[Quando ci sarà il silenzio allora parlami,
se non sapremo che dirci allora guardami.
Quando il mondo cadrà a pezzi allora salvami,
quando perderò il controllo allora calmami.
E se la vita è solo un gioco non ci so giocare
In testa ho ricordi sbiaditi come foto al mare.
Nel cuore piovono meteore, non è un temporale]L’idea iniziale di Manuel era quella di non mettere piede in Villa Balestra per almeno una settimana, ma non ha resistito due giorni perché dopo 24 ore lontano da quella casa ci è tornato. Il tempo di finire il turno a lavoro, fare una doccia e mettersi sulla moto.
Direbbe per Jacopo, ma la verità è che vorrebbe parlare con Simone, con calma; trovare il coraggio di raccontargli molte cose di sé e provare a farsi abbracciare perché un abbraccio da lui lo vorrebbe tantissimo.
Lo desidera con tutto se stesso, perché crede che in quelle braccia potrebbe perdersi e sentirsi bene nonostante tutto e nonostante la paura che ogni volta l’ha poi fatto fuggire.“Ohi, Manu! Stavo a pensà: stasera partita a calcetto e poi birretta con quelli?”
“Ma non ho il cambio! Come faccio?”
“Va be, passiamo prima a casa tua e passiamo a prendere tutto.”
Non ne ha la minima voglia, ma annuisce senza opporsi più di tanto. Forse gli farà bene correre, giocare a calcetto, spingere accidentalmente qualcuno in campo.
“Tuo fratello è a casa?”
“No, è uscito dopo pranzo…”
“Ah, ho visto la macchina quindi pensavo ci fosse…”
“S’è fatto venire a prendere da un tipo”
“Lo spagnolo?”
“No, me sa che era italiano a sto giro!”
Annuisce ancora, con le mani in tasca e la testa rivolta verso il basso. Prende un grosso respiro, prima di tornare su con lo sguardo e provare a far finta di niente.
“Va be, ce esce na partita alla play prima?”
Jacopo lo asseconda nonostante lo veda chiaramente il fastidio che prova. Vede che non riesce a concentrarsi, che l’idea di Simone con un altro non lo rende affatto tranquillo.
E da un lato gli dispiace vederlo così, perché Manuel nell’ultimo periodo è cambiato e gli sembra più cupo, meno felice, come se soffrisse davvero. Non ha la presunzione di pensare di aver capito tutto e di poter capire come stanno le cose tra di loro, ma pensa che suo fratello sia riuscito nell’intento di farlo ingelosire parecchio, qualora fosse stato quello l’obiettivo.
“Ciao. Io non ceno a casa, sono tornato per prendere una felpa e riesco subito.”
Simone fa il suo ingresso in casa guardandoli a malapena in faccia e correndo su per le scale. Ha lasciato perfino la porta aperta da cui si vede una macchina con dentro un ragazzo. Né Manuel né Jacopo l’hanno mai visto, ma poco importa. È uno con cui Simone fa sesso, questo è appurato.
“Mo vengo…” sussurra Manuel, scattando in piedi dal divano per correre anche lui su per le scale.
Si sente forte, si sente coraggioso e in grado di affrontarlo.
Per questo da’ due colpi di nocche sulla porta della stanza di Simone, ed entra senza che quest’ultimo gli dia il permesso.“Ma che fai? Bussi e poi non aspetti?”
“Te devo parlà.”
“Mi stanno aspettando giù, dovevo solo prendere una felpa”
“Lo so, l’ho visto er modello in macchina. Nun me interessa. Te posso parlà n’attimo?”
“Che vuoi?”
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Niente di più [Simuel]
FanfictionQuando lasciarsi amare sembra un'impresa perché tutto ciò che vedi di te stesso non ti piace. "In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore".