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Cinque giorni.

Cinque fottuti giorni che Archie non mi rivolge più la parola.

Sono arrabbiata? Sì. Ci sono rimasta male? Sì. A quarantaquattro anni potrebbe avere un po' di sale in zucca per venirmi a parlare. O pretendo troppo? Però dall'altro lato mi ero detta, o va o non va. E evidentemente non è andata.

La giornata parte veramente male quando arrivo in reparto perché come negli ultimi cinque giorni mi rivolge la parola solamente per dirmi cosa c'è da fare. Sono tornata fissa al banco, probabilmente per farmi passare meno tempo con lui. Da una parte potrei anche capirlo, non è facile lasciar correre quello che è successo tra di noi, ma mi farebbe molto più piacere se mi viene a dire che mi ha solo usata per una sera.

«Ok» rispondo semplicemente alla sua frase.

Poco dopo Cate, passandomi davanti, mi vede un po' di malumore. «Tutto a posto?» mi domanda e io annuisco silenziosamente. «Hai una faccia questa mattina...»

«Mi fa solo male la schiena, ho dormito malissimo questa notte» mi giustifico per evitare di fare ancora conversazione.

La giornata sembra un'eternità, ma finalmente arrivo alla fine. Vado in spogliatoio a cambiarmi e poi mi dirigo alla fermata degli autobus. Non faccio neanche in tempo a sbloccare il telefono per vedere a che punto è l'autobus, che mi passa davanti e non si ferma neanche alla fermata, non vedendo nessuno che aspetta.

E adesso? Mi tocca tornare a casa a piedi con il buio... Oppure... Potrei chiedere un passaggio a Kenton. Mi volto per cercare la sua macchina, ma lui se n'è già andato.

Accidenti!

Prendo coraggio e vado.

A metà strada nessuno mi ha ancora rapita. Però inizio a pensarlo quando sento una macchina alle mie spalle rallentare. Il cuore inizia a palpitare così forte nel petto che a momenti potrebbe esplodere. Sta andando a passo d'uomo.

Accendo lo schermo del telefono. Ho il quattro per cento di batteria perché mi sono dimenticata di caricarlo. Mannaggia a me! Il mio cervello inizia a pensare così velocemente da farmi venire il mal di testa.

Inizio a correre.

Per un momento mi sembra di scappare dal passato. Mi ricordo i capelli sudati e la faccia sporca. Io che corro non so dove.

Una mano calda mi afferra il braccio e nonostante abbia parecchi strati di vestiti, sento perfettamente quel caldo ustionante penetrare sotto la cute. «Angel, cazzo, dove corri!?»

Questa voce.

Questa voce così preoccupata e bisognosa di sapere mi fa tremare le gambe.

«Sono Archie!»

Ho sentito che sei tu, vorrei dirgli ma non trovo il coraggio di dire niente.

«Vieni, ti do un passaggio fino a casa» mi impone.

Mi libero subito dalla sua presa e mi sistemo i vestiti. «No, grazie, per questa volta passo. Torno a casa a piedi.»

Ricomincio a incamminarmi verso casa, ma Archie proprio non capisce le mie parole. Mi afferra nuovamente il braccio e mi fa voltare verso di lui.

«Angel, sali in macchina» mi ordina con modi non particolarmente carini.

«Ti ho appena detto di no!» gli urlo in faccia con le lacrime che pungono i miei occhi fino a diventare lucidi. «Stammi lontano!»

Senza avere il tempo di reazione, Archie mi attira a sé. Mi scontro con i suoi pettorali scolpiti e rimango senza fiato per quella vicinanza improvvisa.

«Devi starmi lontano, Archie» ripeto con tono più convincente, anche se il mio cuore dice tutto il contrario.

Un tornado di emozioni dentro di me inizia a prendere vita.

Voglio stargli lontano?

Sì...

No...

Sì...

No...

Sì, Angel, voi due non vi meritate a vicenda. Lui è troppo testardo per avermi e io sono troppo incasinata per averlo, lo metterei solo in pericolo.

«Perché?» sembra rimproverarmi.

«Perché!? Oh, Archie» dico quasi istericamente, «tu mi fai impazzire, ti giuro. Un giorno sei acqua e quello dopo fuoco. Non prendi mai una decisione. Un momento mi stai vicino e quello dopo distante.»

«Scusa» sono le uniche parole che escono dalla sua bocca.

«Scusa!? No, Archie, non ti scuso proprio per niente!» ammetto e forse avrei potuto essere un po' meno aggressiva. «Quando prendi una cazzo di decisione, avvisami. Per il momento stammi distante e basta» finisco.

Lo guardo negli occhi per un paio di secondi per vedere cosa fa. I miei occhi sono pieni di lacrime, invece quelli di Archie sono perforanti. Corruga leggermente la fronte, un piccolo segno involontario di Archie finché pensa.

«Cazzo» dice una parolaccia con voce tremante. «Angel, quanto sei testarda!»

Non dico nulla. Rimango in silenzio e aspetto la sua prossima mossa.

«Fanculo tutto e tutti, non riesco a starti distante.»

Mi bacia.

Mi bacia e questo attimo diventa quasi immortale.

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