vorrebbe chiedergli se per caso il suo passatempo preferito è controllarlo e tenere conto di ciò che fa o che non fa, ma per qualche strano motivo decide di lasciar correre e ignorare l’ultima frase di Manuel.
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Niente di più [Simuel]
FanfictionQuando lasciarsi amare sembra un'impresa perché tutto ciò che vedi di te stesso non ti piace. "In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore".