𝑪𝙖𝒑𝙞𝒕𝙤𝒍𝙤 4 𝑨𝙉𝑰𝙈𝑬 𝑪𝙊𝑴𝙋𝑳𝙀𝑴𝙀𝑵𝙏𝑨𝙍𝑰

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L'agitazione cresceva mentre si asciugava rapidamente i capelli con il phon, cercando di fare il minor rumore possibile per non disturbare il riposo del padre.

Si chiedeva se Faustino poteva davvero dissipare il groviglio di arcane visioni che talvolta invadevano la sua mente durante il sonno. Non ne era certa, eppure qualcosa la spingeva verso quel giovane così enigmatico e affascinante. Quali erano le sue vere intenzioni? Perché, tra tanti, aveva scelto proprio lei? Se ciò che affermava era vero, significava che nei suoi sogni si celava qualcosa di anomalo, e doveva scoprirlo a ogni costo.

Sistemata l'acconciatura, si truccò meticolosamente con il consueto maquillage marcato. Prima di andare a vestirsi, inviò un messaggio vocale a Lulit, la sua migliore amica fin dai tempi delle elementari.

" Ehi, Lulit, ho un grosso favore da chiederti: tra mezz'ora, più o meno, mi accompagneresti in scooter nella zona PEP? Non fare domande, ti spiegherò tutto appena possibile! "

Pochi istanti dopo, l'altra rispose. In fondo, era una nerd dipendente dallo smartphone, che teneva incollato alle mani, tranne quando guidava il suo scooter, ribattezzato Shelly. Era un Piaggio Zip di prima generazione, usato e ritinteggiato di un rosso acceso, decorato con adesivi della serie TV "The Big Bang Theory", regalo dei suoi genitori appena aveva ottenuto il patentino.

"Cii mancherebbe, bellezza. Mi preparo e sono da te. Ma che diavolo ci vai a fare laggiù? Ah già, è vero... niente domande!" e aggiunse una faccina con la linguaccia.

"Scema....grazie!" rispose, accompagnando il testo con un cuoricino.

Si mosse con passi rapidi, facendo scivolare i piedi sul pavimento della sua cameretta, dove la luce filtrante dalle persiane socchiuse disegnava sulle pareti scure e sugli arredi una serie di lentiggini bianche.

Con un gesto deciso, tirò le manigliette di plastica rigida per aprire le due ante a battente dell'armadio economico, dalla finitura in finto legno d'acero. L' interno di questo si rivelò avvolto nell'oscurità totale.

Il guardaroba, dominato dal total black, lasciava poche alternative di scelta per l'abbigliamento. Optò quindi per un paio di pantaloni aderenti, con le tasche posteriori scucite, una magliettina nera un po' scollata con le maniche lunghe arricciate ai polsi e stivaletti con borchie sui calcagni. Non poteva fare a meno del giacchetto di pelle, nonostante fosse ancora umido all'interno.

Sul finire, un paio di spruzzi di "Black Opium", si mise lo zainetto sulle spalle e uscì in punta di piedi, chiudendo la porta delicatamente.

Decise di evitare l'ascensore e di scendere per le scale, appoggiandosi alla balaustra di ferro verniciato di amaranto, piuttosto usurata, dove al suo piano mancava addirittura il passamano in legno.

Una volta sotto al portone, dopo aver dato uno sguardo distratto alla cassetta della posta, piena di volantini pubblicitari, uscì all'aperto dove l'amica l'attendeva impaziente, con il suo inconfondibile casco rosso decorato con le orecchie da micio di peluche.

<< Con calma, eh! >> le disse, fingendosi infastidita non appena la vide. Le porse l'altro casco che aveva sottobraccio, nero lucido e con una visiera fumé affusolata.

Mariella sbuffò in maniera plateale. Salì in sella dietro di lei e la strinse così forte da toglierle quasi il respiro.

Lulit Nadia era un'anima buona, degna della più totale fiducia. Di origini etiopi, il suo primo nome significava "Notte" in amarico, la lingua dei suoi avi, mentre il secondo nome le era stato conferito dai suoi genitori poiché nata in Italia.

Era un'adolescente peperina, con un'intelligenza sopra la media e una furbizia che traspariva dai suoi occhi tirati e scuri come olive nere. La sua pelle d'ebano era profumata e liscia al tatto, soprattutto quella del viso, distinto e ornato da zigomi alti e labbra piene. Indossava con disinvoltura dei grandi occhiali tondi, con montatura rossa fiammante, che aggiungevano un tocco di vivacità al suo sguardo.

𝙎𝑶𝙂𝑵𝙄 𝘼𝑳𝙏𝑹𝙐𝑰Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora