Dopo che Mariella lo ebbe cacciato dalla sua abitazione, Faustino, abbattuto e profondamente triste, vagò per la città in bicicletta, senza una meta precisa. Attraversava vicoli angusti e strade labirintiche, come se cercasse di perdersi nel dedalo della città per sfuggire al tumulto interiore. La sua mente, turbata e in subbuglio, lo condusse infine al porticciolo, dove con un gesto stanco legò la bicicletta alla recinzione di ferro smaltata di verde, concedendosi una passeggiata sulla banchina.
Procedeva con andatura lenta, tentando di fare ordine fra i suoi pensieri, ma le grida stridule dei gabbiani, che si lanciavano in picchiata verso il mare in cerca di pesce, gli impedivano di trovare la pace. Provò allora a svuotare la mente, concentrandosi sulla superficie dell'acqua increspata da una lieve brezza marina. Essa rifletteva frammenti di luce come schegge di uno specchio infranto, mentre il cielo si anneriva, perdendo gradualmente le tinte cangianti del crepuscolo.
Arrivato alla fine della banchina, si sedette sull'ultima bitta di metallo arrugginito. Osservava l'orizzonte come se lì potessero trovarsi tutte le risposte ai suoi tormenti; un tremendo senso di malinconia lo pervase mentre rifletteva sulla solitudine che lo aveva condotto fino a quel punto. Le ombre della sera cominciavano a stendersi sulla città, avvolgendo tutto in un velo di quiete e mistero.
Massaggiò la guancia ancora dolorante, facendo delle smorfie mentre tentava di muovere la bocca. Niente da fare: quello schiaffone di suo padre continuava a far male. Doveva fargliela pagare per quell' onta, vendicarsi di tutte le pene che gli aveva inflitto negli ultimi anni. Decise quindi di trascurare Mariella, almeno per la notte successiva, e di realizzare ciò che aveva architettato; invadere i sogni di Saulo e procurargli uno shock che avrebbe ricordato fino alla fine dei suoi giorni.
Fu in quel momento che estrasse il telefonino dalla tasca anteriore dei jeans e lo spense, affinché nessuno potesse distrarlo dalla sua risoluzione. Rimase altri dieci minuti a osservare i gabbiani che si tuffavano per cacciare la cena, prima di percorrere a ritroso i passi fatti, montare in sella alla bicicletta e partire, pedalando energicamente verso casa sua.
Macinando più di tre chilometri in un lasso di tempo brevissimo, giunse in zona PEP. Raggiunse la vecchia palazzina popolare e si introdusse nel portone, parcheggiando la bicicletta nel sottoscala, incastrandola tra un paio di mountain bike da bambini. Salì le scale a due a due, giungendo al terzo piano. Entrato in casa, tentò di appendere la giacca al portabiti in legno, già sovraccarico di indumenti, e disse ad alta voce: << Nonno, nonna, sono a casa! >>.
La coppia di anziani era nel soggiorno, comodamente seduta: lei sull' adorata poltrona relax, lui accanto alla moglie su una sedia, intenti a seguire "La Vita in Diretta" su Rai 1 con la luce dell'apparecchio che illuminava appena i loro volti rugosi. Quando il nipote varcò la soglia per entrare nella stanza, nonno Giacinto lo scrutò con occhi che, nonostante la penombra, esprimevano preoccupazione. Con voce sommessa, disse: << Ciao Faustino, bentornato. >>
<< Ciao nonno, >> lo salutò il giovane, << Cosa ti turba? Cosa è successo? >> chiese con premura.
<< Niente, nipote mio, ho solo parlato con tuo padre al telefono. Vuole che, dopo le festività, tu torni a vivere con lui. Ho cercato di dissuaderlo, ma sai com'è, non vuole sentire ragioni! Cercherò di parlargli di persona, forse riuscirò a ottenere qualcosa, come farti restare qui con noi almeno fino alla fine dell'anno scolastico. >> esclamò l'uomo, mentre una lacrima, rischiarata da un bagliore bluastro, solcava la sua faccia segnata da un misto di rabbia e rassegnazione.
<< Quell'uomo è il diavolo in persona! >> tuonò nonna Matilde. << È stato la rovina di mia figlia, ha distrutto completamente la nostra vita! >>
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𝙎𝑶𝙂𝑵𝙄 𝘼𝑳𝙏𝑹𝙐𝑰
Ficção Adolescente"𝙎𝑶𝙂𝑵𝙄 𝘼𝑳𝙏𝑹𝙐𝑰" ᴇ̀ ᴜɴ ʀᴏᴍᴀɴᴢᴏ ᴛᴇᴇɴ-ꜰᴀɴᴛᴀsʏ ᴄʜᴇ sᴇɢᴜᴇ ʟᴇ ᴀᴠᴠᴇɴᴛᴜʀᴇ ᴅɪ Mᴀʀɪᴇʟʟᴀ, ᴜɴᴀ ʀᴀɢᴀᴢᴢᴀ ɢᴏᴛʜ sᴇᴅɪᴄᴇɴɴᴇ ᴇᴍᴀʀɢɪɴᴀᴛᴀ ᴅᴀʟʟᴀ sᴜᴀ ᴄᴏᴍᴜɴɪᴛᴀ̀ ᴘᴏɪᴄʜᴇ́ ᴅᴀ ᴇssᴀ ᴇᴛɪᴄʜᴇᴛᴛᴀᴛᴀ ᴄᴏᴍᴇ ᴘᴏʀᴛᴀᴛʀɪᴄᴇ ᴅɪ sꜰᴏʀᴛᴜɴᴀ ᴀ ᴄᴀᴜsᴀ ᴅᴇʟ sᴜᴏ ʟᴏᴏᴋ ᴛᴇɴᴇʙʀᴏsᴏ. Sᴄᴏᴘʀᴇ ᴄᴏᴍᴇ ᴘᴏ...