La palestra della scuola è quasi irriconoscibile.
Oltre alla calca di adolescenti mezzi ubriachi che ballano schiacciati in un'unica massa, ci sono così tanti dettagli che la rendono diversa dal solito.
I palloncini, i festoni, i coriandoli argentati che riflettono la luce, le palle da discoteca appese qua e là sul soffitto.
Per non parlare dei tavoli imbanditi di cibo e bevande - che sarebbero da regolamento analcoliche, ma che Matteo ha provveduto a rendere 90% vodka di nascosto.
Manuel si guarda intorno con un po' di amarezza nel cuore, ma sorride.
Ce l'ha sempre avuta la paura di crescere, il terrore di diventare grande.
Eppure ora, tra la musica dance che vibra nelle pareti e le luci colorate, sta facendo pace con una semplice realtà: è inevitabile.
Tutti questi visi che sono appartenuti alla sua quotidianità diventeranno, per la maggior parte, sconosciuti.
Storie intrecciate si scioglieranno come nodi col passare del tempo, ed è così che va la vita - è tutto perfettamente normale.
Manuel l'ha sempre sentita, questa nostalgia latente per un passato che, in realtà, passato ancora non è.
E c'è un viso, tra tutti, che il suo sguardo cerca disperatamente fra la confusione.
Insegue l'immagine di Simone come un pellegrino nel deserto farebbe con l'idea di un'oasi, ma lui non c'è da nessuna parte.
E per questo Manuel si blocca in mezzo alla pista da ballo con la bocca asciutta, e per un attimo la musica gli arriva alle orecchie come un suono ovattato, tutti intorno a lui sembrano muoversi a rallentatore.
Non può più scappare da quello che il cuore gli chiede, da quello che pretende con sempre più fermezza.
Non quando in una stanza che brulica di persone lui si sente terribilmente solo, senza Simone.
È come se Manuel avesse vissuto sull'orlo di un precipizio, sempre pronto a fare pace con l'idea di non essere meritevole d'amore, di distruggere con le sue mani tutto ciò che di buono la vita gli ha dato.
Poi uno spilungone dai capelli ricci e gli occhi grandi da quel precipizio l'ha strappato con forza, dimostrandogli che il vuoto a volte non è la promessa di una caduta, ma l'opportunità di volare.
Solo che se Manuel deve immaginare di spiegare le ali, proprio non riesce a non figurarsi di precipitare rovinosamente al suolo, se affianco a lui non c'è Simone suo.
D'un tratto la cravatta gli pare troppo stretta e senza nemmeno accorgersene infila un dito nel colletto e lo tira un po', sperando di sentire più ossigeno fluire nei polmoni.
Simone, dov'è Simone?
Compagni, amici, professori, ci sono tutti.
Ma lui in effetti Simone lo conosce, deve solo pensarci un momento per immaginare perfettamente dove si trovi.
"Manu, ma dove vai?" cerca di fermarlo Chicca.
"Non puoi uscire ora, ce sta' 'a canzone nostra!" grida saltando Matteo, che si sta preparando a gridare a pieni polmoni parole in inglese di cui non conosce il significato.
Manuel fa loro segno con la mano come a dire arrivo subito, tranquilli.
Più cammina lungo il corridoio, più l'eco dei suoi passi sovrasta il caos della festa e lui quegli stessi passi li benedice, perché lo stanno conducendo alla sua pace, al suo respiro.
STAI LEGGENDO
simuel - tutti gli universi più uno🍊
Fanfictionraccolta di scene/ piccole os in cui i due fessi si innamorano in tutti gli universi più uno. tutte le storie di questa raccolta sono basate sui vostri prompt di twt!