<Amy?> spalanco gli occhi di scatto, risvegliandomi dal mio sonno sentendomi scuotere. Sbatto le palpebre confusa e poi mi ritrovo ad osservare Hunter. Il biondo mi guarda dall'alto, leggermente sorpreso.
<Mi hai svegliato> borbotto, infilando la testa sotto la coperta blu.
<Lo vedo...ma cosa ci fai qui?> mi domanda ancora, stranito. Esco fuori con appena un occhio e gli mostro il mio sopracciglio alzato.
<Non te lo hanno detto? Ho litigato con mio fratello e siamo venuti tutti qui> mi rimetto a sedere, lisciandone i capelli per dargli un senso.
<Sono appena tornato da un colloquio e non c'è nessuno in casa. A parte te, naturalmente> aggiunge ironico.
<Colloquio? Per cosa?> gli domando curiosa. Hunter si stringe nelle spalle e si gratta il naso, imbarazzato.
<Una casa automobilista mi ha offerto un posto di lavoro> mi alzo in piedi sul letto e gli pianto le mani sulle spalle.
<Una casa automobilistica? Ma è pazzesco! Cosa aspettavi a dirlo?> urlo euforica, abbracciandolo.
Hunter ride della mia euforia e mi lascia qualche pacca sulla spalla.
<Lo so...è incredibile. È successo così velocemente e ho avuto il tempo di dirlo solo ad April> mi dice stravolto. È terribilmente emozionato.Gli mostro un ghigno divertito e lo punzecchio con un gomito.
<April, eh?> gli dico divertita, inciampo nella coperta e mi schianto sul pavimento con un verso di dolore.
<Gesù! Stai bene?> mi aiuta a liberarmi dalla coperta e io mi sposto i capelli dalla faccia.
<Che figura di merda> borbotto.
<Hunter, va tutto bene? Cos'era quel rumore?> mi giro appena per osservare la voce maschile che ha parlato.Un uomo di mezza età di ferma sull'uscio della porta, indossa un semplice paio jeans e maglietta. I suoi occhi sono verdi ed è pelato. Quando mi guarda, lo vedo sbiancare improvvisamente.
<Sì, zio. La mia amica è caduta dal letto. L'ho trovata mentre dormiva> gli spiega tranquillamente, aiutandomi ad alzarmi.
<È un piacere signore, sono Amanda> provo a liberare dall'imbarazzo presentandomi, faccio un passo avanti e gli porgo la mano.L'uomo sembra riprendersi dallo shock e mi sorride benevolo, sembra gentile.
<Il piacere è mio signorina. Come mai, se posso, stavi dormendo nella stanza di mio nipote?>
<Ah, io, Rory e altri amici siamo arrivati dopo scuola. Stavamo studiando poi mi sono addormentato...e in realtà non so dove siano ora> concludo con una risata imbarazzata, grattandomi piano la testa.Naturalmente, non stavamo studiando. Stavano cercando un nascondiglio per i preservativi e mentre concludevano i loro loschi affari, io mi sono addormentata beatamente.
<Intendi Kasey e James? Questi ragazzi vivono in simbiosi> mi dice, sfiorandomi appena la spalla per guidarmi verso l'uscita.
<Sì, proprio loro> gli rispondo mentre entriamo in cucina. Mi siedo a tavolo e mentre lui si muove per la stanza a proprio agio accenna un sorriso abbastanza inquietante, sembra quasi commosso per chissà quale motivo.
<E come siete diventati amici? Non ti ho mai visto prima> mi chiede curioso.
<Zio, vuoi smettere di farle il terzo grado?> Hunter mi mima uno "scusami" con le labbra, sedendosi al mio fianco. Mi allunga un Mars sul tavolo e sorrido.
<Scusami! Ti ho messo a disagio?> mi domanda e sembra terribilmente dispiaciuto, mi fa quasi tenerezza.
<Non si preoccupi! Ci siamo conosciuti perché Kasey si è trasferito alla scuola privata in città e io gli ho fatto da tutor il primo giorno...come ha detto lei vivono in simbiosi, fare amicizia con Kasey mi ha fatto stringere amicizia anche con i suoi nipoti e James> gli spiego educatamente.
<E i tuoi genitori di cosa si occupano?> mi domanda mentre ci piazza davanti del caffè.
<Oh, scusami. È un abitudine italiana. Tu bevi il caffè?> mi dice mentre si avvicina una tazzina alle labbra.
<Sì, grazie> rispondo educatamente.
<È italiano? Non si sente dall'accento> dico.
<No, però sono stato sedici anni in Italia. O meglio, vivo in Italia...ogni volta che torno in città poi non voglio più partire> mi dice con un sorriso amaro. È evidente come sia combattuto tra il vivere qui, insieme alla sua famiglia, e in un Paese dall'altra parte del mondo.
<Dovresti rimanere> lo incita Hunter. Lo zio gli sorride pragmatico.
<Poi si vedrà...non parto prima di gennaio> i suoi occhi si concentrano nuovamente su di me. Per qualche strana ragione sono terribilmente familiari.
<Dicevamo, i tuoi genitori di cosa si occupano?>
<Mia mamma è una casalinga e mio padre è il dirigente di una catena di alberghi>
<Alberghi? È per caso il direttore del nuovo albergo in città?> mi chiede stupito.
<Sì. È una catena di alberghi presente in tutta la costa>
<Zio, lei è molto più ricca di te. Non c'è competizione> lo zio si limita a ridere, alzando le mani.
<Anche mio zio ha frequentato la tua scuola, sai> mi dice Hunter.
<È stato molti anni fa...cosa ridarei per tornare a quei tempi> sospira malinconicamente, poi si riscuote e il suo sguardo si fa più lucido, concentrandosi sul nipote.
<A proposito di questo, Hunter, come ti dicevo prima, non fare la mia stessa fine con April, invitala ad uscire>
<Non è così facile. Non posso fare questo ai suoi genitori e April...>
<Oh signore! Hai altri argomenti di conversazione a parte lei?> James entra velocemente nella stanza, lascia cadere una busta sul tavolo e noto che ha ancora la maglietta addosso.
<Hai intenzione di tenerla tutto il giorno?> gli domando.
<Perché cosa hai da dire? È stupenda, non è vero?> cerca l'approvazione del più vecchio, facendogli un occhiolino.
<Non mi sembra molto educato. Chi è Nathan Rogers?> domanda poi, non nascondendo il suo divertimento.
<Il fratello di Amy> risponde velocemente Rory entrando in cucina.
<Amy, abbiamo un codice rosso proprio fuori casa> mi dice spaventato. Mi alzo in piedi, preparandomi mentalmente alla scenata che mio fratello mi farà.
<Mio fratello è qui fuori? Perché avete lasciato Kasey solo con lui?> la stanza cade in un silenzio tombale.
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Innermost
Teen FictionMandy Rogers ha diciassettenne anni e la sua famiglia è ricca. Grazie ai soldi di suo padre, uomo d'affari, non le è mai mancato niente. Timida e saccente, ha pochi amici e non buoni e se ne sta sulle sue per la maggior parte del tempo. Le persone n...