Avrebbero potuto decidere di fare qualsiasi cosa per questa domenica sera, ma sono rimasti a casa senza nemmeno mettere in dubbio la scelta.
Non erano contemplate alternative, perché se c'è una cosa di cui entrambi hanno estremamente bisogno è stare insieme, da soli, per riappropriarsi di quell'intimità che avevano visto arrivare prima di essere interrotti.
L'attesa del rider con i loro hamburger sta mandando Manuel in crisi. Ha fame, è tardissimo e hanno deciso di ordinare la cena per il rotto della cuffia. Avevano passato il tempo sul divano, dopo che Jacopo era andato via, e avevano perso totalmente di vista l'orario, troppo impegnati a baciarsi e a parlare di qualsiasi cosa.
Manuel ha imparato a farlo con Simone. Prima di lui non era mai stato di troppe parole, al massimo si destreggiava a raccontare qualcosa di divertente ma non credeva di essere portato per sostenere discorsi seri, sicuramente non con uno come Simone che potrebbe non smettere più e fare centinaia di domande.
Invece, alla fine, gli è risultato facile. Simone lo mette a suo agio, non ha mai un'aria accusatoria o giudicante. Simone ascolta e basta perché ama farlo, ama dare attenzioni, dimostrarti quanto gli piaccia dedicarti il suo tempo.
Questa volta gli aveva chiesto quanto l'assenza di un padre fosse stata difficile per la sua vita. Non l'ha messo in dubbio, l'aveva dato per scontato nonostante Manuel gli fosse sempre sembrato tranquillo ogni volta in cui nominava l'argomento. Non avevano mai scavato a fondo, però, e Simone lo sapeva che una parte di lui ne soffriva ancora.
"Non è il fatto di non aver avuto un padre, è il fatto di sapere che m'ha abbandonato, di aver visto mia madre piangere parecchie volte da sola anche se fingeva che andasse tutto bene" gli aveva detto. "Se non fosse esistito avrebbe avuto senso. Non c'avrei mai pensato. Se mia madre m'avesse voluto da sola co una fecondazione assistita sarei stato felice. C'avessi avuto due madri pure. Invece è l'abbandono che nun me va giù, capito? Che lo so, che uno stronzo ce stava e che non m'ha mai voluto vedè".
Era agitato, mentre lo diceva, ma poi non aveva perso tempo per sminuire quello che provava. Con un "Va be, comunque cazzi suoi".
Allora Simone l'aveva abbracciato forte a sé, l'aveva riempito di baci per tutto il viso e gli aveva sorriso facendogli sparire ogni possibilità di malumore.
"Oddio, sì! Grazie!" grida, appena sente il rumore di uno scooter. Segno che il rider è arrivato e la sua fame può essere messa a bada.
Va ad aprire Simone, mentre lui resta sul divano a giocare con Nala che non ne vuole sapere di lasciare il suo dito. Lo mordicchia e lui cerca di farla impazzire.
"Ciao, ecco a te"
"Ciao, grazie"
"Ma sei Simone?"
Manuel si ferma, perché ogni movimento gli fa sentire male le voci e invece lui vuole sentire bene.
"Sì..." il tono incerto di Simone è quello di chi non ha la più pallida idea di come la persona davanti a sé possa conoscerlo. "Ci conosciamo?"
"No, in realtà ho letto il nome sull'ordine"
Ah, bella mossa der cazzo.
"Ok... ciao, allora" Simone sempre gentile, sempre imbarazzato.
"Ti dispiace se prendo il tuo numero? Sempre dall'ordine..."
Nn'ho capito.
Manuel si alza, nello stesso momento sente Simone rispondere "No, guarda... direi che non è il caso. E comunque sono impegnato".
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Niente di più [Simuel]
FanfictionQuando lasciarsi amare sembra un'impresa perché tutto ciò che vedi di te stesso non ti piace. "In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore".