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La sera stessa faccio un po' di spesa per arricchire il mio frigo che piange. Quando torno a casa sistemo il tutto e mi fiondo sotto la doccia.

Finché l'acqua mi scivola lungo il corpo penso a quello che si sono detti Kenton e Cate. Ma che ha oggi? È strano. Non ha mai accettato un nostro invito... Perché ha accettato? Per me? Non credo proprio, Angel. Chi lo sa, magari ha solo voglia di divertirsi.

Faccio un po' di skin care perché ho la pelle parecchio secca e disidratata. Inizio un po' a truccarmi, solo un semplice mascara nero, ma aggiungo anche un tocco di matita azzurra dentro gli occhi per illuminarli.

Decido di indossare una gonna plissettata marrone che mi arriva a metà cosce e un top bianco con delle spalline molto fini. Aggiungo anche un piccolo cardigan, nel dubbio faccia un po' freddo quando torniamo, color panna con delle ciliegie disegnate sulle maniche.

Sento che arriva una notifica sul mio cellulare e vado a vedere chi è. Non ricevo tanti messaggi dopo aver tagliato i ponti con chiunque, solo quelli di Kenton e Cate a essere sinceri.

Sei pronta?

Gli rispondo mandandogli un selfie finché gli faccio una linguaccia. Con Kenton ho legato molto anche se sono lì da poco, è una persona speciale. Probabilmente perché io e lui siamo quasi coetanei, lui ha ventinove anni e io ventitre, rispetto a Cate e Archie che hanno tutt'altra età.

Quando arriva l'ora di uscire di casa, noto una figura nascosta nell'ombra del vialetto. Un uomo vestito tutto di nero è girato di spalle e quasi mi prende un colpo. Il cuore mi batte a mille dalla paura, ma quando Archie si volta verso me, il mio cuore inizia a battere ancora più forte.

Il suo sguardo incrocia il mio e mi studia, mi scruta così attentamente dalla testa ai piedi che mi sembra ci sia in corso un sezionamento del mio corpo, millimetro per millimetro, cellula per cellula.

L'intensità con cui mi osserva mi paralizza, letteralmente.

Il mio corpo reagisce, lo sento bruciare vivo e il mio cervello cerca in tutti i modi di spegnerlo con un estintore ma senza successo.

Deglutisce rumorosamente e si avvicina, salutandomi. Io non ho neanche il coraggio di aprire bocca, nemmeno quando mi chiede se ho bisogno di un passaggio.

Solo in questo momento lo osservo attentamente, proprio come ha fatto lui qualche istante fa. Ha un paio di jeans normalissimi, ma gli mettono in risalto le sue gambe magre, una polo bianca e una giacca un po' elegante nera. Mi salta subito all'occhio il piccolo fiorellino che ha nel taschino della giacca: è un mini girasole, probabilmente finto, ma dà quel tocco di eleganza e allo stesso tempo di semplicità.

Ripenso alla prima impressione che mi aveva fatto la prima volta che l'ho visto: lui non aveva niente di attraente, solo lo sguardo, così attento, penetrante, ammaliante e allo stesso tempo crudo, trepidante e a volte sfuggente.

«Ciao» riesco a balbettare dopo parecchi minuti. Non so quanto tempo è passato nell'osservarci, possono essere passate ore e io non me ne sono nemmeno accorta.

«Ti sta bene quella gonna» ammette spudoratamente Archie, facendomi arrossire.

Cerco di nascondere il rossore sulle mie guance e cambio discorso. «Vogliamo andare?»

«Come no.»

*

Scendiamo dalla macchina e mi incammino verso l'entrata. Noto che Archie si ferma alle mie spalle, mi lancia uno dei suoi sguardi brucianti e si porta una sigaretta alle labbra. Tira fuori dalle tasche dei jeans un accendino e la accende. Fa un paio di tiri senza togliere lo sguardo dal mio fisico e io mi sento bruciare come quella maledetta sigaretta.

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