11. due mignoli contro il mondo

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ispirata a uno splendido disegno di @/ariespuntosia su twt🎀

Simone si ricorda con minuziosa precisione la genesi, l'esatto istante in cui è nata questa intramontabile abitudine targata Balestra-Ferro.

Aveva otto anni - Manuel nove - ed era davvero inconsolabile, quel giorno.

Non sapeva nemmeno lui il motivo, avrebbe scoperto solo anni dopo che quella voragine al centro del petto che a volte minacciava di mangiarselo vivo non era altro il vuoto incolmabile lasciato da Jacopo.

Erano in Villa tutti insieme, una serata ideale per una delle loro consuete cene estive, e Dante stava impazzendo perché non trovava suo figlio da nessuna parte.

Manuel, però, con la sua risolutezza e l'innocenza che solo i bambini possiedono, l'aveva rassicurato.

"Tranquillo. Ce penso io a lui," gli aveva detto.

E per quanto improbabile paresse a Dante che un marmocchio sbarazzino tutto riccioli avesse la sensibilità adatta a gestire uno dei momenti no di Simone, era stato costretto a ricredersi su tutta la linea.

Manuel aveva scovato l'amico nel suo nascondiglio preferito, e gli era rimasto accanto in silenzio per quasi un'ora.

Simone era terribilmente frustrato; non era sua intenzione essere scostante, ma non aveva gli strumenti per comunicare in maniera efficace il suo stato d'animo.

Era una gran fortuna, quindi, che a Manuel le parole non servissero per sapere cosa gli passava per la testa.

Era stata una semplice intuizione, quella che gli aveva permesso di capire che Simone avesse bisogno di qualcuno vicino, ma senza sentirsi invaso, senza rinunciare bruscamente alla quiete della sua solitudine.

Così Manuel aveva allungato una mano, intrecciando piano i loro mignoli, e sottovoce gli aveva detto "questo lo possiamo fare quando non ce va de parlare, e può voler dire tutto quello che vogliamo noi."

Simone aveva tirato su col naso, asciugando gli occhioni umidi con il dorso della mano libera.

Aveva le ginocchia strette al petto, il viso nascosto lì in mezzo, ma racimolò il coraggio necessario a guardare Manuel negli occhi, nella penombra della sera.

"E ora che vuol dire?"

"Che ce sono io co' te, non devi essere triste," gli aveva sorriso lui, con quel guizzo sincero e furbo negli occhi che si sarebbe rivelato la più grande debolezza di Simone.

Avrebbe potuto accadere solo quella volta, trasformarsi in un singolo episodio che, seppur degno di essere ricordato, sarebbe rimasto singolare.

Invece, Simone se n'era ricordato di quelle parole e aveva deciso che, siccome era già evidente che fossero due teste calde, quello sarebbe stato un modo potenzialmente molto efficiente per salvarli dai loro litigi infiniti.

Ne aveva avuto la prova anche cinque anni dopo, durante il viaggio in macchina di ritorno dalle loro vacanze estive.

Dopo quasi tre settimane di convivenza, nel pieno furore distruttivo tipico di chi è alle porte dell'adolescenza, si era rivelato inevitabile che finissero per scontrarsi.

Manuel, che d'altronde era anche un anno più grande di lui, era ancora più testardo, se possibile.

Dopo un vano tentativo di riportare un po' di pace tra i due, Dante e Anita avevano finito per assistere con rassegnazione al loro battibeccare interminabile.

Era stato il maggiore a farlo infuriare, e Simone non ne voleva sapere di rinunciare a dire la sua.

"Sei te che te la prendi pe' tutto, sei troppo sensibile."

simuel - tutti gli universi più uno🍊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora