14. fever

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Ogni volta che Manuel vede marciare un Balestra nella sua direzione, è già consapevole di essere nei guai.

Se è Dante, si aspetta una ramanzina relativa alla scuola ed è più che altro noiosa la prospettiva di doversi fingere interessato a quei discorsi sul suo futuro.

Nemmeno se è Simone è un buon segno, ma solo perché quello si avventura spedito nella sua sezione durante l'intervallo esclusivamente quando ha urgenza di vomitargli in faccia un qualche rimprovero.

Quando si tratta di Jacopo invece, qualcosa dentro Manuel si tende come una corda di violino.

C'è uno strano stato di allarme che li pervade entrambi ogni volta che si ronzano intorno; uno troppo protettivo nei confronti del fratello, l'altro che non tollera l'idea di essere tenuto sotto controllo.

In realtà condividono molte più qualità e difetti di quanto possano immaginare,  ma anche lo stesso testardo orgoglio che impone loro di comportarsi come membri di gang rivali che ricordano i vecchi musical.

Finiscono per girarsi attorno scambiandosi ridicole occhiate minacciose, a causa di quello che, in realtà, è un amore che hanno in comune, seppur in una sfumatura naturalmente diversa.

"Che voi?" fa Manuel, alzando un po' il mento in direzione dell'altro mentre allarga i piedi in un tentativo inconsapevole di darsi un'aria più sicura.

È immediata l'alzata d'occhi al cielo di Jacopo, che lo tira un po' bruscamente per la manica prendendolo da parte.

"Me devi fa' un favore."

"Io non devo fa' proprio niente, quindi già vedi de cambià tono-"

"È per Simone, coglione," si affretta a chiarire, e già percepisce un discreto prurito alle mani a causa dei modi insopportabili di Manuel.

Gli sfugge proprio, cosa mai ci possa trovare Simone.

"Perché, che c'ha, che glie serve?"

Jacopo non riesce proprio a rinunciare alla squisita occasione di schernire velatamente Manuel, tanto che assapora il sorrisetto sornione che gli fiorisce sulle labbra.

Si crogiola nell'imbarazzo da cui è colto Manuel non appena si rende conto della velocità con cui ha cambiato atteggiamento alla minima menzione di Simone.

"Te vedo già più predisposto, Ferro, come mai?" gli sorride con ironica gentilezza.

"Hai tre secondi Balestra, dopodiché te ne poi annà aff-"

Jacopo alza le mani in segno di resa per arrestare il battibeccare impettito di Manuel ed esporre finalmente la ragione per cui ha compiuto lo sforzo sovrumano di andare a parlargli.

"Simone c'ha tipo quaranta de febbre e non vole annà a casa."

Manuel si acciglia all'istante.

"E perché?"

"Dice che c'ha più de n'interrogazione e poi oggi doveva annallo a vedé a rugby uno importante-"

"Cazzo è vero, l'osservatore. Tanto se sta così come pensa de giocà," sospira Manuel.

Per un momento appaiono perfettamente complici, impegnati a scambiarsi commenti e dettagli sulla vita di Simone, nemmeno fossero i suoi angeli custodi, o tutori legali.

"Eh, gliel'ho detto pure io, ma te poi immaginà se m'ascolta, quer coglione."

"Occhio," reagisce spontaneamente Manuel, incapace di tollerare perfino un bonario insulto fraterno, se diretto a Simone.

"Va beh, quinni? Che devo fa'?"

"Ho pensato," sbuffa Jacopo, che ancora fatica a digerire il fatto che Simone sembri pendere dalle labbra di quello lì, "che magari te sta a sentì."

simuel - tutti gli universi più uno🍊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora