2. Uno come te, uno come me

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La luce dell’abat-jour accesa è quella cosa che non potrebbe mai mancare nella stanza di Manuel in piena notte, così come la porta chiusa e le finestre serrate. 

Non dorme bene, non ricorda l’ultima volta in cui è riuscito a prendere sonno la sera per poi svegliarsi il mattino dopo senza interruzioni; senza incubi, senza tachicardia, senza il bisogno di tirare le coperte fin sopra la testa, al punto da rischiare di soffocare. 

Ogni notte Manuel è un groviglio di paure e spera con tutto se stesso che arrivi la luce del giorno a dargli quel pizzico di tranquillità di cui ha bisogno. Per questo non dorme mai con nessuno, per questo tutti hanno un’idea totalmente sbagliata di lui: soltanto Manuel conosce il bambino della notte, quello che ogni tanto piange e che vorrebbe ritrovare se stesso. 

“Nn’hai dormito, stanotte? C’hai du occhiaie…” 

Jacopo gli va incontro sulla porta d’ingresso di Villa Balestra e l’osserva cercando di capire cosa sia successo la sera precedente nel locale. Crede di essersi perso qualcosa, e lo pensa perché Simone aveva avuto una reazione impacciata davanti alla sua domanda sul perché Manuel fosse andato via. Conosce suo fratello come nient’altro nella vita, e quella reazione è di quando è in difficoltà. 

“Ho dormito de merda” ammette. 

Di solito riesce a dissimulare, ma la notte appena trascorsa è stata tra le più brutte degli ultimi mesi. 

Quando pensava che la situazione stesse migliorando, ecco che sono tornati gli incubi.
“Ma è successo qualcosa che non so?” 

“No, perché?” 

Segue Jacopo in cucina e attende un eventuale interrogatorio; sapeva a cosa sarebbe andato incontro, accettando l’invito di raggiungerlo a casa per fare una partita alla Play, ma ha pensato che rifiutare sarebbe stato peggio.

In fondo non è successo niente, a parte il fatto di non aver mantenuto la promessa su Simone.

“Beh, vediamo… sei scappato senza manco salutarmi e mio fratello è la persona meno brava a dire bugie su questo mondo. Hai beccato proprio il peggiore alleato pe dimme le cazzate…” gli da’ le spalle, intento a preparare due caffè.

“Non t’ho salutato perché eri con quella ragazza…”

Si sente messo in gabbia senza aver nemmeno fatto niente. Accusato di qualcosa, non sa neanche lui precisamente cosa. Ha flirtato con suo fratello, l’ha fatto ed è oggettivo, ma non gli sembra grave.

“Ti piace mio fratello?”

Non sono domande che Manuel fa a se stesso ormai da tempo; non vuole risposte, non le cerca. Pensa a Simone, sì, gli capita, ma quanto basta per tirarsi indietro il secondo successivo.

“No, Jaco… non mi piace tuo fratello”

Jacopo sospira, questa volta girandosi verso di lui per porgergli il caffè. Restano in piedi, l’uno di fronte all’altro con espressioni serie.

“Non sarebbe un problema per me”

Manuel non ci crede. Crede, anzi, che per Jacopo sarebbe un enorme problema.

“Non mi piace tuo fratello” lo ribadisce, cercando di metterci il massimo della convinzione.

“Se non fosse mio fratello che faresti?”

“Te giuro, nun te sto a capì. Che vuoi sapè? Se me faccio pensieri su Simone? Probabile, è un bel ragazzo. Finisce lì. Non lo devo trattà come farei con chiunque. Anzi, proprio perché è tuo fratello nun ce metto manco il pensiero…”

Niente di più [Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora