𝘾𝒂𝙥𝒊𝙩𝒐𝙡𝒐 9 𝙍𝑰𝙎𝑪𝙊𝑵𝙏𝑹𝙄 𝙎𝑶𝙎𝑷𝙀𝑻𝙏𝑰

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Mariella sospirò, consapevole che l'amica l'avrebbe sottoposta a un interrogatorio di terzo grado. Altre scuse non avrebbero avuto effetto, perciò si preparò mentalmente a rivelare la verità, poiché resistere sarebbe stato vano. Si avvicinò al citofono a cornetta e lo sollevò per rispondere.

<< Sali pure, Lulit. >> disse con tono rassegnato. << So già che sei tu! >>

Non ricevette risposta. Con il portone sempre aperto, lei aveva già preso le scale ed era arrivata alla porta. Dopo un paio di bussate decise, la sua voce risuonò impaziente:

<< Iella, aprimi, forza! >>

Mariella spalancò la porta dell'appartamento e vide la giovane nerd, avvolta in una tuta di velluto rosso e un bomber nero, con la tracolla gravida di libri e quaderni. I suoi capelli erano in disordine e gli occhialoni appannati, mentre, con un'espressione contrariata sul viso ancora assonnato, se ne stava immobile sull'uscio con le braccia incrociate.

<< Allora, >> disse con tono inquisitorio, << cos'è questa storia che oggi non vai a scuola? E... cosa ti è successo alla faccia? Sei stravolta! >>

<< Stravolta io? >> esclamò Mariella, scrutando il suo riflesso nello specchio a oblò appeso con una corda di canapa alla parete del corridoio. Il suo viso, un disastro completo: la sera precedente aveva dimenticato di struccarsi, e dopo quella notte tumultuosa, l'eyeliner risultava sbavato e l'ombretto carbone, aveva segnato persino gli zigomi, aggiungendo un tocco inquietante al suo aspetto.

<< Oh Belzebù, però devo ammettere che mi sta bene. >> disse, sorridendo compiaciuta.

Poi invito l' amica a prendere posto in cucina e le versò una tazza di caffé sperando che questo potesse placarla per qualche minuto, e invece:

<< Bene, sposa cadavere, voglio sapere come è andata ieri con quel tipo, Fausto se non erro il nome, giusto? >>

Mariella sospirò di nuovo. Sapeva che sarebbe stato impossibile evitare la conversazione, ma non era sicura di quanto rivelare. Decise di iniziare con qualcosa di generico.

<< Si chiama Faustino, abbiamo parlato di sogni e... >> cominciò, ma Lulit la interruppe immediatamente.

<< Sogni? Che genere di sogni? >> chiese con gli occhi spalancati mentre gli occhialoni le scivolarono sulla punta del naso.

<< Sogni lucidi, >> rispose Mariella abbassando lo sguardo, << Faustino mi ha suggerito di iniziare a praticarli per affrontare alcune questioni che mi angustiano. C'è qualcosa di cui non ti ho mai parlato, non perché dubitassi di te, ma perché temevo di perderti. >>

Sconsolata, prese la mano dell'altra.

<< Perdermi ? Rinunciare alla tua amicizia è un qualcosa che considero impensabile! Ma perché dovrebbe succedere poi ? >> chiese Lulit preoccupata.

Mariella, si sedette sulla prima sedia a portata di mano e proseguì, << Non vorrei che tu considerandomi ancora più singolare e strampalata di quanto già possa sembrarti, tendessi ad allontanarti da me.>>

<< Non sei affatto strampalata! Sei semplicemente te stessa, e dietro quel trucco eccentrico e quei vestiti scuri, si cela un'anima pura che non ha nulla a che fare con malasorte e demoni. Non sei sbagliata, sei una persona autentica, e per essere autentici al giorno d' oggi, ci vuole coraggio, e tu ne hai da vendere. Ma ora ho parecchia ansia, di cosa non sono a conoscenza? >>

Mariella portò la tazzina di caffè alle labbra, bevve l'ultimo sorso con calma e, dopo un breve silenzio di riflessione, si confidò: << Da quando mia madre non è più con noi, faccio sogni strani. La cosa particolare è che da circa due anni, sono completamente privi di colori. >>

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