Il tempo passato insieme sembra sempre non abbastanza; separarsi quando Manuel deve lavorare è orribile per entrambi, ma Simone sta cercando di concentrarsi e provare a studiare per la sessione nonostante il suo cervello non l’assista troppo.
Pensa continuamente a lui, a loro, a tutto ciò che stanno vivendo da due settimane: parlano tanto, continuamente, ogni volta in cui ne hanno l’occasione; i messaggi sono pochi, invece, perché ha capito che Manuel non è il tipo da centomila whatsapp al giorno. Eppure, ogni volta in cui gli scrive, Simone sorride sempre come un bambino perché si stupisce di quanto l’altro riesca ad essere dolce e allo stesso tempo stronzo con le sue continue battute.
La sera precedente, mentre erano stesi sul letto di Simone, Manuel gli aveva detto che avrebbe voluto fare l’amore con lui. Non era stato in grado di rispondergli, gli aveva solo sorriso e lasciato un bacio sulla fronte senza muovere un muscolo.
Non ha nemmeno capito se Manuel dicesse sul serio, se lo volesse in quel preciso momento, ma ha sorvolato perché si è promesso di aspettare lui in tutto. Gli sembra difficilissimo, da un lato, ma poi ogni volta in cui lo guarda e pensa a tutto ciò che ha dovuto subire, si dice che se Manuel ha resistito a tutto questo allora può resistere e aspettare anche lui.
Si è accorto di come Manuel evita il contatto con i suoi occhi quando si spoglia per andare in doccia; si è accorto di tante cose che lo riguardano e a volte ha paura. Non gliel’ha detto, ma a volte sente un peso addosso accompagnato dalla paura di non essere abbastanza per affrontare il suo corpo.
Se dovesse lasciarsi andare troppo, non controllarsi più, si sentirebbe uno schifo e non se lo perdonerebbe mai. E allora non si avvicina nemmeno, non ci prova nonostante la voglia e lascia che sia Manuel a muovere le fila dei loro passi.
“Vieni, amore… è arrivato papà!” sussurra a Nala, prima di prenderla in braccio e scendere con lei le scale due a due per la contentezza.
Si ferma sull’uscio della porta, con il sorriso sul volto mentre con una mano accarezza Nala e con gli occhi fissa Manuel togliere il casco, poggiarlo e andare verso di loro con un sorriso stanco ma decisamente felice.
“Ciao, amore…” Nala muove le zampe freneticamente, come volesse lanciarsi su di lui. Simone gli ha detto che quella gatta è l’animale più intelligente del mondo e che si è innamorata di lui perché ha percepito quant’è speciale.
La tengono tra di loro, mentre Nala passa dalle mani di Simone a quelle di Manuel e loro due si avvicinano per baciarsi e sorridersi in modo perso.
“Pensavo tornassi tardi…”
“Ho finito prima, quindi adesso te metti er costume e ce ne andiamo al mare. E ne presti uno pure a me perché non ce l’ho!”
“Al mare? Ma sono quasi le sette…”
“E quindi? Ce prendiamo l’ora migliore…”
Gli sarebbe servito un Manuel nella sua vita molto prima; una persona in grado di farlo uscire fuori da qualsiasi schema, di fargli pensare e dire “Ma sì, chissenefrega” per tante cose, anche le più banali.“Non venivo al mare a quest’ora da quando io e Jacopo eravamo piccoli…” si guarda attorno come un bambino perché in spiaggia c’è ancora gente ma non molta; Manuel gli cammina accanto sorridente e ogni due passi alza lo sguardo per incrociare il suo.
“Venivate con i tuoi?”
“Sì, sempre. Quando eravamo piccoli facevamo un sacco di cose…”
“Ti mancano?” non serve specificare chi. Simone lo sa. Infatti annuisce timido, come se fosse troppo grande per poter ammettere che due genitori che vivono all’estero possano rappresentare una mancanza.
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Niente di più [Simuel]
FanfictionQuando lasciarsi amare sembra un'impresa perché tutto ciò che vedi di te stesso non ti piace. "In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore".