«Hola ragazzi» la voce di Kenton risuona nella folla attorno a noi e Cate si allontana da me per andarlo a salutare. Dopo passa a me. «Che splendore che sei!» mi fa i complimenti e poi mi scocca un bacio sulla guancia.
Lo saluto anche io e chiacchieriamo un po' tutti insieme finché aspettiamo che Archie arrivi. Passa un quarto d'ora e sentiamo la campanella sulla porta del locale suonare. Tutti ci giriamo all'unisono e vediamo Archie guardarsi attorno un po' spaesato.
Il mondo si ferma improvvisamente e deglutisco a fatica. Ogni volta che lo vedo mi fa quella strana sensazione al petto che non riesco ancora a decifrare.
Poi pianta il suo sguardo sulla mia figura. È come quello di un felino che studia la sua preda.
Lo vedo affilare la sua occhiata sulla mia scollatura e divento paonazza. Il cuore inizia a trepidare forte nello stomaco. Mi sento divorare dai tremiti.
Per un po' di secondi, forse minuti, rimane immobile a squadrarmi dalla radice dei capelli fino alla punta dei piedi. Inizia a muoversi, passo dopo passo arriva da noi. «Ciao» dice con voce gutturale. Anche Kenton e Cate lo salutano, io invece rimango in silenzio.
«Questa sera fanno anche musica dal vivo» ci informa Kenton. «Sono degli amici di Katy», la sua amica barista in questo locale, «e vi posso assicurare che spaccano di brutto!»
«Oh santo cielo!» interviene Cate. «Io non ho più l'età per fare certe cose, ragazzi...»
«Dai che ci divertiamo» la incito, «e poi con un po' di alcol in corpo ci viene meglio. Il primo drink lo offro io.»
Ci dirigiamo al bancone e Kenton va a salutare Katy, noi intanto ordiniamo da bere anche per lui. Ognuno di noi ha un bicchiere in mano e ci divertiamo tra una chiacchiera e l'altra. L'unico che sembra annoiarsi è Archie. Lo osservo di sottecchi per un po' e cerco di tirarlo dentro alle nostre conversazioni, ma non dice una parola. Neanche mezza. Lui ci guarda e annuisce solamente.
A un certo punto lascia il bicchiere vuoto al barista e ci comunica che va fuori a fumare una sigaretta.
Non ci penso due volte e lo seguo. «Mi reggi per due secondi il bicchiere?» mi rivolgo a Cate, con un tono abbastanza per sovrastare i rumori di sottofondo, con una affermazione, più che una domanda.
Mi dirigo verso l'uscita e sento Cate che tenta di dirmi di aspettare un attimo, ma ormai sono troppo lontana per tornare indietro. Dentro il locale inizia a esserci parecchia confusione e quando mi chiudo la porta alle spalle c'è finalmente un po' di pace per le mie orecchie.
Mi guardo attorno e cerco Archie con lo sguardo. Lo trovo poco dopo. Sta messaggiando con qualcuno. Le sue dita affusolate si muovono velocemente sulla tastiera, come se stesse litigando con qualcuno. Poi il suo telefono comincia a squillare, ha una bella suoneria devo ammettere, ma non è quello l'importante.
«Pronto...» risponde. «Victoria, ti ho detto che verrò con voi» Victoria? Chi è questa Victoria? «Ma devo prendere le ferie al lavoro. Non posso andare in ufficio domani mattina e dirgli che da quel giorno sto in ferie una settimana...»
Si gira verso la porta e io mi imbosco dietro un enorme vaso di fiori. Respiro a fondo e sento l'ansia nello stomaco. Spero non mi abbia vista, non voglio risultare come una che lo pedina per sapere cose su di lui.
Segue un attimo di silenzio. Il cuore mi martella in gola per la paura di essere scoperta. Poi ricomincia a parlare. «Ho capito, lasciarmi il tempo di andare in ufficio domani.»
«Vedo cosa posso fare. Ciao.»
Decido di uscire dal mio nascondiglio. Mi sistemo un attimo il vestito e mi stiro i capelli con le mani. Archie si volta verso di me e si porta la sigaretta alle labbra. La accende e fa un paio di tiri.
Deglutisco quando i suoi occhi puntano i miei. Ha lo sguardo truce e il suo corpo rigido emana una specie di collera ben controllata dall'interno.
Mi fa segno di avvicinarmi a lui e a piccoli passi mi ritrovo a un paio di metri di distanza. Ci sediamo su una specie di muretto, probabilmente creato per la pausa dei dipendenti. Archie continua a fumare la sua sigaretta e quando la finisce se ne accende addirittura un'altra. Ne seguono un altro paio e poi gli requisisco il pacchetto. Non se ne può fumare uno intero in una sola serata. Capisco che sia nervoso, ma non è quella la soluzione.
«Angel» mi richiama con voce rabbiosa. «Ridammi il mio pacchetto di sigarette, è mio» sottolinea.
«Lo so che è tuo, ma stai fumando un po' troppo, non credi?»
All'improvviso, senza un minimo di previsione del suo gesto, mi trovo il suo viso a un millimetro dal mio. Sento il suo fiato caldo sfiorarmi le labbra. Un brivido lungo la schiena mi gela il corpo. Inizio a tremare, forse per il freddo, forse per quella vicinanza così estrema e improvvisa.
«Stiamo ancora giocando al gioco dell'altra volta?» sussurra. Il suo respiro mi fa perdere il fiato. Il cuore mi palpita forte nei polsi e per poco il mio cervello non smette di funzionare.
«Quale gioco?» domando, deglutendo.
«Io che mi comporto male e tu che mi sgridi...»
«Non sei un bambino, Archie. Alla tua età dovresti sapere cos'è giusto e cos'è sbagliato» gli rispondo per le rime.
«E tu? Cosa sei?»
Io? Cosa sono io?
Non capisco il significato della sua frase. Ci rifletto, ma non giungo comunque a nessuna conclusione.
«Angel, ecco dov'eri finita...» Mi allontano di scatto dal corpo di Archie e cerco di nascondere il rossore per l'imbarazzo di questo momento. «Scusate, ho interrotto qualcosa?»
«No, assolutamente no, stavo controllando l'occhio di Archie perché è leggermente arrossato» mi giustifico.
«Ho paura che mi venga una congiuntivite» interviene Archie in sostegno delle mie parole.
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Girasoli
Romance| IN CORSO | Angel Beverley è una ragazza di ventitre anni che si è lasciata tutto alle spalle: lavoro, famiglia, ex fidanzato, una vita intera. Inizia a lavorare presso una bottega del paese in cui si è trasferita, il Reds. Qui conosce Archie Cornw...