23. il romano e il francese

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La prima volta che lo vede, lui è rannicchiato in un angolo della classe, seduto sul tappeto colorato con le ginocchia al petto.

Ha capito che si chiama Simone, peccato che praticamente ogni altro particolare che riguardi il suo nuovo compagno di classe gli sfugga.

Ma Manuel, la sua mamma glielo dice sempre, è un bambino fin troppo curioso per il suo bene, troppo cocciuto per arrendersi davanti alle piccole grandi sfide che gli si presentano.

Infatti il broncio diffidente e tradito dell'altro, come se l'avessero abbandonato in quel posto, per Manuel non funge affatto da deterrente, solo da incentivo.

Quel bimbo non è granché entusiasta di stare lì, anzi, a dire il vero gli sembra terrorizzato, ma è anche vero che i tentativi della maestra e dei suoi compagni di includerlo non sono esattamente andati a buon fine.

E quindi, naturalmente, gli pare la scelta più logica munirsi del suo dinosauro preferito e dirigersi verso l'angolino appena la maestra suona la campanellina che segnala il momento della ricreazione.

"Potete fare un puzzle, giocare con i lego, o scegliere un libro e sfogliarlo sul tappeto," ripete lei come ogni giorno, ma a Manuel oggi non sembrano attività chissà quanto interessanti, non da quando ha deciso di andare in missione.

"Ciao, io so' Manuel" azzarda, sedendosi a gambe incrociate accanto al bambino che, se possibile, si ritrae ancora di più.

"La mia mamma mi chiama Manu, se vuoi puoi anche tu."

Niente, silenzio.

Strano però, eppure gli è parso di aver fatto una concessione notevole, una cosa mica da ridere.

Ma forse deve cambiare strategia, quindi manda in avanscoperta il suo amico verde con le scaglie, che magari a Simone almeno lui starà simpatico.

Sta riflettendo intensamente sul da farsi quando viene interrotto bruscamente da Dino che gli arriva fra le braccia con forza, in un chiarissimo rifiuto di Simone.

Non vuole parargli, non vuole la sua compagnia e nemmeno quella del suo dinosauro - l'unico dettaglio che offende un pò Manuel.

"Vabbè, come vuoi," fa un pò sconsolato, e recupera una delle scatole di cartone lì vicino per rovesciare a terra le tessere del suo puzzle preferito e mettersi al lavoro.

"Manuel, amore, vieni un attimo qui?"

Gli scoccia giusto un pò lasciare a metà la sua opera, ma mamma dice che quando un grande ti parla devi starlo a sentire, quindi si alza da terra, sbatte le mani l'una contro l'altra e si lascia prendere in braccio dalla maestra Valeria.

"Piccoletto, mi sembri molto preoccupato, un pò triste... qualcosa non va?"

Manuel pensa bene prima di rispondere, studiando con un cipiglio il bambino che ha tentato invano di decifrare per tutta la mattina.

"Maestra, ma Simone, quello nuovo, è muto?"

Lei gli sorride teneramente sistemandoselo sulle ginocchia con pazienza, e non può che provare ammirazione per lo spirito d'osservazione e l'insaziabile curiosità di quel bambino tanto piccolo quanto sveglio.

"No, Manu, solo francese."

Il bambino annuisce comprensivo, eppure le sembra più sconsolato di prima.

"Ah, capito... ed è una malattia brutta?"

Forse non dovrebbe, ma scoppia a ridere di fronte a tutta quell'ingenuità mista alla sincera preoccupazione del suo studente preferito.

simuel - tutti gli universi più uno🍊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora