18. way up high

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La prospettiva di una gita in montagna non gli è parsa poi così disastrosa.

Non che Manuel si consideri un grande amante delle camminate, ma non gli dispiace l'idea di togliersi dalla città per qualche giorno e Simone ha insistito così tanto che, con gran sorpresa di nessuno, lui ha ceduto quasi subito.

Poi, a dire il vero, considera piuttosto speciale il fatto che Simone lo voglia con sé nel luogo dov'è cresciuto, dove ogni estate si perdeva in un mare di verde, giocava in mezzo ai prati, guardava le stelle inspirando l'odore del fieno col nasino all'insù.

Gli freme il petto a immaginare Simone bambino con tutta la sua innocenza, le sue peculiarità.

Sa bene quanto quel posto gli stia a cuore, e non aspetta altro che vedere la luce che è certo si farà strada fra le sue iridi ambrate, proprio come il sole quando filtra fra i rami in mezzo al bosco.

Per questo, nonostante siano le sette del mattino e si stia già maledicendo per aver accettato, si riempie la bocca di caffè e cornetto invece che di lamentele, per non stroncare l'entusiasmo di Simone.

"Jaco! Dai vieni, ti ho fatto i biscotti!"

Una copia barcollante e assonnata di Simone scende le scale e lo osserva con sospetto attraverso occhi semichiusi.

"Simo. Non so' manco le otto. Quando cazzo li hai fatti sti bi- mhh, buoni però."

"Ero troppo felice per dormire, sono sceso alle cinque e qualcosa."

"Ma te sei da legà! Dobbiamo pure camminà, non è che me sbatti pe' terra?" fa Manuel.

"Lo sottovaluti, sai?" la voce di Dante intercede, "da piccolino era un grillo questo qua, non c'era verso di stargli dietro quando andavamo su per i monti."

Lo vede, in effetti, che Simone freme di un'energia che non gli ha mai visto addosso prima.

E di quello che ha detto Dante arriva puntuale la conferma due ore dopo, quando a metà di una salita decisamente troppo ripida per i suoi gusti, Manuel si ritrova ansimante a osservare l'altro saltellare quasi per il sentiero come se non sentisse affatto la fatica.

Parte della classe li ha raggiunti sotto invito del professore, così Manuel ha il disonore di essere l'ultimissimo della fila, ma poco gli importa visto che è occupato a tentare di incamerare quel minimo di ossigeno che gli serve per sopravvivere.

"Simò! Basta io torno a casa," fa affannato.

"Te lo dico sempre che dovresti fare un po' di attività," ribatte lui, mentre torna indietro fino a raggiungere l'altro e gli tende una mano.

Manuel la rifiuta con un buffetto e gli offre in cambio un dito medio, ma Simone non demorde.

"Dai, sono io, non fare l'orgoglioso," questa volta gliela prende direttamente, provvedendo poi a tirarlo per alleviare la fatica della salita.

"Volete che ci fermiamo un attimo?" grida Laura da qualche metro più sù.

"Andate tranquilli, io e Manu ce la prendiamo con calma, al massimo ci vediamo in cima!"

Per qualche ragione ancora si stupisce quando Simone rinuncia alla compattezza del gruppo pur di non lasciare indietro lui.

Ma si sente importante, e la verità è che è felice di ritagliarsi un momento che appartenga solo a loro, che è lo stato in cui Manuel si sente in assoluto più a proprio agio.

"Davvero 'n sei stanco, Simò?"

Quello non si volta nemmeno per rispondergli, continua imperterrito a tirarsi dietro Manuel che se ne approfitta persino un po'.

simuel - tutti gli universi più uno🍊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora