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La mattina seguente mi alzo con un terribile mal di testa. Valuto se andare al lavoro o meno, ma alla fine mi sento obbligata ad andare perché Archie ha il giorno libero, di conseguenza c'è molto da fare e non posso lasciare da soli Kenton e Cate.

Controvoglia mi dirigo verso la fermata dell'autobus, che stranamente è in anticipo di un paio di minuti. Kenton mi aspetta alla fermata per fare due passi insieme fino alla bottega. Chiacchieriamo del più e del meno e poi incrociamo Cate che sta finendo di fumare.

«Ciao ragazzi» ci saluta ed entrambi contraccambiamo cordialmente. «Sembri sconvolta questa mattina, Angel. Stai bene?»

«Più o meno... ho così mal di testa che mi fanno male pure gli occhi oggi» ammetto.

Kenton mi osserva in faccia. «In effetti non hai per niente una bella cera...»

Mi viene da ridere per come l'ha detto e decido di prenderlo un po' in giro finché saliamo le scale per andare negli spogliatoi. «Mi stai per caso dicendo che sono brutta, Kenton Foster?»

Kenton diventa paonazzo e cerca di ribattere fallendo miseramente. «No, sei sempre bella...» balbetta.

«Quindi ci stai provando con me?» assecondo i suoi discorsi scherzosamente.

«Mi stai mettendo parecchio in difficoltà, Angel» afferma, grattandosi la nuca.

«Lo so e io mi sto divertendo un sacco a prenderti in giro» ammetto, tentando di nascondere il mio sorriso sotto i baffi.

Cate scoppia a ridere a crepapelle. «Dai, ragazzi, basta. Così mi farete fare la pipì addosso dal ridere prima o poi!»

Entrambi ridiamo all'unisono e vado davanti al mio armadietto. Smetto di sorridere di colpo. Nella serratura del mio armadietto c'è infilato un girasole e un biglietto sottostante.

«Cos'è questo? Hai uno spasimante per caso? E quando pensavi di dircelo?» interviene Cate, con la bocca spalancata, probabilmente più entusiasta di me.

«In realtà io non lo sapevo fino a trenta secondi fa...»

«Che fai? Non apri il biglietto?» mi incita subito. «Kenton, vieni qua, presto!»

Kenton si precipita nel nostro spogliatoio. Per fortuna non c'è nessuno perché potrebbe sentirsi parecchie parole. «Wow! Che abbiamo qua?»

Prendo coraggio e apro il biglietto. Avrei preferito leggerlo in solitaria per capirne meglio il significato, ma non potevo deludere le loro aspettative.

Che niente ci limiti.
Che niente ci definisca.
Che niente ci reprima.
Che la libertà sia la nostra essenza.

«Quindi? Cosa dice?» Cate muore dalla voglia di sapere tutti i dettagli. Glielo lascio leggere sia a lei che a Kenton. «Cosa vuol dire?»

«Non ne ho la più pallida idea» dico, arricciando la fronte.

«Ma non si è nemmeno firmato, strano. Poteva usare un nickname almeno, invece niente. Mi sembra molto sospetto come biglietto» prende parola Kenton.

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