«Angel...»
Una voce continua a dire il mio nome ma non capisco da dove provenga nel mio sogno.
«Angel...» la sento ancora una volta.
«Angel...»
«Angel... Svegliati, se dormi altri cinque minuti faremo tardi al lavoro...»
«Hmmm» borbotto assonnata, non aprendo nemmeno gli occhi.
Ma chi cavolo è che mi chiama a quest'ora della mattina? Chi diamine è che mi butta giù dal letto? E, soprattutto, chi diavolo è che apre tutte le finestre e tende possibili immaginabili nella mia casa?
Mi alzo di scatto. «Come ti permetti di aprire...» sto per dire ma il mio corpo viene letteralmente spostato.
Archie mi prende in braccio e mi trasporta fino in cucina. Nell'arco di quei dieci secondi a contatto con il suo corpo muscoloso mi sveglio.
Il suo petto è un muro rovente di pelle e muscoli. Un tremore mi annebbia tutto. Il cuore. I muscoli. Il cervello. Non capisco subito cosa sia quell'impeto agghiacciante dentro di me. Poi quando siamo arrivati in cucina, ogni pensiero svanisce e mi concentro solo sulla vicinanza estrema con Archie.
Mi fa sedere sulla tavola che è all'altezza giusta di lui. Mi sciolgo leggermente dalla presa alle sue spalle e un respiro tremolante e ansioso scoppia dal mio petto. Archie allunga il suo braccio verso le mie cosce. Con l'indice prosegue fino al ginocchio facendomi tremare in ogni angolo del mio corpo. Mi fa allargare leggermente le gambe per incastrarsi meglio e punta il suo sguardo.
Tento di parlare, di dire qualcosa pur di tornare nel mondo reale. «Hai dormito qua?» Che domanda idiota. Certo che ha dormito qua, altrimenti come fa ad essere entrato se stavo dormendo? Ha per caso le chiavi? No, quindi ho passato ben sette ore della mia vita al suo fianco e nemmeno me ne sono resa conto.
«Sì... E il tuo divano è particolarmente scomodo, devo ammettere» sussurra.
Il suo sguardo rimane piantato nel mio. Sembra che lo affili quando cerco di guardare altrove per qualche secondo. Mi pare di essermi messa a nudo davanti a lui ma i miei vestiti sono al loro posto, sul mio corpo ben saldi. Le sue iridi si fanno leggermente più chiare quando spalanco la bocca per prendere un po' di ossigeno.
«Ti sei coricato sul mio divano?» bofonchio, ancora con la mente annebbiata.
Fa segno di sì con la testa e poi si morde leggermente il labbro, come se si stesse trattenendo da qualcosa. «Facciamo colazione e poi andiamo a lavorare?» propone e io annuisco silenziosamente.
Archie si allontana da me e quella distanza improvvisa mi crea un dolore al petto che non so spiegare. Mi arrampico come faccio di solito per prendere i biscotti e a un certo mi ritrovo Archie ai miei piedi.
«Mi spieghi cosa stai facendo? Vuoi farti male?»
Mi alzo leggermente sulle punte dei piedi e riesco ad afferrare i biscotti. Archie nel frattempo scoppia a ridere a crepapelle. «Non ci credo! Sembra che tu abbia scalato una montagna quando sono solo due metri d'altezza per due biscotti.»
Io nel frattempo scendo, arriccio le sopracciglia e lo guardo in cagnesco. «Sei tu che sei alto come una giraffa!»
«E te quanto un metro e un tappo!»
A quelle parole faccio la finta offesa. Gli faccio il segno del dito medio e lo guardo in cagnesco tutto il tempo, mentre lui si diverte a prendermi in giro.
*
Sono fuori dalla bottega con Cate. Le sto facendo compagnia finché fuma e tra poco torno a casa. Mi siedo su una sedia, non molto comoda ma sono dettagli, e osservo la porta d'uscita di chi timbra. A un certo punto esce Archie e arrossisco subito. Mi becca a fissarlo e tento di distogliere lo sguardo ma lui me lo punta addosso. Sento la pelle diventare rovente fino a scottarmi e una strana sensazione si fa strada nel sangue. Va in ebollizione, delle microparticelle bolliscono nel mio sangue e a momenti potrebbe esplodere pure quello. Si toglie la cuffia bianca e se la infila nella tasca della divisa.
«Ciao» dice generico, ma io non contraccambio, solo Cate. Sono ancora un po' offesa perché questa mattina ha osato prendermi in giro che sono alta quanto un metro e un tappo. «Tu non saluti? Hai perso la lingua?»
Ne approfitto per fargli il dito medio e una linguaccia. Archie mi fa l'occhiolino e io spalanco la bocca perché i miei polmoni necessitano di parecchio ossigeno. E poi scompare dietro la porta, chiudendola alle sue spalle.
«Sai che non ho mai visto Archie ridere e scherzare con nessuno come fa con te?» osserva Cate distogliendomi dai miei pensieri.
«In che senso?» domando un po' confusa. «A me sembra lo stesso Archie di sempre...»
«Girano voci dentro al Reds che...»
«Che?»
«Che Archie soffra di depressione.»
Archie? La depressione? Non credo proprio. Non lo conosco così a fondo da sapere ogni singolo dettaglio della sua vita, anzi, non so praticamente niente di lui, ma posso assicurare che la depressione non ce l'ha proprio in corpo.
«Sono dicerie ovviamente, per me non è vero» lo difende Cate. «Però con te è diverso. È sempre allegro, si vede che si diverte per davvero. Cosa gli hai fatto? Sei una strega e non ce l'hai detto?»
Sorrido. «Non sono niente del genere, però mi fa piacere che sorrida ogni tanto. Non so se ti ricordi quando sono arrivata, non mi nemmeno degnata di uno sguardo.»
«Neanche di un saluto se per questo», ride.
«Infatti!»
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Girasoli
Romance| IN CORSO | Angel Beverley è una ragazza di ventitre anni che si è lasciata tutto alle spalle: lavoro, famiglia, ex fidanzato, una vita intera. Inizia a lavorare presso una bottega del paese in cui si è trasferita, il Reds. Qui conosce Archie Cornw...