Capitolo 16: tragico ritorno

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Sophia respirò profondamente l'aria fresca di Roma, un misto di nostalgia e speranza la pervadeva. Dopo un anno trascorso in Germania dalla zia, era finalmente tornata a casa. Nonostante la distanza, non aveva mai smesso di pensare a Paulo. Erano stati inseparabili, il loro legame più forte di qualsiasi convenzione sociale o parentela. Ma la decisione dei genitori di separarli aveva frantumato i suoi sogni, costringendola a lasciare tutto dietro di sé.

Mentre il taxi si avvicinava al centro della città, Sophia non poteva fare a meno di immaginare il momento in cui avrebbe rivisto Paulo. Aveva sempre sperato che il loro amore fosse forte abbastanza da resistere al tempo e alla distanza. Scese dall'auto e si avviò verso il parco dove loro due erano soliti incontrarsi. I ricordi di quei pomeriggi passati insieme riaffioravano con una dolcezza quasi dolorosa.

Ma il destino aveva in serbo una sorpresa crudele per lei. Appena arrivata, il suo cuore si fermò. Lì, proprio sotto il vecchio albero di castagno, vide Paulo abbracciato ad Oriana, i loro corpi stretti l'uno all'altro in un bacio appassionato. La scena le tagliò il respiro, come una pugnalata al petto.

Senza pensare, Sophia si girò e iniziò a correre, le lacrime che le offuscavano la vista. Il dolore era insopportabile, ogni passo sembrava un affronto alla sua stessa esistenza. Si precipitò per le strade di Roma, senza una meta precisa, solo il desiderio di allontanarsi il più possibile da quella scena straziante.

L'adrenalina e la disperazione la portarono a non notare il traffico che si intensificava. Attraversò una strada senza guardare, proprio mentre un'auto sfrecciava verso di lei. Un colpo violento e tutto diventò buio.

-

Dottore, c’è qualche cambiamento?” chiese il padre con un filo di voce, aggrappandosi alla giacca del medico che passava di lì.

Il dottore scosse la testa, il volto cupo e serio. “Mi dispiace, signore. Al momento non ci sono segni di miglioramento. Dobbiamo solo aspettare".

L'ospedale era di un odore misto tra disinfettante e medicinali che si insinuava nelle narici di chiunque attraversasse quelle corsie. Nella stanza 128, il monotono bip-bip del monitor  scandiva il tempo.

Sophia giaceva immobile nel letto, avvolta in lenzuola candide che sembravano quasi troppo pure per una scena così tragica. La sua pelle era pallida, quasi trasparente sotto la luce artificiale, e il suo respiro era mantenuto costante dai macchinari che la circondavano. Un tubo per l'ossigeno le attraversava il naso, e una flebo le iniettava silenziosamente soluzioni vitali nel braccio sottile.

SPAZIO AUTORE

-3 ALLA FINE😭

𝓕orbidden 𝓑onds/ Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora