Manuel aveva pianto per poco, dopo quello che era successo quattro mattine precedenti.
Aveva più che altro chiuso ogni contatto con il mondo esterno, si era rintanato nella sua stanza dandosi malato a lavoro per almeno un paio di giorni.
Con la capacità di sempre di mentire, di poter diventare chiunque lui voglia soprattutto davanti a sua madre a cui ha sempre fatto credere ciò che voleva credesse.Aveva provato a mettere nero su bianco tutti i suoi pensieri e lo aveva fatto scrivendo tre pagine A4 fronte retro rivolte a Simone, per spiegargli tutto ciò che nella vita lo rende così: schivo, vulnerabile, finto.
E sull’ultimo foglio, in fondo, una confessione che gli è pesata anche solo pensare: “Ho finto per tutto questo tempo con chiunque, spesso anche con te. Ma c’è una parte estremamente vera in tutta questa storia, e sono i sentimenti che ho iniziato a provare. Quelli non sono finti, il Manuel che decide di addormentarsi accanto a te non è finto, così come quello che ha risposto al tuo bacio. Mi dispiace tanto che tu abbia dovuto incontrarmi, perché io non sarò mai più quello che vorrei essere e non potrei mai darti ciò che meriti. Lo vorrei tantissimo, egoisticamente: vorrei lasciarti spazio nella mia vita e farmela illuminare con ciò che sei. Sei pesante, a volte. Sei un perfettone. Ma io non ho mai pensato fossero reali difetti, perché mi hanno sempre fatto ridere questi lati di te e ho sempre pensato di poterli gestire; sei un miliardo di altre cose, tutte positive, e non so chi ti abbia convinto del fatto che tu non sia amabile o degno di cose bellissime (probabilmente potrei anche aver contribuito a questa convinzione, inconsapevolmente) ma -per quanto possa valere- io credo tu sia esattamente ciò che vorrei se solo riuscissi a vivere come facevo prima”.
La lunga lettera l’ha lasciata nella sua camera da letto, custodita, introvabile perfino per sua madre che ogni tanto sbircia nei suoi spazi.
Ha fatto il suo ritorno in Villa Balestra, dove ha trovato uno Jacopo pronto a guardarlo un po’ male ma non fino in fondo. Ha abbozzato una scusa, una delle sue solite, e ha ripreso il suo posto sul divano accanto a lui.C’è un piccolo particolare che lo destabilizza, al momento, ed è il fatto di non essere riuscito a vedere Simone. È successo solo per un attimo, mentre quest’ultimo passava davanti a loro distrattamente prima di uscire.
Un “Ciao” detto a mezza bocca senza nemmeno guardarlo in faccia e poi via, sparito per ore.
“Tuo fratello non torna per cena?”
Lo chiede come se fosse una cosa ovvia, fingendosi tranquillo perché ha la scusa pronta dal momento in cui sta ordinando le pizze per lui e Jacopo e gli sembrerebbe scortese non accertarsene.“Non lo so, non m’ha detto niente”
“Ok, vuoi chiederglielo intanto e aspetto per ordinare?”
Jacopo lo guarda disperato. Non si sono detti niente, ma gli sembra palese che Manuel non smetta di pensare a suo fratello.
“Chiamalo tu”
No, non erano questi i piani. Voleva solo sapere se sarebbe tornato, non vuole chiamarlo.“No, nun me sembra il caso” fa in tempo a rispondere, prima di sentire il rumore della macchina sulla breccia fuori casa. Inizia un po’ a sudare e sicuramente non per il caldo; entrambi si girano verso la porta d’ingresso, appena la sentono aprirsi, e Manuel non può vedere il sorriso sul volto di Jacopo alla vista di suo fratello che entra seguito da un ragazzo.
“Ciao…” Simone saluta come se non gli importasse di niente, ma Manuel non riesce a ricambiare tanto è impegnato a buttare giù la saliva che gli è rimasta in gola.
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Niente di più [Simuel]
FanfictionQuando lasciarsi amare sembra un'impresa perché tutto ciò che vedi di te stesso non ti piace. "In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore".