3 🌻

32 11 8
                                    

Passo l'intera notte con gli occhi aperti a fissare il soffitto bianco della mia stanza. Spesso mi tornano alla mente gli occhi di Archie, di come mi guarda. Per mia fortuna, o sfortuna, la sveglia ben presto inizia a torturarmi le orecchie. Due settimane fa avevo messo una canzone, ma ora sto iniziando ad odiarla seriamente. Mi appunto quindi nella mente che dovrò cambiarla appena possibile.

A forza di farla suonare, finalmente decido ad alzarmi. La spengo con cattiveria e vado direttamente in cucina, lasciando il telefono in camera. Il mio stomaco ha iniziato a brontolare ancora alle quattro del mattino, quindi è il caso di riempirlo per bene. Apro l'anta del mobiletto dove tengo i biscotti e mi rendo conto ancora una volta che questi mobili della cucina li hanno fatti su misura per un gigante. Sono alta più o meno un metro e sessanta centimetri, molto meno che più, e ogni mattina devo prendere una sedia per arrivare ai biscotti. Faccio tutto ciò rischiando quasi di cadere perchè perdo leggermente l'equilibrio dato che sono ancora mezza addormentata.

Quando mi rimetto in sesto, mi siedo e inizio a inzuppare i biscotti nel latte. Decido di bere anche un bicchiere di spremuta d'arancia già pronta. Quando apro il frigo mi rendo conto che il nulla regna nel mio frigo: è rimasto uno yogurt alla banana, il mio preferito, tre o quattro foglie di insalata, due pomodorini e un pezzo di frittata di ieri sera. Direi che è il caso di andare a fare spesa. Appena finirò di lavorare, tornerò dentro in borghese a comprare dei viveri, ne vale la mia sopravvivenza.

Dopo aver fatto un'abbondante colazione, mi cambio in fretta. Mi vesto con un paio di jeans molto chiari, abbinati a una maglietta dalle maniche corte nera. Sopra metto anche un giubbino senza maniche perché ormai l'estate è finita e inizia a esserci un po' fresco.

Controllo di aver preso tutte le chiavi, soprattutto quelle di casa. Tre giorni fa, quando sono arrivata in questo paese, mi sono chiusa fuori e ho dovuto far cambiare subito la serratura. Sono sbadata, lo so benissimo.

Percorro il vialetto ed esco dal cancello, mettendomi le cuffie nelle orecchie. Prima di attivare la musica su Spotify, sento un clacson suonare una volta sola. Mi volto incuriosita per il rumore e anche perché non c'è nessuno per strada a quell'ora, tranne me. Dai finestrini oscurati non si vede il guidatore, fino a quando non si avvicina alla mia figura con la macchina.

«Ti serve un passaggio?»

Archie.

«Oh... ehm...» bofonchio. Non lo so... Mi serve un passaggio o no? Il mio cervello va in tilt per un secondo e mi ritrovo senza parole.

Nel frattempo Archie parcheggia leggermente più avanti e scende dalla macchina. Viene verso di me e mi prende la borsa dentro la quale ho la divisa pulita e stirata. La carica in macchina e mi aspetta appoggiato al cofano. Incrocia le gambe e si porta una sigaretta alla bocca. La accende e fa un paio di tiri finchè mi attende. «Cosa aspetti? Un invito scritto a mano?» mi prende un po' in giro e io arrossisco per quella frase. In una settimana di lavoro non l'ho mai sentito o visto ridere, ha sempre avuto quella maschera senza emozioni fissata al viso.

«D'accordo», alzo gli occhi al cielo, «vengo.»

Non pensavo fosse così facile convincermi e invece...

Mi avvicino ad Archie e, con un piccolo sorriso sulle labbra, salgo sul lato passeggero. Lo vedo sorridere lievemente e scuotere leggermente la testa. Poi lancia a terra il mozzicone di sigaretta e lo pesta per spegnerlo definitivamente.

Anche lui sale in macchina, ci allacciamo le cinture e partiamo.

«Vivi da sola?» domanda dopo aver fatto un po' di strada.

«Si...» lascio in sospeso la frase. Spero non mi faccia altre domande di questo tipo perché io sono andata via dalla mia città natale per tagliare definitivamente i ponti con il passato e tutto ciò che lo riguarda. «Tu invece? Vivi con la tua compagna?» tento di distrarlo.

Mi volto leggermente verso di lui per osservarlo. Ha lo sguardo piantato sull'asfalto. La sua mascella si indurisce improvvisamente e da lì capisco di aver toccato un tasto dolente. Non era mia intenzione, ma ormai la domanda l'ho fatta e non posso tornare indietro nel tempo.

«No» risponde con fare molto duro e segue un minuto di silenzio. «Però ho un coniglio, vale come coinquilino?»

All'inizio mi trattengo, poi scoppio a ridere. «Come ti è venuto in mente di prendere un coniglio. Quanti anni ha?»

«Oh bè, parecchi, dovrebbe già essere sepolto secondo la scienza in realtà.»

«Cavolo, cosa gli dai da mangiare? Dei croccantini con un elisir di lunga vita?»

«I cereali al cioccolato che mangio a colazione. Ne va pazzo!»

*

Nel frattempo arriviamo al lavoro. Entrambi saliamo negli spogliatoi per cambiarci e ci mettiamo all'opera.

Appena arrivo saluto Kenton e Cate con la mano e inizio anche io a dar loro una mano. Kenton mi domanda se ho visto i messaggi che mi ha mandato ieri sera e solo in questo momento mi ricordo di aver spento il cellulare.

«No... sono crollata a letto» ammetto. «Era qualcosa di importante?»

«No, semplicemente io e Cate questa sera andiamo a bere qualcosa dopo il lavoro e volevamo chiederti se ti fa piacere venire con noi.»

«Ehm...» la mia eterna indecisione prende vita.

«Dai su, non farti pregare» Cate mi incita ad accettare l'invito.

«D'accordo» cedo. Parliamo in quale locale vogliano andare e non è troppo distante dalla mia casa. Posso tranquillamente arrivarci con l'autobus. «Viene anche Archie?» domando un po' in imbarazzo.

Cate e Kenton si rivolgono uno sguardo nello stesso momento e poi guardano me. Mi risponde Cate: «Di solito Archie rifiuta ogni volta, ma se vuoi provare a chiederglielo è sempre ben accetto.»

Mi volto e lo vedo concentrato su quello che sta scrivendo, probabilmente qualche ordine da fare. «Archie» lo chiamo e lui si volta subito, «ti va di venire al Millennium con noi questa sera?»

«Per che ora?»

«Più o meno per le venti e un quarto là?» risponde Kenton.

«Certo, perché no? Intanto Kenton tu vai pure avanti a sistemare la parte della gastronomia, mentre Angel viene con me che le insegno come si fanno gli ordini.»

«Ma che ha oggi? È strano. Non ha mai accettato un nostro invito...» borbottano tra di loro Kenton e Cate quando seguo Archie.

GirasoliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora