Sono dieci anni che Jacopo dice a Manuel che è il fratello che avrebbe sempre voluto.
È curioso, visto che un fratello lui già ce l'ha; un fratello con cui è in costante conflitto, in eterna competizione.
Sembra che siano nati sulla casella del via e da allora la loro vita sia una gara a chi riesce a prevalere sull'altro ad ogni costo, e con ogni mezzo.
Ed è per questo che Manuel adesso sente l'ossigeno farsi sempre più denso nel salone di Villa Balestra, dove Simone ha appena fatto il suo ingresso con un asciugamano legato pericolosamente male in vita- e sospetta non sia un caso.
"Manuel," gli sorride malizioso mentre gli gira attorno come un predatore con la sua prossima vittima.
E in effetti sì, lo guarda attraverso iridi scure proprio come se fosse destinato ad essere la sua cena.
"Simone," borbotta lui sistemandosi sul divano come se potesse servire a qualcosa, ormai.
Ci prova sempre a fare il sostenuto, ma da troppo tempo è chiaro un po' a tutti che Manuel sia una corda di violino, Simone la mano che gira i piroli poco per volta, e aspetta.
Attende con una calma certezza, perché è matematico che tutta questa tensione non possa protrarsi per sempre, e prima o poi la corda sia destinata a spezzarsi, a cedere.
Simone gli si siede esattamente di fronte, allargando poco le gambe per il solo gusto di osservarlo rendersi ridicolo mentre fa di tutto per non guardare giù.
"Dunque," inizia, e non gli sfugge l'alzata d'occhi al cielo intenzionalmente mal celata dell'altro, "come procedono gli studi?"
Ogni segno di disagio da parte di Manuel non fa che tirare la cordicella invisibile all'angolo della sua bocca e allargare quel sorrisetto compiaciuto che ha stampato in volto.
Sa fin troppo bene che gli sbuffi e le smorfie di disappunto che l'altro si sforza così teneramente di mettere su, altro non sono che la facciata dietro cui si nasconde una semplice, innegabile verità.
Sono anni che Manuel non riesce a togliergli gli occhi di dosso.
E, purtroppo per tutti, Simone è colto da una sorta di delirio di onnipotenza ogni volta che percepisce questo dettaglio, che poi dettaglio non è, così chiaramente.
"Bene."
"Filosofia, giusto?"
Manuel incrocia le braccia al petto.
"Lo sai benissimo che studio filosofia, Simò," precisa infastidito.
"Mh, sarà. Sai che dicono che matematica e filosofia siano indissolubilmente legate? Lo sai che studio matematica, no?"
Pone le sue domande in tono sempre così fastidiosamente casuale, e ogni parola contribuisce ad irritare Manuel.
"Certo che lo so," sbotta Manuel, ed è sublime per Simone osservare i suoi lineamenti leggermente contorti nello sforzo di non dare a vedere che si detesta per averlo detto con tutta quella sicurezza e una sfumatura non indifferente d'astio.
"Ah sì, è così? Mi lusinga molto che presti attenzione a me," dice in un tono sempre più fluido, liscio e scuro mentre si passa una mano fra i capelli ancora bagnati.
"Mh, ora che ci penso, dove sta mio fratello?" si alza in piedi, passeggiando piano per la stanza con le mani dietro la schiena come fosse in un museo e, curiosamente, anche Manuel si sente allo stesso modo.
È difficile non farlo, con certe opere d'arte davanti.
"Jaco è dovuto scappà che Sara è rimasta a piedi co' 'na gomma bucata in mezzo alla-" si interrompe brevemente quando l'altro si piega per adagiare un altro pezzo di legno nel camino a ravvivare il fuoco, e l'asciugamano - bianco e bagnato- lascia poco all'immaginazione.
STAI LEGGENDO
simuel - tutti gli universi più uno🍊
Fanfictionraccolta di scene/ piccole os in cui i due fessi si innamorano in tutti gli universi più uno. tutte le storie di questa raccolta sono basate sui vostri prompt di twt!