1. Ciliegia

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Diciamo che fumare da sola appoggiata alla pensilina della fermata degli autobus non è esattamente l'idea di serata che Viola aveva in mente.

Eppure è lì.
Spera che magari passi un autobus che possa portarla un po' più vicino al suo appartamento, visto che attualmente si trova poco distante dal locale da cui se n'è andata ma molto lontano da dove abita.
Vive da sola da ormai tre anni, a vent'anni ha preferito lasciare l'abitazione dei suoi per poter essere indipendente. È rimasta ad Empoli e il suo appartamento si trova proprio vicino al bar in cui lavora, il quartiere è tranquillo e abbastanza noioso.
Senza considerare il ragazzo che abita al piano sopra al suo che ad orari terribili, frequentemente di notte, mette musica a palla e fa un rumore assurdo.

Il leggero vento le scompiglia i lunghi capelli neri mentre continua a fare tiri dalla sigaretta quasi finita.
Viola pensa spesso a quanto le piacerebbe vivere in modo differente, in una grande città e con un altro lavoro.
Ma per il momento, si deve accontentare di quello che ha.

Riaccende il telefono e non può fare a meno di notare le numerose chiamate da parte della sorella. Per il resto niente di nuovo, come sempre.
Controlla tutte le varie applicazioni ma non ha notifiche recenti.
Ed è proprio quando è online che Eris non perde occasione di richiamarla, a questo punto Viola non può fare a meno di rispondere.

«Viola cazzo, ma sei impazzita? Sono ore che non rispondi. E oltretutto mi hai chiuso la chiamata in faccia»

La corvina rotea gli occhi al cielo dal nervosismo.

«Scusa se per una sera non ho voglia di essere giudicata da te, non riesci a lasciarmi in pace? Che vuoi di più? Già mi faccio un culo enorme al bar al posto tuo mentre fai finta di studiare giurisprudenza» risponde Viola.

«Io non faccio finta, sono solo un po' indietro con gli esami ma mi laureo presto, ok? Tu invece lavori in modo svogliato e i clienti se ne accorgono, ciò significa che il bar di conseguenza prende una brutta reputazione. Poi torni a casa e che fai? Niente»
«Prendi in mano la tua vita e fai qualcosa di buono, grazie»

Viola sospira.
«Non penso che tu sia nella posizione di criticare come vivo. Non farmi la morale e non fare la donna vissuta, sei solo due anni più grande di me. Quindi per piacere, io vado per la mia strada e tu non ti immischi» cerca di chiarire la sorella minore.

«Lo dico per te Vio', lo sai che non lo faccio con cattiveria» replica Eris.

«Vabbè, ciao» dice infastidita la corvina chiudendo la chiamata.

Infine rimette il telefono in borsa in modo piuttosto arrabbiato.
«Ma vaffanculo» esordisce infine.

Proprio mentre impreca una macchina accosta davanti a dove è seduta lei.

L'ansia l'assale.
Non sarebbe la prima volta che subisce una molestia da uno sconosciuto, purtroppo sia a lei che a tantissime altre sue coetanee succede frequentemente.
Sembra quasi la normalità. Quando non dovrebbe esserlo.

Abbassa il finestrino, riesce a sentirlo.
Lo sguardo lo tiene basso, fisso sulle sue scarpe.

«Scusa? Tutto bene?» chiede il ragazzo dall'auto.

Viola non risponde.
Spesso ignorare queste persone è la soluzione.
Anche se sta iniziando a sudare freddo.

«È che ti ho vista da lontano che parlavi al telefono e sembravi molto...»

«Molto?»
Solo ora la ragazza alza lo sguardo.
E sicuramente non si aspettava di vedere una persona del genere.

I suoi capelli sono strani, particolari.
Sono bianchi tinti, con addirittura alcuni riflessi che vanno sul viola.
I tratti del viso sono delicati.
Ma sono gli occhi a risaltare, che sono verdi e luminosi.
Viola si rende conto che i suoi occhi azzurri hanno la stessa intensità di colore di quelli del ragazzo che ha davanti.

POLVERE / Caph, bnkr44Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora